ATTACCO ALLE TORRI – LA MOSSA DI MEDIASET SU RAI WAY PIACE AL MERCATO – IL BISCIONE VUOLE METTERSI AL “CASELLO” DELLE RETI E INCASSARE I PEDAGGI – IN VISTA ACCORDI CON TELEFONICA E VIVENDI-BOLLORE'?
Francesco Manacorda per “La Stampa”
È anche una questione di latitudine. Se nei palazzi della politica romana l’ultimo movimento Fininvest viene letto con qualche preoccupazione, nel quadrilatero della finanza milanese il giudizio – basato sulle cifre dei bilanci più che su quelle dei sondaggi elettorali – è assai più benevolo. E le mosse delle ultime settimane – la vendita del 7,8% di Mediaset, l’offerta di Mondadori su Rcs Libri e per l’appunto la proposta sulle torri Rai – vengono giudicate come il segno che qualcosa in famiglia e nel gruppo sta cambiando davvero.
E che Marina e Pier Silvio, i due figli di primo letto di Silvio Berlusconi stanno cercando, con l’aiuto dei loro manager, di imporre una nuova linea di sviluppo alle attività di casa.
La Borsa non può che festeggiare, come ha fatto ieri. E i banchieri d’affari, gli analisti, gli uomini che concedono credito, già immaginano scenari che vanno ben oltre una fusione nei libri e una nel settore – pur attraente – delle antenne televisive. Una frasetta in particolare, nel lungo comunicato di Ei Towers, eccita le fantasie: laddove si parla del programma di aprire «sempre più la propria infrastruttura, in prospettiva, agli operatori di telecomunicazioni».
SILVIO BERLUSCONI CON LA FIGLIA MARINA
La formula sempre intrigante della convergenza tra tv e telefonia si agghinda adesso di ipotesi che se non sono vere sono almeno verosimili: entro fine giugno Telco, la scatola finanziaria che controlla Telecom Italia è destinata a sciogliersi. Che faranno i soci finanziari che vogliono sbarazzarsi di quella partecipazione? E come si comporterà la spagnola Telefonica, una volta sciolta dai vincoli di Telco? Chi punta su qualche sviluppo clamoroso fa notare come proprio Telefonica abbia di recente comprato il 10% di Mediaset Premium a un prezzo generoso, di 100 milioni: semplice chip o primo tassello di un’alleanza destinata a svilupparsi?
E poi in Telecom c’è anche Vincent Bolloré, l’amico francese dell’amicone franco-tunisino Tarak Ben Ammar, assai ben introdotto ad Arcore e dintorni. E lo stesso Bolloré, giova ricordarlo, è anche azionista di riferimento di Havas, maxigruppo europeo dei media e della comunicazione.
Per il momento, però, bisogna tenersi ai fatti. Il primo è che l’offerta di Mondadori sui libri della Rcs – ideata e portata avanti in prima persona proprio da Marina – sembra in discesa. Rcs ha convocato un consiglio straordinario lunedì proprio per esaminare la proposta, ottenendo anche una settimana in più per le trattative. Se le premesse saranno rispettate si andrà a chiusura: Mondadori sborserà una cifra di poco inferiore ai 150 milioni e si porterà a casa il secondo concorrente. Cosa conta di farne?
Chi guarda alle cifre sottolinea con l’evidenziatore qualche numeretto assai significativo: oggi Rcs Libri ha una redditività lorda pari a meno del 5% del suo fatturato; lo stesso indicatore per la Mondadori è superiore al 10%. La fusione, anche pagando non poco l’oggetto acquisito, consentirebbe probabilmente di fare sinergie e di portare la redditività dell’intero nuovo gruppo verso il livello a cui è oggi la sola Mondadori.
Il secondo fatto è appunto la decisione di cercar di creare un grande gruppo nelle torri, ossia di mettersi di fatto ai caselli di quelle autostrade dove passano i segnali televisivi – e in futuro probabilmente anche quelli di telefoni e Internet – e far pagare pedaggio. Come tutti i settori regolati, dove si viene pagati per fornire un servizio ad altri operatori, il business delle torri assicura flussi di cassa stabili e poche sorprese. Quasi come investire in un’obbligazione più che in un’azione.
E la vendita del 7,8% di Mediaset con la quale Fininvest ha incassato 377 milioni? Sarebbe sbagliato, si spiega dalle parti della stessa holding, considerarla premessa o conseguenza delle scelte strategiche di questi giorni: Mondadori non ha certo bisogno di un aumento di capitale per l’operazione libri; e in quanto a Ei Towers ha già una linea di credito da 850 milioni messa a disposizione da Jp Morgan. Dunque l’azionista Fininvest non prevede di dover aprire i cordoni della borsa per le sue controllate. Anzi, magari nelle prossime settimane o nei prossimi mesi potrebbe vedere arrivare un po’ di denaro in più.
Come? Se prevarrà la «linea Marina» magari vendendo tutto o parte del Milan: i banchieri della Lazard, incaricati dalla stessa Fininvest di cercare potenziali acquirenti, sfogliano in queste settimane l’agenda che già avevano composto quando si cercava un socio asiatico per l’Inter. Se poi i fondi saranno destinati ai dividendi da portare alle holding di famiglia o magari a una nuova storia, ancora da scrivere, all’incrocio tra tv e telecomunicazioni, è ancora da vedere.