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MORIRE DI EURO - LA MONETA UNICA HA DEVASTATO TUTTE LE REGIONI DEL CENTRO-NORD, PRECIPITATE IN BASSO NELLA CLASSIFICA DELLE ZONE PIÙ RICCHE DEL CONTINENTE - LE POLITICHE DEL PERIODO 2011-2014, DIRETTE DA BRUXELLES, HANNO IMPOVERITO IL PAESE

Franco Bechis per “Libero Quotidiano”

 

EUROEURO

Le uniche zone di Italia a cui non è andata peggio di prima con l' avvento dell' euro, sono le più povere: Basilicata, Puglia, Sicilia, Campania e Calabria. A tutte le altre è invece andata male, e in alcuni casi malissimo, di anno in anno sono diventate più povere. E tra il 2010 e il 2014 hanno compiuto un arretramento record rispetto a quanto avveniva negli altri principali Paesi d' Europa.

 

Merkel e MontiMerkel e Monti

Il dato emerge dalla classifica regionale del Pil pro capite diffusa da Eurostat con i dati definitivi del 2014 (il primo anno in Italia del governo di Matteo Renzi), e quelli storici di tutto il periodo di corso dell' euro moneta. Un panorama desolante: nessuna regione italiana è nell' elenco delle 30 più ricche di Europa (ce ne erano invece 5 nel 2002). Solo 6 regioni italiane figurano nell' elenco delle prime cento del continente.

 

merkel monti merkel monti

Erano 11 invece nel 2010 e 13 nel 2002. Il dato conferma dunque a livello regionale o macroprovinciale quel che ben si è capito anche a livello nazionale: le politiche economiche dei governi italiani, soprattutto quelle eterodirette del periodo 2011-2014 hanno impoverito in eccesso la Penisola, tenendola sempre abbondantemente al di sotto della media degli altri paesi europei. Una tendenza che probabilmente si è aggravata ancora di più nel 2015, nonostante le mille discussioni sul segno "+" tornato sui conti pubblici.

 

ENRICO LETTA E ANGELA MERKELENRICO LETTA E ANGELA MERKEL

È vero, in Italia è tornato. Come era già accaduto da prima nella maggiore altra parte di Europa. Ma è un segno assai più debole di quello registrato dagli altri paesi, e nel biennio 2014-2015 l' Italia ha addirittura perso posti nella classifica continentale della ricchezza, scendendo inesorabilmente verso il fondo.

 

GOVERNI FALLIMENTARI

La ripresa c'è, ma le decisioni prese in fila nell' ultimo anno dal governo di Silvio Berlusconi, da quello guidato da Mario Monti, da quello di Enrico Letta e pure da quello Renzi hanno peggiorato la situazione economica degli italiani e hanno allontanato i risultati nazionali dal trend comune a tutti gli altri paesi.

 

RENZI JUNCKERRENZI JUNCKER

Quel che è avvenuto a livello nazionale, naturalmente si ripercuote a livello regionale. Tanto per capirci: la provincia autonoma di Bolzano nel 2014 era quella con maggiore ricchezza in Italia, con 39.900 euro di Pil pro capite. Ma si trovava al 31° posto della classifica europea.

 

Ben lontana dal primo posto di Inner London West (172.600 euro di Pil pro capite), e con davanti 6 regioni tedesche, 4 regioni britanniche, 4 olandesi, 4 austriache, 3 svedesi, 3 danesi, 2 belghe, e una ciascuno di Lussemburgo, Francia, Finlandia e Irlanda.

 

NUMERI DA DECLINO

Per arrivare alla seconda regione italiana bisogna scendere al 49° posto della Valle D' Aosta (36.700 euro di Pil pro capite) e per arrivare alla prima grande regione - la Lombardia - bisogna scendere al 59° posto (34.900 euro di Pil pro capite). Fra le prime cento di Europa solo la provincia autonoma di Trento (68°), l' Emilia Romagna (76°) e il Lazio (84°). Numeri da vero e proprio declino, in qualche caso addirittura da crollo economico.

povertapoverta

 

Nel terribile quadriennio 2010-2014 la peggiore performance è stata messa a segno dal Friuli Venezia Giulia ora guidato dal vicesegretario del Pd, Deborah Serracchiani (in carica per circa metà del periodo preso in esame). La regione del Nord Est ha perso addirittura 53 posizioni in classifica, passando dal 72° al 125° posto di Europa per ricchezza pro capite. Secondo caso negativo quello delle Marche, regione che ha perso ben 44 posizioni in classifica, scendendo dal 108° al 152° posto. Terzo posto negativo per Umbria e Veneto: entrambe hanno perso 34 posizioni in classifica.

 

MEGLIO IN CODA

povert povert

Solo 5 regioni italiane non hanno peggiorato la loro posizione in classifica. Sono la Sardegna, che 186° era, e tale è restata, la Sicilia che ha guadagnato 3 posizioni, la Puglia che è risalita di 4, la Campania che ne ha guadagnate 5 e la Basilicata avanzata addirittura di 7 posti. Sono però le regioni più povere di Italia, e si trovano fra il 191° e il 207° posto nella classifica delle 275 regioni europee.

 

Ma non hanno visto crescere il pil: semplicemente ci sono regioni ancora più povere, che sono scese più di loro. Davanti al pil pro capite di Puglia, Sicilia, Campania e Calabria ci sono ben 16 regioni spagnole, 2 regioni della Grecia e una ciascuno per Slovenia, Repubblica Ceca, Cipro, Romania e Malta.

 

I DATI DEL 2002

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Il confronto fatto con il 2002, che è stato il primo anno di circolazione dell' euro, è appena più impietoso per le regioni italiane. Ma i numeri della caduta fanno capire che cosa sia accaduto praticamente in tutta Italia con la nuova moneta: ben 17 regioni sono precipitate in classifica. Anche le più ricche. Il peggio è accaduto al Piemonte, indietro di 92 posizioni, seguito dal solito Friuli Venezia Giulia che ne ha perse 88 (ma la maggiore parte nell' era Serracchiani).

 

L' Umbria ha perso 80 posizioni, la Toscana 69, la Liguria 66, il Veneto 63, l' Emilia Romagna 54 e la Lombardia 41. Non è più nemmeno vero quel che si sosteneva un tempo, che l' Italia avesse un motore vero e competitivo con la Germania nel nord del suo paese. Non è più così nel Nord Est e non lo è nemmeno in Lombardia, regione che oggi è a una distanza siderale non solo dall' area di Londra o dai lander tedeschi, ma dall' Ile de France, dalla Scozia del Nord, dalle regioni austriache, da mezza Danimarca, di tutta la Svezia e perfino della provincia belga di West-Vlaanderen.

 

 

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