MONTI, TRENTA E LODEN! - L’IRA DI FACCI VERSUS CONCITA DE GREGORIO, CHIARA BERIA DI ARGENTINE E MARIA LAURA RODOTÀ, TRE RAGAZZE PON PON DEL MONTISMO: “UNA STUCCHEVOLE PASSATA DI LINGUA PER IL NUOVO VENUTO E UN PUERILE DISPREZZO PER CHI MALVOLENTIERI GLI CEDE IL POSTO, E CIÒ NONOSTANTE - DETTAGLIO - IL PRIMO SIA COOPTATO E IL SECONDO BANALMENTE ELETTO”…

Filippo Facci per "Libero"

Vi prego, procuratevi gli articoli di Chiara Beria di Argentine e Concita Di Gregorio e Maria Laura Rodotà usciti su Corriere e Repubblica e Stampa di ieri: non c'è sintesi che possa rendere l'idea di che cosa sono state capaci di scrivere, dovete proprio leggerli in toto. Il tema è: loden a Monti e cappotto di legno a Berlusconi, alias una stucchevole passata di lingua per il nuovo venuto e un puerile disprezzo per chi malvolentieri gli cede il posto, e ciò nonostante - dettaglio - il primo sia cooptato e il secondo banalmente eletto.

Partiamo dall'articolo più stupido in assoluto, quello di Chiara Beria di Argentine dedicato alla «Rivincita dei milanesi sobri e in loden verde». Urge intenso virgolettato: «Il cappotto che Berlusconi porta sulle spalle è il tipico cappotto in morbido e regale cachemire prediletto da "lor scior pien de danee"... la Milano esplosa nei favolosi Anni Ottanta che si estende da Montenapoleone alla «Brianza Saudita»; quella che ama esibire successo&potere e detesta ogni moderazione;

che, per l'aperitivo, si ritrova in «Montenapo» da Cova o alla pasticceria Sant Ambroeus; per solcare il mare ha la «barca», gioca a golf nei circoli di Monza e Barlassina e, per il Capodanno 2012, ha in agenda o un party nelle ville di Casa De Campo, l'enclave per milionari a Santo Domingo o una cena cotillon e conti da infarto al Grand Hotel Palace di Saint Moritz».

E avanti con tutto il campionario dei film di Boldi e De Sica. E invece Mario Monti? Lui che cappotto ha? «È tutt'altro tipo... Varesotto di nascita, studi a Milano seguendo il percorso tipico dei giovanotti dell'alta borghesia (Berlusconi, nato nel popolare quartiere Isola, ha dovuto faticare ben più)... è il tipico milanese che non ha mai smesso il rigido, eterno, affidabile e persino un po' noioso loden di color blu (sola variante accettabile del classico verde).

Il cappotto in loden è, del resto, la vera divisa per i maschi appartenenti alla borghesia milanese di stampo e tradizione calvinista; quella da ottimi studi anche all'estero, solidi matrimoni, volontariato e parche vacanze in montagna o nelle belle case sui tanto piovosi laghi. Una borghesia solida e colta... medici, avvocati, professori universitari».

Ora: a parte il compiaciuto classismo di Chiara Beria (che si sente in qualche modo imparentata a Monti, o vorrebbe) e a parte il disprezzo per quel Berlusconi che «ha dovuto faticare ben di più» (sarebbe un demerito) in definitiva abbiamo capito che Berlusconi ha un cappotto blu e Monti ha un cappotto blu: il resto sono fumi alcolici di chi peraltro non ci capisce granché: il «loden di color blu» non esiste, il loden - e chi scrive lo sa bene - è un tessuto di lana infeltrito e garzato (dicasi panno) che sin dal medioevo viene prodotto in Tirolo nei colori grigio (l'originale) e poi bianco, rosso, nero e da ultimo verde, quello più diffuso e che per misteriose ragioni compare nel titolo de La Stampa ed è ricollegato a Mario Monti: anche se il suo cappotto, scrive Chiara Beria, è blu.

