paragone di battista lezzi

DOPO LA “SCISSIONE DEL TINELLO” BY DI BATTISTA, IL MOVIMENTO SI SPACCA E NEL PROGETTO DEI RIBELLI C’È NUOVO GRUPPO SOVRANISTA - METÀ DEI SENATORI CINQUESTELLE SONO PRONTI A DIRE NO AL GOVERNO DRAGHI -  CRIMI MINACCIA: “CHI SI OPPONE, È FUORI” - MA I FRONDISTI HANNO TUTTO DA GUADAGNARE: VANNO ALL’OPPOSIZIONE E TENGONO IL SEGGIO, RESTANO “PURI”, CREANO UN NUOVO PARTITINO CON CUI INTERCETTARE LA BASE ANTAGONISTA BYPASSANDO PURE IL LIMITE DEI DUE MANDATI…

Emilio Pucci per “il Messaggero”

 

ALESSANDRO DI BATTISTA DICE ADDIO AL M5S DALLA CUCINA

M5S si spacca e la scissione, tante volte evocata, minacciata, temuta, non è mai stata così nei fatti. Giornata drammatica per i pentastellati, dopo il via libera al governo Draghi tanto caldeggiato da Beppe Grillo, arrivato però solo con il 60 per cento dei sì sulla piattaforma Rousseau. Il capo politico Vito Crimi è tranchant: «Il voto è vincolante. È un patto sottoscritto da tutti coloro che si sono candidati con noi». Si va dunque verso l'espulsione di chi, nonostante il verdetto, dovesse votare no in Parlamento alla fiducia. Del resto i più irriducibili sono pronti a rompere, e in diversi hanno già detto che non verranno in Aula a dire sì a Super Mario.

 

ALESSANDRO DI BATTISTA BEPPE GRILLO

«Manderò un certificato, ho un'unghia incarnita», scherza un deputato. Altri si asterranno, in molti diranno chiaro e tondo no. «La verità osserva un altro pentastellato è che hanno usato un trucco, che era tutto pilotato, il partito di Berlusconi è più democratico». Granato, Lezzi, Angrisani, Abate, Cabras, Crucioli, Forciniti, Vallascas, Costanzo, Raduzzi, Volpi, Giuliodori, Maniero, Colletti sono già sulle barricate.

 

LA ROAD MAP

L'orientamento dei frondisti è quello di formare prima un gruppo parlamentare sovranista e poi costituire una nuova formazione anti-Draghi. «Non sarà un Movimento 2.0, puntiamo a fare qualcosa di diverso», viene riferito. Il timore è quello di ricalcare l'Italexit dell' ex M5s Paragone. Si guarda a Di Battista, il capofila dei frondisti, come nuovo punto di riferimento.

barbara lezzi

In un primo momento quest' ultimo aveva detto di non voler essere il responsabile della rottura in M5S. Poi il ripensamento e lo strappo annunciato ieri sera.

 

Il malessere coinvolge quasi la metà degli esponenti a palazzo Madama e una buona fetta dei deputati. Altri nomi: Moronese, Agostinelli, Naturale, La Mura, Mantero, Vanin, il segretario d' Aula al Senato Lanzi. Hanno votato no pure Lannutti, Toninelli e Dessì. Alcuni però dei malpancisti potrebbero rientrare.

 

toninelli lezzi

CONTIANI IN BILICO

Di sicuro lo farà il corpaccione ampio dei senatori contiani, soprattutto se nel governo entrerà il presidente del Consiglio uscente, anche se non in quota M5S. I nomi dei ministri pentastellati designati sono quelli di Di Maio e Patuanelli, se ci dovesse essere un altro posto se lo contenderebbe una figura femminile che fa riferimento al presidente della Camera, Fico. Gli indizi portano al responsabile uscente della pubblica amminiustrazione, Dadone. Ma c' è chi tra i gruppi parlamentari non esclude una candidatura Raggi che era già stata inserita nella lista del Conte ter e che è stata una delle prime a promuovere la virata verso Mr Bce, dopo Di Maio. Altre ipotesi?

 

ELIO LANNUTTI

D'Incà e Buffagni, ma nel Movimento 5Stelle navigano al buio. Per ora c'è la soddisfazione di big come Di Maio («una prova di maturità in un momento drammatico, si prende la via europea»), Fico («M5S si conferma forza cruciale in Parlamento con Pd e Leu, no a salti nel buio») e Taverna («le discussioni finiscono quando si esprime una maggioranza e gli esiti delle votazioni devono essere rispettati»).

 

Intanto la piattaforma Rousseau è tornata centrale. «Siamo riusciti a fare sintesi, è un esempio di cittadinanza digitale», il bilancio del presidente dell' associazione, Davide Casaleggio, che di primo mattino aveva irritato tutti, annunciando che «qualora vincesse il no, ci sarà da stabilire se il voto del Movimento 5Stelle all' esecutivo sarà negativo o di astensione».

