UN ALTRO MIRACOLO DEL BANANA: CON LE SUE FOLLIE HA RESUSCITATO GLI ZOMBIE DEL “CENTRINO” CHE SI ORGANIZZANO PER ACCOGLIERE I TRANSFUGHI PDL E SOSTENERE UN LETTA-BIS

Andrea Malaguti per "la Stampa"

Voglia di grande centro. Di Movimento Popolare. Magari si chiamerebbe proprio così. Un partito largo, trasversale, moderato, cattolico, che non si dimentichi dei liberali (pare ce ne siano ancora). Un partito che abbia prima la forza di sostenere questa sgangherata diciassettesima legislatura («La più squallida della nostra storia», l'ha definita lucidamente il senatore Martino) e poi di sopravviverle, presentandosi al Paese come la calamita buonsensista del futuro.

Il nuovo centro che guarda a destra, pulito, modernamente antico, finalmente libero dall'ombra soffocante del Cavaliere. Un'altra cosa. Normale. Europea. Non è esattamente ciò di cui abbiamo bisogno? Dibattito aperto. In ogni caso è questa l'idea per tenere in piedi il nascituro Letta-bis. Un progetto su cui si stanno impegnando da settimane quattro uomini su tutti: Pier Ferdinando Casini, costantemente in contatto con il primo ministro (e anche lui rientrante in queste ore da New York), il ministro di scelta Civica Mario Mauro, il suo leader politico Mario Monti e il ministro del Pdl Gaetano Quagliariello.

Ci riescono? Nel loro taccuino ci sono i nomi di almeno quattordici senatori del Popolo delle Libertà che avrebbero già accettato l'invito. Bye bye Silvio. Naturalmente per il bene del Paese. «L'Italia sta attraversando una fase drammatica della sua vita politica. Una crisi senza precedenti. Fare crollare tutto sarebbe sbagliato. Mi auguro che i singoli partiti siano in grado di anteporre il senso dello Stato al proprio tornaconto personale».

Il senatore Salvatore Torrisi, uomo forte del centrodestra catanese, spiega anche che «è sempre più opportuno puntare sull'area del partito popolare». E se non è un addio al fu eterno Berlusconi - è ancora in grado di garantire poltrone, consenso e potere? - è qualcosa che gli somiglia molto. «Andarmene? Lasci perdere, ho già detto troppo». La fedeltà a un Capo antico è un valore apprezzabile, ma alla fine un uomo fa solo ciò che l'anima gli comanda.

Non è così? I senatori siciliani e quelli calabresi, considerati a un passo dall'ultimo tango con Forza Italia, con la propria coscienza ci stanno facendo i conti. La storia li chiama altrove. E la storia ha una sua forza inevitabile. Tanto che anche Casini e Monti hanno messo da parte i laceranti dissapori personali. Il grande tapis roulant della realpolitik li ha portati nel giro di un ba dalla rottura insanabile all'amore inevitabile. Il loro ormai non è più affetto, certo, solo dovere.

Come una levatrice che pulisce un neonato con il lembo di un asciguamano. Fanno solo ciò che devono. Convinti che un inedito gruppo di 35-40 persone potrebbe consentire al prossimo governo di respirare non solo per pochi mesi (prioritaria la legge elettorale), ma di scavallare anche il 2015. Il progetto non incontrerebbe neppure l'ostilità della Lega Nord, che non può esimersi dal gridare «basta con questo esecutivo, tutti a casa», ma che non ha nessuna voglia di scoprire che cosa pensino oggi gli elettori del Carroccio. E, soprattutto, quanti ne siano rimasti.

Così, mentre si va verso una parlamentarizzazione della crisi, con Letta atteso domani dal Presidente della Repubblica, Montecitorio e Palazzo Madama ridisegnano rapidamente la geografia delle alleanze (quanti senatori del Movimento Cinque Stelle sono pronti a ribellarsi a Grillo che chiede a gran voce le urne?) e le gerarchie di potere all'intero dei singoli schieramenti.

Il Pdl sembra vicino all'implosione. Non è la prima volta. Il consueto sgraziato balletto di falchi (apparentemente vincitori del round) e colombe. Ma questa volta è impossibile non rilevare l'acutezza del disagio di alcuni uomini chiave come Fabrizio Cicchitto tenuto all'oscuro dell'ultima mossa del Capo.

«Prima di chiedere le dimissioni dei ministri sarebbe stata necessaria una discussione approfondita negli organismi dirigenti». Analogo il pensiero di un irrequieto Sacconi. E i ministri? In crisi personale e istituzionale, con Quagliariello che promette di dire pubblicamente quello che pensa solo stamattina. Così dal caos prende forma il Movimento Popolare. Renziani tendenza Montenzemolo, liberali, montiani puri, casiniani e santegidiani.

E il vero miracolo per loro sarebbe non solo quello di riprendere la guida del Paese, ma soprattutto di non sembrare un carillon a manovella in un negozio di videogiochi, uomini suppostamente rigorosi e perbene titolari di un'eleganza che non interessa più a nessuno. Un vecchio trucco o un nuovo orizzonte?

