IL MONTI ANTI-SILVIO RUBA VOTI A BERSANI? - LA STRATEGIA “AGGRESSIVA” DEL BOCCONIANO PUO’ ESSERE UN’ARMA A DOPPIO TAGLIO - SU CONSIGLIO DEGLI SPIN, MONTI HA ATTACCATO BERLUSCONI FEROCEMENTE E SUL PIANO PERSONALE - L’OBIETTIVO SAREBBE DI ATTRARRE I CONSENSI DEI MODERATI DELUSI DAL BUNGA BUNGA - E SE INVECE FOSSERO I SINISTRATI A “GRADIRE” L’ATTEGGIAMENTO CATTIVO DEL PROF?…

Ugo Magri per "la Stampa"

Monti si è guadagnato sul campo, ieri sera da Bruno Vespa, la palma di più risoluto, più implacabile, più sarcastico e (per molti aspetti) più feroce «No Cav» d'Italia. Mai un candidato premier aveva picconato con tale energia il profilo di Berlusconi.
Nell'ultimo ventennio Occhetto, Prodi, Rutelli, di nuovo Prodi e infine Veltroni con alterna fortuna si erano preoccupati di far leva soprattutto sui programmi propri, sulle rispettive «agende» che allora avevano un altro nome.

Lo stesso Bersani, nemmeno una settimana fa, sempre «chez» Vespa, si era regolato da primo ministro in pectore, serenamente avviato verso la vittoria e mai sopra le righe, certo non con il coltello tra i denti e tantomeno contro il capo della destra, trattato con i guanti bianchi perfino nell'arena di Santoro. Laddove Monti ha sfoderato per due ore l'intero repertorio di attacchi a Berlusconi con una tale determinazione da fare immaginare una precisa strategia, politica e comunicativa.

Va considerato, segnalano i collaboratori del premier, anche il risvolto umano. Nei giorni scorsi Silvio era andato giù greve, aveva lamentato presunte «mascalzonate» commesse da Monti (concetto ribadito ieri), presentandone la scelta di candidarsi come un atto moralmente riprovevole. È un livello di contestazioni su cui chiunque dotato di amor proprio (il presidente della Bocconi non fa eccezione) avrebbe reagito a tono.

«Mica poteva porgere l'altra guancia», si fa osservare. Inoltre ha sfoderato nelle risposte «la consueta classe», senza scendere a livello da osteria. Ma nella replica da Vespa è impossibile non cogliere un «surplus» di animosità. Calcolata. Studiata a tavolino. Insomma, meno legata alle offese e più alla sostanza.

Spiega chi è ben addentro alla campagna elettorale montiana che il Professore ha voluto consapevolmente inaugurare un anti-berlusconismo di nuovo conio, per certi aspetti inedito e tutto da testare. Basato sulla condivisione di parecchie istanze care all'elettorato di centrodestra, come si deduce da certe aperture (alcune davvero inattese) in tema di tasse: dalla possibile riduzione dell'Irpef a quella altrettanto auspicabile dell'Iva, dal no secco alla patrimoniale al rigetto del redditometro, dalle larghe vedute sull'Imu alla revisione della riforma Fornero sulle pensioni... Musica per il popolo moderato.

Esattamente quello che un elettore Pdl gradirebbe sentirsi promettere dal proprio partito. Accompagnato però da un ripudio netto del personaggio Berlusconi, da un giudizio spietato che si riassume in quel «pifferaio» dal quale solo degli sprovveduti potrebbero farsi trascinare nel fiume. Per immedesimarsi nei panni di chi in altri momenti l'ha votato, Monti ammette di essersi illuso lui stesso ai tempi della «rivoluzione liberale», s'era fatto incantare dalla sirena di Arcore. A questi elettori, il premier manda a dire: se voi volete davvero che tutto questo si realizzi, il vostro interlocutore sono io. Lui vi attira soltanto guai...

L'offensiva del Prof ha ulteriori perché. Da qualche settimana nei sondaggi è in atto una certa ripresa della coalizione Pdl-Lega, chi dice attestata al 25 chi al 30 per cento dei voti. Nulla in grado di impensierire Bersani, che dalle stesse rilevazioni figura perlomeno una decina di punti avanti. Tuttavia abbastanza da mettere in forse l'obiettivo per il quale Monti si è deciso a «salire» in politica: una destrutturazione dei poli, o perlomeno di uno soltanto di essi. Al momento, il centrodestra non solo non pare prossimo a sfaldarsi, ma sta ritrovando a Palazzo Grazioli il suo centro di gravità.

Urge dunque una controffensiva, e nessuno può negare che Monti vi si stia applicando con una franchezza di linguaggio sorprendente per chi, come lui, viene dal senato accademico. Mal che gli vada, questa battaglia gli attirerà le simpatie del pianeta anti-berlusconiano duro e puro, ne farà il super-eroe della resistenza al Cavaliere Nero, l'unico davvero in grado di sbarrarne la via.

Per cui può verificarsi uno strano paradosso: che l'inedito combattivo Monti di «Porta a Porta» (perlomeno rispetto agli standard «sobri» cui ci aveva abituato) rubi voti a sinistra non meno che a destra. E anzi, vada a intaccare il serbatoio elettorale di Bersani addirittura più del bacino berlusconiano. Ma questo lo scopriremo solo il 25 febbraio, quando le urne saranno state aperte.

 

bersani-mario-montibersani_montiberlusconi, santoroberlusconi, santoroVIGNETTA BENNY SU LIBERO MONTI STAMPELLA DI BERSANI VIGNETTA MANNELLI DAL FATTO IL CALENDARIO DI BERSANI jpegMARIO MONTI A PORTA A PORTA E DIETRO LIMMAGINE DI SILVIO BERLUSCONI monti mario il pallario Bersani lItalia giusta

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