MORTI DI SERIE B - MATTARELLA E GHERARDO COLOMBO ADDEBITANO LA STRAGE DI MILANO AL "CLIMA" CONTRO I MAGISTRATI. E DIMENTICANO L'AVVOCATO, IL TESTIMONE, E IL NIPOTE FERITO - FELTRI: "IL PRESIDENTE PARLA A VANVERA". GIORDANO: "GIARDIELLO NON CE L'AVEVA COI GIUDICI, MA COL MONDO"
1. NON USATE QUELLA STRAGE PER SANTIFICARE LE TOGHE
Vittorio Feltri per "il Giornale"
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Sergio Mattarella da qualche mese ormai è capo dello Stato, e in questo periodo avevamo imparato ad apprezzarlo perché, a differenza del suo predecessore, non parlava: apriva bocca soltanto per dire buongiorno e buonasera alle persone che incontrava. Un comportamento lodevole. D'altronde, si sa che il silenzio è d'oro, e l'oro piace a tutti, specialmente a noi che viviamo nel frastuono e siamo costretti per lavoro ad ascoltare e riportare numerose sciocchezze pronunciate dai politici.
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Nell'orgia di dichiarazioni che ci piovevano (e ci piovono) sulla scrivania, raramente ci imbattevamo in sproloqui del signor presidente. Di qui la nostra simpatia se non ammirazione per lui. Giovedì scorso con rammarico ci siamo ricreduti. Mattarella ha parlato e ci ha talmente deluso da insinuare il sospetto che, avendo rotto il silenzio, d'ora in poi ci romperà anche le scatole con un'incessante sequela di dichiarazioni petulanti, per non dire di peggio.
Infatti, commentando la strage compiuta da un pazzo scatenato nel Palazzo di giustizia milanese (tre morti e due feriti), Mattarella si è lasciato andare a considerazioni che non stanno né in cielo né in terra, riassunte così dal Corriere della Sera: «Basta discredito sui magistrati».
Attenzione. Siamo d'accordo col presidente che costoro non debbano essere gratuitamente offesi, cosa che invece avviene abbastanza frequentemente. Ma il punto è un altro: che c'entra il discredito gettato sulle toghe con il massacro in tribunale? È noto che tra le vittime c'è un giudice, ma è altrettanto noto che all'altro mondo sono finiti pure un giovane avvocato e un tizio imputato al pari dell'assassino.
lorenzo alberto claris appiani
Le osservazioni del capo dello Stato avrebbero avuto pertinenza qualora i tre uomini freddati fossero stati tutti magistrati, nel qual caso sarebbe stato logico pensare a un attacco all'ordine giudiziario. Mentre il fatto che siano morti anche un avvocato (che era lì in veste di testimone, fra l'altro) e un cittadino estraneo all'attività forense dimostra platealmente come l'omicida non abbia agito in odio alla giustizia e a chi l'amministra, bensì perché al momento di premere il grilletto aveva qualche filo staccato nel cervello. Su questo non vi sono dubbi.
Mattarella, se proprio voleva dare una spiegazione surreale alla carneficina, avrebbe dovuto prendersela non solo con chi scredita i magistrati, ma anche con chi diffama i legali e i soci in affari. Il che sarebbe stato ridicolo ma non discriminatorio nei confronti di due categorie degne di rispetto quanto quella citata dal Quirinale.
In sostanza il presidente ha commesso un errore. Forse spinto dal desiderio di manifestare solidarietà nei confronti dei giudici, ultimamente al centro di polemiche, ha colto l'occasione dell'eccidio per fare udire la propria voce in loro difesa. Probabilmente si è pure dimenticato che spesso i magistrati si screditano da soli: la recente lite fra Edmondo Bruti Liberati e Alfredo Robledo, scoppiata proprio nella Procura di Milano, ne è la prova.
Chiunque può sbagliare, anche Mattarella, al quale però sarebbe stato sufficiente mordersi la lingua per fare bella figura.
