archivio alberto coppo

LA VERSIONE DI MUGHINI - L’INCREDIBILE ARCHIVIO DI ALBERTO COPPO SUL LUNGHISSIMO ‘68 ITALIANO, CHE COMINCIÒ CON I PRIMI SCIOPERI “SELVAGGI” A TORINO E FINÌ IL 9 MAGGIO 1978 CON IL CADAVERE DI ALDO MORO - "NON C’È MEGLIO DELLE FOTO E DELLE IMMAGINI A RACCONTARE QUEL CHE FURONO DAVVERO QUEGLI ANNI DRAMMATICISSIMI"

 

Lettera di Giampiero Mughini a Dagospia

 

MUGHINI 5

Caro Dago, Alberto Coppo è un giovane libraio di Perugia che da anni s’è specializzato nel trovare materiali cartacei (libri, riviste, volantini, poster, fotografie originali) che documentano il lunghissimo Sessantotto italiano, quello che cominciò all’alba dei Sessanta con i primi scioperi “selvaggi” a Torino e finì alla mattina del 9 maggio 1978 in cui venne trovato nel cofano di una Renault rossa il cadavere di Aldo Moro crivellato dai colpi che gli aveva sparato a freddo il leader delle Brigate rosse, Mario Moretti.

 

volantino anarchici milanesi archivio alberto coppo

Da questa ricerca ostinata e intelligente Coppo trae cataloghi antiquari che nel raccontare la verità di quegli anni di piombo e di merda valgono più di un intero corso universitario. Ci scommetto fin da adesso che questo suo ultimissimo catalogo, una miniera straripante di documenti e di immagini alla quale abbiamo attinto a farvi capire di che stiamo parlando, starà per importanza a uno dei primissimi posti della cospicua bibliografia sul cinquantenario del Sessantotto che l’editoria italiana sta eruttando.

 

voce della fogna archivio alberto coppo

Fossimo un Paese civile, questo materiale dovrebbe essere appannaggio di una qualche biblioteca pubblica di rilevanza nazionale. Per dirne una, la biblioteca americana dell’Università di Yale ci si precipiterebbe sopra a capofitto (a proposito per chi è interessato il cellulare di Coppo è il 3491469385), e tanto più che la durata e l’intensità drammatica del Sessantotto italiano – gli scontri, gli omicidi di magistrati e poliziotti, le manifestazioni selvagge una dopo l’altra, le bombe sui treni e in una banca, il più spavaldo terrorismo rosso e il più feroce terrorismo nero – non hanno l’eguale in alcun altro Paese occidentale.

 

strage di bologna archivio alberto coppo

Solo che il nostro non è un Paese civile, come ampiamente dimostrano i dati elettorali, e di soldi pubblici per custodire la sanguinosa memoria di un’epoca non ce n’è. Dubito che una qualche biblioteca italiana conservi i manifesti originali delle Br, le annate dei giornali e riviste canaglia che prepararono il terreno all’odio politico più assoluto, i poster graficamente fiammeggianti dov’era declamato che il “riformismo” e l’ “imperialismo” erano la stessa cosa in fatto di malvagità, le edizioni originali dei libri di Franco Freda o dell’anarchico catanese Alfredo Maria Bonanno, quello che rimproverava ai due terroristi rossi di avere mirato alle gambe di Indro Montanelli e non alla sua testa.

senza tregua archivio alberto coppo

 

E poi ci sono le tantissime foto, scovate da Coppo con un lavoro certosino. Le foto di cui Arrigo Benedetti, maestro di giornalismo di tanti di noi, diceva che si “leggono” e laddove gli articoli scritti semplicemente si “guardano”.

 

rapina allo iacp archivio alberto coppo

Quella onirica sequenza di cinque foto del vero Giangiacomo Feltrinelli per come venne ricostruita in un qualche giornale o agenzia di stampa a partire dal suo documento di identità falso. Il ghigno degli assassini di destra o di sinistra nelle aule dei tribunali, il ghigno di Franco Freda o del brigatista rosso Corrado Alunni, le stanze della Casa dello Studente di Milano per come vennero lasciate da quelli che le avevano occupate per mesi, le strade d’Italia in fiamme, le gambe dei cadaveri che emergono da auto tempestate di colpi, gli squarci nella sala della Banca Nazionale dell’Agricoltura stravolta da una bomba, quello spettacolare adesivo con i volti di due terroristi rossi – “Carla” e “Charlie” – uccisi in uno scontro con la polizia in un bar di Torino e ne sgorgò una carneficina con innocenti che i terroristi uccidevano da quanto cieca era la loro ferocia e la loro voluttà di morte.

 

Guardate. Riflettete. Rammentate. Rammentate i nomi, i morti, il perché e le circostanze degli omicidi, il nulla ideale se non qualche brandello di subculturame di chi metteva le bombe e premeva il grilletto dei kalashnikov. Perché un Paese che non ha memoria è un Paese barbaro.

prima linea archivio alberto coppo

 

 

GIAMPIERO MUGHINI

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