PRIGIONIERI DI SAN PATRIGNANO - “MIO MARITO ANDREA ROVINATO DAI MORATTI”, SI SFOGA CRISTINA MUCCIOLI - “I MORATTI SONO DIVENTATI I PADRONI ASSOLUTI DELLA COMUNITA’, IL PATTO CON MIO SUOCERO E’ SALTATO” - LETIZIA DISSE: “SE NON VA VIA ANDREA, NOI DA DOMANI NON DIAMO PIÙ UN SOLDO” - I MORATTI CHE HANNO SEMPRE CACCIATO I SOLDI AVEVANO O NO IL DIRITTLO DI METTERE IN DISCUSSIONE LA GESTIONE ECONOMICA?….

Franco Ernesto per "Oggi" -

"Mio marito è un uomo svuotato, profondamente segnato. È così depresso che io ho temuto seriamente per la sua vita. Adesso si è rialzato, ma è stata dura. Andrea è da quando aveva 13 anni che ha dato tutta la sua vita per questa comunità e ha contribuito a salvare oltre 12 mila ragazzi dopo che suo padre è morto. Siamo stati espulsi e isolati. Ne siamo venuti fuori solo grazie alla nostra forza morale. Adesso basta. Adesso dico tutto. Se non lo fa Andrea, lo faccio io».

Era il 5 agosto di un anno fa, quando finiva un pezzo di storia d'Italia: San Patrignano, Muccioli, Moratti, niente sarà più come prima. La storia del costume e anche una parte della storia giudiziaria del nostro Paese è passata da lì, dalle vite spezzate nelle strade e dalla salvezza imposta anche con la forza, da quell'uomo che aveva una pensioncina fallita sul mare di Rimini, due mani grandi come clave e una testa matta per fare quello che nessuno aveva mai fatto. Dopo la sua morte, San Patrignano fu ereditata dal figlio Andrea. Dall'anno scorso, Andrea non c'è più a San Patrignano.

Un divorzio che ha fatto scalpore e che nessuno ha mai voluto spiegare. Ma perché? Cristina Muccioli è la moglie di Andrea, avvocato, ex responsabile legale di Sanpa. Anche lei non sa dire bene perché. «Posso dirle per mio marito. Perché lui è un romantico, ha deciso il silenzio per salvare la creatura che suo padre aveva inventato dal niente». Però, ha deciso di parlare dopo aver letto l'intervista di Letizia Moratti alla Stampa in cui spiegava come ha raccolto l'eredità di Vincenzo Muccioli: oggi San Patrignano è lei.

Allora qual è la sua verità?
«Guardi, la verità è complicatissima, non è così semplice. In pratica, volendo riassumere, i Moratti sono diventati i padroni assoluti di San Patrignano».

Be', è un loro diritto in fondo, con tutti i soldi che ci hanno messo...
«Però il patto tra loro e mio suocero non era questo: i Muccioli dovevano essere sul campo e i Moratti dovevano sostenere l'opera economicamente, cercando di apparire il meno possibile. Vincenzo non voleva assolutamente che loro si occupassero dei ragazzi. Ogni anno i Moratti facevano donazioni per compensare le perdite di bilancio».

Quindi ci hanno messo molti soldi...
«Sì, ma San Patrignano non esisterebbe senza Muccioli. E quando Andrea la ereditò, dopo la morte di mio suocero, era in una situazione complicatissima, con tutti i giornali contro. Era considerata da molti un luogo oscuro e discutibile. Andrea ha dato un enorme contributo a farla diventare un modello terapeutico e un impresa sociale di riferimento a livello internazionale. Ha fatto dei miracoli da allora. Io sono con mio marito dall'88, ho seguito tutto, sono avvocato ed ero nell'ufficio legale di Sanpa. Siamo venuti via da lì in condizioni economiche precarie. Abbiamo chiesto una macchina per portare i bambini a scuola, neanche quella ci hanno dato. Siamo stati abbandonati da tutti».

Ma tutto questo com'è cominciato?
«Hanno cominciato quand'è saltato il famoso patto che fece Vincenzo Muccioli: io curo la gestione della comunità, e voi l'aspetto economico. Quel patto si era esteso tacitamente anche con Andrea. All'improvviso, dall'oggi al domani, questo patto è venuto meno».

Sì, ma perché?
«Perché lo volevano loro. So che tutto è cominciato quando Letizia Moratti ha perso le elezioni. Dal punto di vista temporale quella è la svolta: giugno 2011. Lei prima era sempre stata a Milano, non aveva mai messo dito nelle cose di San Patrignano».

E poi?
«Improvvisamente cambia tutto. Nel giro di pochi mesi è venuto fuori un disavanzo economico...»

E com'è successo?
«È che loro erogavano meno soldi. Per esempio, questa storia della casa...».

Quale casa?
«La villa che Vincenzo aveva donato nell'85 a San Patrignano. Era un monumento vuoto, lì, nel cuore della comunità, di proprietà della fondazione. Noi abitavamo nella nostra casa. Letizia mi dice: andiamoci tutti insieme, dobbiamo tenerla viva. È lei che mi convince che devo traslocare lì. Poi succede che il terreno frana e allora dobbiamo fare dei lavori: la ristrutturiamo prevedendo un alloggio per loro, uno per noi, e un altro appartamento con il grande camino, dove Vincenzo era solito ascoltare i ragazzi. Sette anni di lavori con architetti anche inviati dai Moratti e poi l'anno scorso, finalmente, entriamo. Ma sia chiaro che la villa continuava a essere di proprietà della comunità. Non era nostra. Venerdì entriamo e lei ci dice che non ci viene più. Scusa, ma perché? M'ha detto che c'era la crisi in Grecia e dobbiamo tutti ridimensionarci».