2. STRAGE AL TRIBUNALE: "I GIUDICI USANO IL MASSACRO PER REGOLARE I CONTI"
Mario Giordano per "Libero Quotidiano"
tribunale milano parenti vittima
Usano cadaveri ancora caldi per una polemica corporativa. Fra i tanti orrori della magistratura italiana, adesso c’è anche questo: la strage di Milano non era nemmeno ancora chiarita in tutti i suoi aspetti, e già Gherardo Colombo aveva trovato il colpevole: il «brutto clima» creato da chi osa criticare i giudici. Lui ha dettato subito la linea, e gli altri gli sono andati a ruota: prima il presidente della Repubblica Mattarella («Bisogna respingere il discredito contro i magistrati»), poi il presidente dell’Anm Sabelli («Troppa tensione e troppa rabbia sulla giustizia»), poi il presidente del Csm Legnini («I magistrati non possono essere lasciati soli»). Come a far passare l’idea che quel pazzo assassino abbia preparato la carneficina dopo aver letto qualche editoriale garantista di Filippo Facci o Paolo Liguori…
napolitano mattarella gasparri
Questa versione dei fatti, che stanno cercando di imporre a suon di esternazioni, la dice lunga sullo squilibrio che regna nei palazzi di giustizia, dove l’ultracasta togata evidentemente ha perso ogni contatto con la realtà. Quello di Milano, infatti, è stato un attacco alla categoria dei magistrati tanto quanto lo è stato a quello degli avvocati o dei commercialisti o dei testimoni o dei nipoti. Claudio Giardiello, l’imprenditore fallito, non ce l’aveva con i giudici: ce l’aveva con il mondo. E infatti contro il mondo ha ripartito la sua rabbia senza differenze e senza preferenze, tanto da colpire persino un membro della propria famiglia. E allora ci sarà qualcuno che si leva a dire: «I nipoti di Giardiello non possono essere lasciati soli?».
Palazzo di giustizia, per altro, non è il cortile dei pm, il privé delle toghe, ma un luogo pubblico, di tutti i cittadini. Infatti sono stati i cittadini ad essere stati colpiti. E allora perché i giudici vogliono accaparrarsi l’unicità della sofferenza? Perché pretendono di essere le "vere" vittime?
La pratica del protagonismo li ha ubriacati fino al punto da voler addirittura soverchiare il dolore degli altri? Se davvero solo i giudici sono nel mirino - come sostengono - come si spiega che una mamma avvocato stia piangendo il proprio figlio avvocato? E perché un figlio ventenne piange un padre che aveva un autolavaggio a Monza? Forse anche la categoria degli autolavaggi è particolarmente nel mirino come quella dei giudici? C’è un clima d’odio contro i proprietari di spazzoloni e asciugatori per interni in pelle?
Se poi proprio dobbiamo dirla tutta, i magistrati prima di cercare colpevoli altrove, dovrebbero provare a fare un po’ di autocritica: il sistema di sicurezza del palazzo di Giustizia, come è noto, è affidato al Procuratore Generale. Tocca a lui stilare i piani di protezione e chiedere uomini e mezzi al Comune. Ed è evidentemente il piano di protezione che non ha funzionato. Per questo sono stati colpiti un avvocato, un testimone, un nipote, un commercialista, l’intera città di Milano, la popolazione italiana. E un magistrato.
CLAUDIO GIARDIELLO ARRESTATO A VIMERCATE
Tutti vittime allo stesso modo di errori umani, magari pure degli errori dei magistrati. Non certo di un clima. Che c’entrano infatti la «tensione e la rabbia sulla giustizia»? Perché tirarle in ballo a sproposito? Fra l’altro tutti dicono che Fernando Ciampi fosse una persona rigorosissima e serissima. E ancor di più, allora, appare terribile l’uso del suo cadavere per una battaglia politica, o peggio corporativa. Per orchestrare una campagna in favore della categoria. Magari solo con lo scopo di difendere qualche privilegio. O, peggio, l’integrità delle ferie estive.