Fa niente: passare da un cappotto blu a un altro cappotto blu, secondo Chiara Beria, rappresenta comunque una «incredibile svolta morigerata», basta con le Papi girls e le borsette di Prada e Hermes (buttale via) e basta con le sciure leopardate alla Santanché, scrive. Mettetele il loden tirolese, alla Santanché: come quel Giuliano Pisapia che a suo tempo smise l'eschimo (verde, rigorosamente) e però oggi mette pure lui il loden verde, eh sì, perché è un «tipico esponente della Milano calvinista, quella che ritiene che oggi il vero lusso sia poter girare in bicicletta la città superinquinata e soffocata dal traffico e trova assai volgare quelli con l'auto blu e tanto d'autista in estenuante attesa fuori dal ristorante «Il Bolognese» o dall'hotel Four Season».

Cioè: in pratica Chiara Beria - anche perché l'elenco continua - ha elencato tutti i posti di Milano che le stanno sulle palle. E il bello che per tutto l'articolo - dovete trovarlo e leggerlo tutto, insisto - prosegue così: Berlusconi e Monti utilizzati in chiave simbolica per contrapporre una sorta di banda messicana a una confraternita di frati cistercensi. Il culmine dell'adulazione ovviamente è per la Prima della Scala: «In quell'occasione, sotto il suo loden, l'impeccabile Mario Monti indossa, come vuole la tradizione, lo smoking». Invece Berlusconi, sotto il cappotto, è nudo con la pompetta.

Sull'articolo di Chiara Beria staremmo delle ore, ma dal loden dobbiamo passare all'osanna di Concita De Gregorio su Repubblica: Monti è «un signore con la tazza di the a Saigon» (ha scritto «the», alla francese, senza accento) e che deve «colmare una differenza antropologica, la distanza che separa quel profilo asciutto dalle risa sguaiate, quella sobrietà dagli ammiccamenti di chi si da di gomito, dalle barzellette e dalla compravendita, dagli "e ammè che ne ne frega, io che ci guadagno?"». Prosa a parte, non fosse chiaro, il primo è il profilo di Monti e il secondo quello dell'archetipo berlusconiano, tutti così, tipo quel «Gasparri che si aggira gesticolando con Matteoli che gli si affanna dietro».

Ecco invece Monti: «Un ufficietto frugale e di servizio a Palazzo Madama... I suoi ragazzi della Bocconi hanno portato i computer... la moglie è arrivata con la valigia di camicie pulite: il ricambio c'è, ora si tratta di capire se si può cambiare l'Italia». Viene il diabete, ma è anche vero che dall'altra ci sono «Brunetta, Sacconi, Rotondi e qualche altro relitto del ventennio appena trascorso. Col coltello in bocca allertano Lamberto Dini».

Sentite poi come scrive che Dini è un rincoglionito: «80 anni, presidente del consiglio 25 anni fa (in realtà sono 16, ndr) si scopre improvvisamente l'uomo nuovo, gli devono battere due volte sulla spalla, non capisce, sì tu, parlano di te, saresti pronto? Certo sì, presidente del Consiglio, che avevi capito».

Da immaginare la lucidità che la De Gregorio attribuirebbe a Giorgio Napolitano, che va per gli 87. Parliamo di una signora che è stata capace di scrivere, nello stesso articolo, che l'applauso riservato a Monti è apparso «sollevato da sinistra, servile da destra». E saper distinguere, di uno stesso applauso, che parte è «sollevato» e parte è «servile» non è mica roba da tutti.

Per ultima lasciamo Maria Laura Rodotà (Corriere) perché è la più simpatica e non va confusa con le altre due Monti-girls. Oltretutto la sua rubrica di ieri è apparsa invero disarmante nella sua ammissione che l'amore per Monti, ora come ora, possa spazzar via persino ogni velleità femminista: «Siamo oneste. Ieri, la prima reazione di molte di noi all'osservazione "non ci sono donne nel nuovo governo" è stata "ma chi se ne frega se non ci sono donne nel nuovo governo». Chi se ne frega. Sì, perché siamo oneste: «Ci si preoccupa più per lo spread che per le quote».