 

fico grillo di maio

SOLLIEVO

I vertici pentastellati da una parte tirano un sospiro di sollievo, dall' altra sono preoccupati per la frattura, temono il fuoco amico e le proteste della base sui territori. Esaltano il ritorno di Grillo che ha mediato con Draghi, «se non ci fosse stato lui saremmo scomparsi». Ma è proprio l' ex comico nel mirino dei frondisti. «E' stato lui a tradirci», l' accusa più dura. Il fondatore si era permesso anche il lusso di scherzarci postando un fotomontaggio con l' ex numero uno della Bce sul cornicione del Quirinale, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella affacciato a una finestra e sotto la scritta aspettando Rousseau.

Ultimi Dagoreport

matteo salvini roberto vannacci luca zaia lorenzo fontana calderoli massimiliano fedriga romeo lega

DAGOREPORT - SI SALVINI CHI PUO'! ASSEDIATO DAL PARTITO IN RIVOLTA, PRESO A SBERLE DA GIORGIA MELONI (SUL RITORNO AL VIMINALE, AUTONOMIA E TERZO MANDATO), ''TRADITO'' PURE DA VANNACCI, PER IL “CAPITONE” STA ARRIVERANDO IL MOMENTO IN CUI DOVRA' DECIDERE: RESTARE LEADER DELLA LEGA O RESTARE AL GOVERNO COME SACCO DA PUGNI DELLA DUCETTA? - LA CRISI POTREBBE ESPLODERE ALLE PROSSIME REGIONALI IN VENETO: SE ZAIA PRESENTASSE UN SUO CANDIDATO NELLA LIGA VENETA, SALVINI SCHIEREREBBE LA LEGA A SUPPORTO DEI “DOGE-BOYS” CONTRO IL CANDIDATO FDI DELLA DUCETTA, SFANCULANDO COSI' L'ALLEANZA DI GOVERNO, O RESTEREBBE A CUCCIA A PALAZZO CHIGI, ROMPENDO IL CARROCCIO? AH, SAPERLO...

cecilia sala mohammad abedini donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - INTASCATO IL TRIONFO SALA, SUL TAVOLO DI MELONI  RIMANEVA L’ALTRA PATATA BOLLENTE: IL RILASCIO DEL “TERRORISTA” IRANIANO ABEDINI - SI RIUSCIRÀ A CHIUDERE L’OPERAZIONE ENTRO IL 20 GENNAIO, GIORNO DELL’INSEDIAMENTO DEL NUOVO PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI, COME DA ACCORDO CON TRUMP? - ALTRO DUBBIO: LA SENTENZA DELLA CORTE DI APPELLO, ATTESA PER IL 15 GENNAIO, SARÀ PRIVA DI RILIEVI SUL “TERRORISTA DEI PASDARAN’’? - E NEL DUBBIO, ARRIVA LA DECISIONE POLITICA: PROCEDERE SUBITO ALLA REVOCA DELL’ARRESTO – TUTTI FELICI E CONTENTI? DI SICURO, IL DIPARTIMENTO DI GIUSTIZIA DI WASHINGTON, CHE SI È SOBBARCATO UN LUNGO LAVORO DI INDAGINE PER PORTARSI A CASA “UNO SPREGIUDICATO TRAFFICANTE DI STRUMENTI DI MORTE”, NON AVRÀ PER NULLA GRADITO (IL TROLLEY DI ABEDINI PIENO DI CHIP E SCHEDE ELETTRONICHE COME CONTROPARTITA AGLI USA PER IL “NO” ALL'ESTRADIZIONE, È UNA EMERITA CAZZATA...)

marco giusti marcello dell utri franco maresco

"CHIESI A DELL'UTRI SE FOSSE PREOCCUPATO PER IL PROCESSO?' MI RISPOSE: 'HO UN CERTO TIMORE E NON… TREMORE'" - FRANCO MARESCO, INTERVISTATO DA MARCO GIUSTI, RACCONTA DEL SUO COLLOQUIO CON MARCELLO DELL'UTRI - LA CONVERSAZIONE VENNE REGISTRATA E IN, PICCOLA PARTE, UTILIZZATA NEL SUO FILM "BELLUSCONE. UNA STORIA SICILIANA": DOMANI SERA "REPORT" TRASMETTERÀ ALCUNI PEZZI INEDITI DELL'INTERVISTA - MARESCO: "UN FILM COME 'IDDU' DI PIAZZA E GRASSADONIA OFFENDE LA SICILIA. NON SERVE A NIENTE. CAMILLERI? NON HO MAI RITENUTO CHE FOSSE UN GRANDE SCRITTORE..." - VIDEO

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA