QUIRINALOTTO DEI SINISTRATI - LA MINORANZA PD RESTA INQUIETA, DA BERSANI SÌ A MATTARELLA: "ERA NELLA MIA ROSA GIÀ NEL 2013" - FASSINA SMENTISCE CONTATTI COL M5S MA NON ESCLUDE CHE CULATELLO E PRODI POSSANO RIENTRARE IN GIOCO

Monica Guerzoni per il “Corriere della Sera

 

PIERLUIGI BERSANI A SERVIZIO PUBBLICOPIERLUIGI BERSANI A SERVIZIO PUBBLICO

Nel giro ristretto dell’ex segretario raccontano che Pier Luigi Bersani sia entrato nello studio del premier a Palazzo Chigi con l’animo costruttivo del «cavalier servente» leale e responsabile, che ha cuore il Paese e l’unità della «ditta». E che però non si sia affannato a togliere le castagne dal fuoco a Matteo Renzi, offrendo soluzione al dilemma tra Mattarella e Amato. Su entrambi Bersani ha offerto disponibilità piena a «dare una mano» e quando Matteo ha detto di preferire il primo, Pier Luigi ha dato il via libera: «Non ho obiezioni, nel 2013 era nella mia rosa». 
 

Sergio Mattarella Sergio Mattarella

Mezz’ora dopo il leader della minoranza era già fuori, in piazza Colonna. «Abbiamo cominciato a ragionare» e «abbiamo ragionato bene» vuol dire che l’incontro è filato liscio, anche se il percorso che porta al Quirinale può sempre riempirsi di ostacoli e pericolose buche: «La strada è ancora lunga, ci sono ancora alcuni giorni...». Uno spazio-tempo nel quale i rumors dei palazzi hanno infilato, via via, dubbi e preoccupazioni, tentazioni e sospetti. Davvero Stefano Fassina ha sondato i cinquestelle su una possibile candidatura di Bersani? L’ex viceministro smentisce infastidito: «Io non ho rapporti con il M5S, non li ho mai avuti». E poi, in tv da Enrico Mentana: «È una notizia inventata, che mi fa venire qualche sospetto». 
 

Chiarito che tra la minoranza e i cinquestelle non ci sono stati contatti, la suggestione di un Bersani che torna in pista per tirar fuori il Pd da una eventuale palude che rischiasse di inghiottirlo, grazie anche ai voti di Sel, continua ad aleggiare tra i fedelissimi. Cosa accadrebbe se Renzi dovesse proporre Mattarella oggi all’assemblea del gruppo e, magari per colpa di Berlusconi, la candidatura del giudice costituzionale naufragasse?

finocchiaro veltronifinocchiaro veltroni

 

Nell’entourage di Bersani non confermano che lui abbia avanzato proposte nel colloquio con Renzi, né che abbia caldeggiato Veltroni (o Fassino) come subordinate. Pertanto, se il premier fosse costretto a cambiare in corsa la rotta, Davide Zoggia non esclude sorprese: «Il M5S ha messo nella rosa Prodi e Bersani. La tenuta di quel gruppo va verificata per vedere se c’è una volontà vera di arrivare al voto».

 

Se dovessero rientrare in gioco gli ex segretari del Pd, Fassina ritiene che Bersani abbia le carte più in regola di altri: «Perché mai bisognerebbe escluderlo? È tra i candidati più autorevoli». Chissà, forse anche lui stessa pensa che uno spiraglio esista ancora... «Non mi aspettavo di essere nella lista dei cinquestelle — risponde a un giornalista del Fatto quotidiano Bersani, che due anni fa Grillo e Casaleggio non vollero mandare a Palazzo Chigi — Ma guardi un po’, vada a chiederglielo com’è questa cosa...». 
 

romano prodiromano prodi

Ad agitare le acque è anche il tam tam sul nome di Prodi. In diversi coltivano ancora il sogno di chiudere la ferita di due anni fa, quando l’ex premier fu acclamato dall’assemblea plenaria «dem» e subito tradito dagli ormai celebri 101 franchi tiratori. 
 

A Palazzo Madama il «capo» dei dissidenti bersaniani Miguel Gotor, che sta vivendo «ore più dure e dense di quelle scandite dall’orologio», sarebbe felice di votare Mattarella o Amato, eppure non esclude che il professore abbia chance: «Se il M5S vota Prodi ne prendiamo atto e vediamo i numeri. Bersani? Rispetta il disagio di Renzi, ma il Pd non può vedere Prodi come un rischio». C’è il veto di Berlusconi... «Il fatto che Prodi da opportunità tradita sia visto come un rischio — risponde Gotor — la dice lunga sulla mutazione genetica del Pd». 
 

Miguel Gotor Miguel Gotor

Mattarella sembra destinato a uscire papa dal conclave già sabato mattina o persino venerdì sera, visto che Renzi vuole chiudere i giochi con un giorno di anticipo. Ma che la partita possa ancora incartarsi lo confermano i movimenti della minoranza dem. Tra gli onorevoli bersaniani c’è chi ha fatto i conti per pesare le forze in campo: «Renzi ha 149 deputati. L’Area riformista di Speranza ne ha 88, la metà dei quali bersaniani. Cuperlo 23, Civati 5, Orfini 31, Letta 10...». Il pallottoliere ruota e scandisce i tormenti dell’ala sinistra. 
Perché Bersani è tornato al centro dei giochi? Non sarà una trappola?

 

Una voce sussurra l’idea che «Mattarella serve a stoppare Prodi e verrà affossato». Magari per far largo, al quinto o sesto scrutinio, a un uomo di Palazzo Chigi come Padoan. Tra i sostenitori di Mattarella c’è chi evoca i franchi tiratori che nel 1992 impallinarono Leone su richiesta di Moro e chi vede complotti: «Sta andando tutto troppo liscio... Magari Mattarella passa e siamo tutti contenti, ma io sento puzza di bruciato». 
 

 

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