Voleva dire che secondo lei era troppo sfarzosa la casa, no?
«Ma no. Era un pretesto. Fai tanto per averci insieme e poi cambi idea così. Dopo sette anni di lavori? Abbiamo subito capito che c'era dell'altro. Mio marito va da loro: qui c'è qualcosa che non va tra noi. In tutti questi anni in cui Andrea ha gestito San Patrignano, lei non ha mai detto niente. Letizia veniva il sabato e ripartiva la domenica. Di colpo, adesso, gli contestano il bilancio. Mettono dei tecnici ad analizzarlo e trovano che lui avrebbe fatto degli investimenti sbagliati. Gli contestano di tutto».

Per esempio?
«Ma gli hanno contestato persino il pasto in un ristorante a Dubai. Andrea era stato in Afghanistan per un progetto sulla riconversione della droga e aveva fatto scalo lì e s'era fermato a cena. Era uno scalo tecnico, ma gli hanno detto che si faceva le vacanze a spese loro».

E gli investimenti?
«Il nuovo ristorante di San Patrignano, il campo di calcio, il progetto agricolo. Dicevano che queste spese non erano più giustificate. In realtà hanno fatto come se quel famoso patto non ci fosse più e a questo punto era evidente che quelle spese creavano un buco».

Bene, Andrea va da loro, e Letizia cosa gli dice?
«Stanno sul vago. Lo accusano solo perché con lui si fa troppa fatica a parlare. Andrea riunisce i 150 operatori della comunità, e chiede il voto a tutti: dice che lo accusano di aver fatto degli errori, che la casa magari è costata troppo, ma che mettono in discussione la sua leadership. A maggioranza votano per la sua conferma. Ma a questo punto comincia una vera campagna di denigrazione».

Scusi, sembra il racconto di una guerra intestina...
«Proprio così. Si fa un'altra riunione. Questa volta lei interviene al telefono: se non va via Andrea, noi da domani non diamo più un soldo. Cercano di convincerla, ma non c'è niente da fare. La comunità era già in sofferenza e il mese dopo dovevano essere pagati 400 stipendi. Disperato, Andrea si accascia: non ce la faccio, vado via io. Il punto è che loro volevano subentrare nella gestione».

Soldi ve ne hanno dati?
«Sì, 80 mila euro. E dopo tutto quello che abbiamo dato ci dicono: avete una settimana per andare via. Siamo finiti in casa di amici che ci hanno ospitato. Non avevamo più niente. Mio suocero e la sua famiglia hanno donato immobili e terreni per un valore di qualche milione di euro. Siamo sempre stati volontari, e i soldi spesi per la nostra famiglia sono stati sempre spesi alla luce del sole. La verità è che siamo venuti via con 80 mila euro per 20 anni di volontariato, senza una casa e senza una macchina con tre figli. E i metodi con i quali siamo stati trattati non ci sono piaciuti, ma preferisco non parlarne».

E adesso?
«Siamo in affitto. Io ho aperto uno studio, ma dopo 20 anni a Sanpa, devo farmi i clienti. Mia suocera sta vendendo i beni di famiglia per aiutarci».

Andrea?
«Lavora a Milano. Fa il consulente per alcuni enti. Ci ha messo sei mesi a trovarlo quel posto e molte volte quando sapevano chi era gli facevano storie. Non sentiamo più nessuno. Ho detto ad Andrea: "Ma perché dobbiamo stare in silenzio? Che peccato abbiamo fatto?"».

Secondo lei, a ripensarci, avete commesso qualche errore?
«Andrea doveva chiarire la sua posizione. Non poteva basarsi su un patto che non aveva fatto lui. Doveva mettere in chiaro le cose, sapere bene quello su cui poteva contare e quello no. Non è riuscito a rendere autonoma la comunità come avrebbe voluto. I Moratti l'hanno sempre considerata una cosa loro».

E Andrea cosa le dice?
«Andrea mi dice, basta Cristina. Cerchiamo di dimenticare. Ma io lo vedo bene come si tortura. Il primo che non ci riesce è proprio lui».

2 - GLI OSPITI DI SAN PATRIGNANO...
Oggi sono 1.320 gli ospiti di San Patrignano. Ma possono raggiungere anche cifre più elevate, 1.500 ragazzi seguiti da 350 collaboratori, che escono dalla comunità dopo un lungo percorso che comprende anni di studio e l'insegnamento di un mestiere per reintegrarsi a tutti gli effetti nella società. Più del 70 per cento esce completamente guarito, come certificato da ricerche scientifiche e da tre Università - quelle di Bologna, Pavia e Urbino - che prendono in esame gli ex ospiti dopo almeno tre anni dalla loro uscita.

San Patrignano è un piccolo impero che produce lavoro e salvezza e che da sempre vive sotto l'egida dei Moratti: dall'Energia verde alle colture biologiche, fino ai programmi Wefree nelle scuole, sono innumerevoli le sue iniziative. Da un anno Letizia Moratti è anche l'Ambasciatrice ufficiale di questo progetto che ha dovuto affrontare, però, acque difficili.

L'ultimo bilancio certificato, quello del 2010, aveva evidenziato un'eccedenza dei costi sui ricavi: a fronte di 36 milioni e 386 mila euro spesi, i ricavi erano stati solo di 35 milioni 624 mila, di cui 19 milioni e 400 mila provenienti da donazioni. Ora, si cerca di far funzionare arrivando pure a esportare l'esperienza all'estero. Oltre alle 30 sorte in tutta Italia, dal Piemonte alla Sicilia, sono tre le associazioni di San Patrignano nel mondo: l'ultima è stata aperta pochi giorni fa a Londra, dopo quelle di Spalato e New York. È stato un successo.

 

 

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