 

Gaetano Quagliariello MONTI CASINI FINI CASINI MONTI Maurizio Sacconi e Gianni Letta BERSANI - MONTI - ALFANO - CASINI DA TWITTER

Ultimi Dagoreport

cecilia sala mohammad abedini donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - INTASCATO IL TRIONFO SALA, SUL TAVOLO DI MELONI  RIMANEVA L’ALTRA PATATA BOLLENTE: IL RILASCIO DEL “TERRORISTA” IRANIANO ABEDINI - SI RIUSCIRÀ A CHIUDERE L’OPERAZIONE ENTRO IL 20 GENNAIO, GIORNO DELL’INSEDIAMENTO DEL NUOVO PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI, COME DA ACCORDO CON TRUMP? - ALTRO DUBBIO: LA SENTENZA DELLA CORTE DI APPELLO, ATTESA PER IL 15 GENNAIO, SARÀ PRIVA DI RILIEVI SUL “TERRORISTA DEI PASDARAN’’? - E NEL DUBBIO, ARRIVA LA DECISIONE POLITICA: PROCEDERE SUBITO ALLA REVOCA DELL’ARRESTO – TUTTI FELICI E CONTENTI? DI SICURO, IL DIPARTIMENTO DI GIUSTIZIA DI WASHINGTON, CHE SI È SOBBARCATO UN LUNGO LAVORO DI INDAGINE PER PORTARSI A CASA “UNO SPREGIUDICATO TRAFFICANTE DI STRUMENTI DI MORTE”, NON AVRÀ PER NULLA GRADITO (IL TROLLEY DI ABEDINI PIENO DI CHIP E SCHEDE ELETTRONICHE COME CONTROPARTITA AGLI USA PER IL “NO” ALL'ESTRADIZIONE, È UNA EMERITA CAZZATA...)

marco giusti marcello dell utri franco maresco

"CHIESI A DELL'UTRI SE FOSSE PREOCCUPATO PER IL PROCESSO?' MI RISPOSE: 'HO UN CERTO TIMORE E NON… TREMORE'" - FRANCO MARESCO, INTERVISTATO DA MARCO GIUSTI, RACCONTA DEL SUO COLLOQUIO CON MARCELLO DELL'UTRI - LA CONVERSAZIONE VENNE REGISTRATA E IN, PICCOLA PARTE, UTILIZZATA NEL SUO FILM "BELLUSCONE. UNA STORIA SICILIANA": DOMANI SERA "REPORT" TRASMETTERÀ ALCUNI PEZZI INEDITI DELL'INTERVISTA - MARESCO: "UN FILM COME 'IDDU' DI PIAZZA E GRASSADONIA OFFENDE LA SICILIA. NON SERVE A NIENTE. CAMILLERI? NON HO MAI RITENUTO CHE FOSSE UN GRANDE SCRITTORE..." - VIDEO

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA

cecilia sala abedini donald trump

DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL MEDIO ORIENTE - CON IL POPOLO IRANIANO INCAZZATO NERO PER LA CRISI ECONOMICA A CAUSA DELLE SANZIONI USA E L’''ASSE DELLA RESISTENZA" (HAMAS, HEZBOLLAH, ASSAD) DISTRUTTO DA NETANYAHU, MENTRE L'ALLEATO PUTIN E' INFOGNATO IN UCRAINA, IL PRESIDENTE “MODERATO” PEZESHKIAN TEME LA CADUTA DEL REGIME DI TEHERAN. E IL CASO CECILIA SALA SI È TRASFORMATO IN UN'OCCASIONE PER FAR ALLENTARE LA MORSA DELL'OCCIDENTE SUGLI AYATOLLAH - CON TRUMP E ISRAELE CHE MINACCIANO DI “OCCUPARSI” DEI SITI NUCLEARI IRANIANI, L’UNICA SPERANZA È L’EUROPA. E MELONI PUÒ DIVENTARE UNA SPONDA NELLA MORAL SUASION PRO-TEHERAN...

elon musk donald trump alice weidel

DAGOREPORT - GRAZIE ANCHE ALL’ENDORSEMENT DI ELON MUSK, I NEONAZISTI TEDESCHI DI AFD SONO ARRIVATI AL 21%, SECONDO PARTITO DEL PAESE DIETRO I POPOLARI DELLA CDU-CSU (29%) - SECONDO GLI ANALISTI LA “SPINTA” DI MR. TESLA VALE ALMENO L’1,5% - TRUMP STA ALLA FINESTRA: PRIMA DI FAR FUORI IL "PRESIDENTE VIRTUALE" DEGLI STATI UNITI VUOLE VEDERE L'EFFETTO ''X'' DI MUSK ALLE ELEZIONI POLITICHE IN GERMANIA (OGGI SU "X" L'INTERVISTA ALLA CAPA DI AFD, ALICE WEIDEL) - IL TYCOON NON VEDE L’ORA DI VEDERE L’UNIONE EUROPEA PRIVATA DEL SUO PRINCIPALE PILASTRO ECONOMICO…