Giusto. E pure miracoloso, perché siamo oneste: il prossimo dicastero Monti non ha solo spazzato via la volontà popolare e la democrazia parlamentare, è riuscito nell'impresa ben più complicata di spazzare le storiche e legittime velleità delle femministe italiane. Ma non è detta l'ultima parola: «Un nuovo governo ancora non c'è», scrive la Rodotà. Giusto. E Giorgio Napolitano e Mario Monti, del resto, sono «signori non più giovani, ma più civilizzati di altri», ergo «pare altamente improbabile il governo tuttimaschi che in questi giorni alcune paventano».

Ecco perché «si spera in qualche faccia nuova, qualche personaggio interessante». Stragiusto: mai smettere di sperare. E se anche dovesse andar male, vabbeh, che sarà mai, la Rodotà lo ammette: «Viviamo una fase terribile». Se anche non ci fossero donne, cioè, «chi se ne frega». Fa parte di un percorso.

 

CHIARA BERIA DARGENTINE CONCITA DE GREGORIO MARIA LAURA RODOTA FILIPPO FACCIMario MontiSILVIO BERLUSCONI

Ultimi Dagoreport

veronica gentili alessia marcuzzi roberto sergio giampaolo rossi myrta merlino

A LUME DI CANDELA - “QUESTO PROGRAMMA NON È UN ALBERGO”: AI PIANI ALTI DI MEDIASET SI RUMOREGGIA PER LE FREQUENTI ASSENZE DI MYRTA MERLINO A “POMERIGGIO CINQUE” (LE ULTIME RICHIESTE: DUE GIORNI A MARZO E PONTE LUNGHISSIMO PER PASQUA E 25 APRILE) – VERONICA GENTILI ALL’ISOLA DEI FAMOSI: È ARRIVATA LA FUMATA BIANCA – IL NO DI DE MARTINO AGLI SPECIALI IN PRIMA SERATA (HA PAURA DI NON REPLICARE IL BOOM DI ASCOLTI) – CASCHETTO AGITATO PER LE GAG-ATE DI ALESSIA MARCUZZI - LO SHAMPOO DELLA DISCORDIA IN RAI - IL POTENTE POLITICO DI DESTRA HA FATTO UNA TELEFONATA DIREZIONE RAI PER SOSTENERE UNA DONNA MOLTO DISCUSSA. CHI SONO?

donald trump paolo zampolli

DAGOREPORT - LA DUCETTA SUI TRUMP-OLI! OGGI ARRIVA IN ITALIA IL MITICO PAOLO ZAMPOLLI, L’INVIATO SPECIALE USA PER IL NOSTRO PAESE, NONCHÉ L’UOMO CHE HA FATTO CONOSCERE MELANIA A DONALD. QUAL È IL SUO MANDATO? UFFICIALMENTE, “OBBEDIRE AGLI ORDINI DEL PRESIDENTE E ESSERE IL PORTATORE DEI SUOI DESIDERI”. MA A PALAZZO CHIGI SI SONO FATTI UN'ALTRA IDEA E TEMONO CHE IL SUO RUOLO SIA "CONTROLLARE" E CAPIRE LE INTENZIONI DELLA DUCETTA: L’EQUILIBRISMO TRA CHEERLEADER “MAGA” E PROTETTRICE DEGLI INTERESSI ITALIANI IN EUROPA È SEMPRE PIÙ DIFFICILE – I SONDAGGI DI STROPPA SU PIANTEDOSI, L’ATTIVISMO DI SALVINI E LA STORIA DA FILM DI ZAMPOLLI: FIGLIO DEL CREATORE DELLA HARBERT (''DOLCE FORNO''), ANDÒ NEGLI STATES NEGLI ANNI '80, DOVE FONDÒ UN'AGENZIA DI MODELLE. ''TRA LORO HEIDI KLUM, CLAUDIA SCHIFFER E MELANIA KNAUSS. PROPRIO LEI…”

