marta cartabia

"C'È STATA UNA TELEFONATA, AI MIEI OCCHI DECISIVA, TRA IL PRESIDENTE DRAGHI E IL PRESIDENTE MACRON" - IL MINISTRO MARTA CARTABIA SPIEGA COME SI E' ARRIVATI ALL'ESTRADIZIONE DEI TERRORISTI ITALIANI NASCOSTI IN FRANCIA: "NEL COLLOQUIO CON DUPOND-MORETTI HO RIBADITO CON FERMEZZA L'IMPORTANZA DEL FATTORE TEMPO, AVENDO BEN PRESENTE IL CALENDARIO DELLE IMMINENTI PRESCRIZIONI - QUALUNQUE PROCESSO DI RICONCILIAZIONE SOCIALE NON PUÒ NON PARTIRE DAL RICONOSCIMENTO DI CIÒ CHE È ACCADUTO E DA UN'ASSUNZIONE CHIARA DI RESPONSABILITÀ"

Marco Galluzzo per il "Corriere della Sera"

 

Ministra Cartabia, dopo decenni le autorità francesi accolgono le nostre richieste e arrestano i terroristi italiani che si sono rifatti una vita in Francia. Lei come titolare della giustizia ha gestito questa ultima fase. Cosa è cambiato rispetto al passato?

MARTA CARTABIA

«Questa vicenda si protrae da oltre quattro decenni. Dietro questa svolta c' è un lavoro che ha coinvolto negli anni vari soggetti a più livelli. Sin dal mio primo colloquio col ministro della Giustizia francese ho percepito una chiara sensibilità alla portata storica e politica del problema, un'umana partecipazione al dolore delle vittime e una netta determinazione ad impegnarsi per porvi rimedio.

 

Non so se le origini italiane del ministro Dupond-Moretti, di cui va molto fiero, possano aver giocato un ruolo. Decisivo è stato anche il fatto che, mai come ora, tutte le nostre istituzioni si sono mosse in modo compatto e tempestivo. Una modalità d' azione, a cui ispirarsi sempre».

mario draghi emmanuel macron

 

L'Eliseo ha confermato la dottrina Mitterrand, ma ha concesso quello che prima negava. Perché?

«Nel colloquio con Dupond-Moretti ho ribadito con fermezza l'importanza del fattore tempo, avendo ben presente il calendario delle imminenti prescrizioni. La prossima sarebbe stata il 10 maggio. E ho voluto anche fare chiarezza una volta per tutte sul duplice equivoco, che per anni ha ostacolato la concessione delle estradizioni: anzitutto stiamo parlando di persone condannate in via definitiva per reati di sangue e non processate per le loro idee politiche; in secondo luogo le condanne sono state pronunciate all' esito di processi celebrati nel pieno rispetto delle garanzie difensive del nostro ordinamento. Come in questi anni più volte è stato ricordato, con le parole di Sandro Pertini, "l' Italia ha sconfitto gli anni di piombo nelle aule di giustizia e non negli stadi"».

mario draghi emmanuel macron 2

 

L'amicizia fra Draghi e Macron ha avuto un ruolo?

«So per certo che c' è stata una telefonata, ai miei occhi decisiva, tra il presidente Draghi e il presidente Macron».

 

Quanto ci vorrà per l' effettiva estradizione in Italia?

«Difficile fare previsioni precise, anche perché si tratta di fascicoli complessi. Di certo, io direi non dobbiamo aspettarci un rientro a breve, nei prossimi giorni. Gli arresti di ieri servivano a scongiurare il pericolo di fuga. Ora i giudici valuteranno se convalidarli e se applicare misure cautelari. Poi inizieranno i procedimenti, per valutare caso per caso la sussistenza dei presupposti per la concessione dell' estradizione. E poi ancora, come sempre avviene in queste procedure, l' ultima parola è dell' autorità politica».

mario draghi emmanuel macron 3

 

Cosa garantisce che queste persone arrivino in Italia?

Negli anni 80 a diversi arresti in Francia non è seguita poi l' estradizione.

«Come accennato poco fa, la procedura è ancora molto lunga e articolata e soggetta a specifiche valutazioni che terranno conto dei singoli casi. Per questo, gli esiti sono ora tutti nelle mani dell' autorità giudiziaria francese. Certamente, il clima in cui questa svolta è avvenuta mi pare molto diverso rispetto ad allora».

 

ovidio bompressi giorgio pietrostefani

Che giustizia è quella attuata con tanto ritardo sui fatti contestati?

«Nessun ordinamento giuridico può permettersi che una pagina così lacerante della storia nazionale resti nell' ambiguità, e resti irrisolta. La storia offre numerosi esempi di giudizi celebrati e di vicende giudiziarie portati a compimento a molti anni di distanza. La nostra volontà di riproporre la richiesta delle estradizioni non risponde nel modo più assoluto ad una sete di vendetta, che mi è estranea, ma ad un imperioso bisogno di chiarezza, fondamento di ogni reale possibilità di rieducazione, riconciliazione e riparazione, fini ultimi e imprescindibili della pena».

 

Giorgio Pietrostefani adriano sofri

Si può ancora parlare di rieducazione della pena a distanza di 40 anni?

«Qualunque processo di rieducazione e anche di riconciliazione personale e sociale, specie dopo ferite particolarmente profonde, non può non partire dal riconoscimento di ciò che è accaduto e da un' assunzione chiara di responsabilità. Non a caso, in Sud Africa, dopo l' Apartheid, è stata costituita una commissione denominata "verità e riconciliazione". Questo è forse il primo rilevante esempio di giustizia riparativa, che tra l' altro ha ispirato un analogo percorso qui in Italia tra protagonisti della lotta armata e i familiari delle vittime».

Giorgio Pietrostefani

 

La vicenda di Battisti e la confessione finale di diversi delitti, negati quando stava in Francia e in Brasile, può aver avuto un ruolo?

«Sicuramente questa vicenda ha contribuito a dare una visione più corrispondente alla realtà degli anni di piombo e quindi a creare anche in Francia un clima più favorevole all' accoglimento delle richieste italiane».

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