giorgia meloni donald trump joe biden

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI, FORSE PER LA PRIMA VOLTA DA QUANDO È A PALAZZO CHIGI, È FINITA IN UN LABIRINTO. E NON SA DAVVERO COME USCIRNE. STAI CON NOI TRUMPIANI O CONTRO DI NOI? CI METTI LA FACCIA O NO? IL BRITANNICO NEO-MAGA NIGEL FARAGE HA DICHIARATO CHE AVREBBE PREFERITO CHE MELONI PRENDESSE POSIZIONI PIÙ DURE CONTRO L’UNIONE EUROPEA, ALTRO SEGNALE: COME MAI ANDREA STROPPA, TOYBOY DELL'ADORATO MUSK, SPINGE SU X PER IL RITORNO DI SALVINI AL VIMINALE? VUOLE PER CASO COSTRINGERMI A USCIRE ALLO SCOPERTO? OGGI È ARRIVATA UN'ALTRA BOTTA AL SISTEMA NERVOSO DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA LEGGENDO LE DICHIARAZIONI DI JORDAN BARDELLA, IL PRESIDENTE DEL PARTITO DI MARINE LE PEN, CHE HA TROVATO L’OCCASIONE DI DARSI UNA RIPULITA PRENDENDO AL VOLO IL "GESTO NAZISTA" DI BANNON PER ANNULLARE IL SUO DISCORSO ALLA CONVENTION DEI TRUMPIANI A WASHINGTON - E ADESSO CHE FA L’EX COCCA DI BIDEN, DOMANI POMERIGGIO INTERVERRÀ LO STESSO IN VIDEO-CONFERENZA?

marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT - L’INTERVISTA RILASCIATA DA MARINA BERLUSCONI AL “FOGLIO” HA MANDATO IN TILT FORZA ITALIA E SOPRATTUTTO TAJANI - IL VICEPREMIER HA REAGITO IN MODO SCOMPOSTO: “NON ABBIAMO BISOGNO DI NESSUNA SVEGLIA. MARINA FA BENE A DIRE CIÒ CHE PENSA MA NON CI HA MAI CHIESTO NÉ IMPOSTO NULLA. QUANTO DETTO DA LEI NON ERA RIVOLTO A FORZA ITALIA” - NEL PARTITO MONTA LA FRONDA VERSO LA FAMIGLIA BERLUSCONI E C’E’ CHI PENSA DI POTERSI EMANCIPARE UNA VOLTA PER TUTTE (MAGARI TROVANDO UN FINANZIATORE DISPOSTO AD ACCOLLARSI I 99 MILIONI DI FIDEJUSSONI GARANTITE DALLA DINASTY DI ARCORE) - AVVISO ALLA "SINISTRA" MARINA: NEL WEEKEND VERRA’ CONDOTTO UN SONDAGGIO RISERVATO PER TESTARE L’APPREZZAMENTO DEL SIMBOLO DI FORZA ITALIA SENZA LA PAROLA “BERLUSCONI”…

giuseppe conte elly schlein

LE INSOSTENIBILI DICHIARAZIONI FILO-TRUMP DI CONTE HANNO MANDATO IN TILT SCHLEIN - TRA I DUE SAREBBE PARTITA UNA TELEFONATA BURRASCOSA IN CUI LA SEGRETARIA DEM AVREBBE FATTO CAPIRE A PEPPINIELLO CHE SE CONTINUA COSÌ IL M5S CROLLERÀ AL 7% - ELLY DEVE FARE I CONTI CON L’AUT AUT DI CALENDA E CON LA MINORANZA CATTO-DEM IN SUBBUGLIO CONTRO CONTE – PEPPINIELLO TIRA DRITTO: PARLA ALLA PANCIA DEI 5 STELLE E ABBRACCIA LA LINEA ANTI-DEM DI TRAVAGLIO SU RUSSIA E TRUMP. MA "LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO" SA BENISSIMO CHE, SENZA UN ACCORDO COL PD, A PARTIRE DAL PROSSIMO VOTO REGIONALE, NON VA DA NESSUNA PARTE…