UN MULÉ DI GUAI – CONDANNATO A 8 MESI DI GALERA (OMESSO CONTROLLO) E INDAGATO PER CORRUZIONE (PER LO SCOOP PRO-LAVITOLA)

1. GIORGIO MULÈ CONDANNATO A 8 MESI

Luigi Ferrarella per "Il Corriere della Sera"
La Procura milanese, dove il capo Edmondo Bruti Liberati ha appena avocato a sé tutte le diffamazioni a mezzo stampa, propone le attenuanti generiche per due giornalisti di Panorama denunciati dal magistrato Luca Tescaroli, e ne chiede quindi la condanna solo a una multa.

Ma il Tribunale valorizza i precedenti penali del direttore del settimanale Giorgio Mulè, gli nega le attenuanti e quindi lo condanna a 8 mesi di reclusione (senza sospensione condizionale della pena) per omesso controllo su un articolo del 2010 di Maurizio Tortorella.

Il cronista, che a differenza del direttore contumace si è invece fatto interrogare e ha portato carte a sostegno della propria tesi, si è visto riconoscere le attenuanti generiche ed è stato condannato dalla giudice Cristina Pagano a una multa di 800 euro. In giugno Mulè aveva avuto già 8 mesi senza condizionale per un'altra ritenuta diffamazione del procuratore palermitano Messineo.

Nel dicembre 2012, invece, era stata la grazia del capo dello Stato a disinnescare i 14 mesi di condanna ad Alessandro Sallusti per diffamazione del giudice torinese Cocilovo.


2. IL DIRETTORE ACCUSATO DI CORRUZIONE
Valeria Pacelli per "Il Fatto Quotidiano"


Non diffamazione, come può capitare ai giornalisti. Stavolta Giorgio Mulè, direttore di Panorama, il settimanale di casa Berlusconi, è indagato per corruzione, proprio come ha rivelato lui stesso in un editoriale dello scorso 10 luglio. "Corruzione, mi mancava solo questo", titola a pagina 11.

In effetti in un'inchiesta della Procura di Napoli, titolari i pm Vincenzo Piscicelli, John Woodcook e Francesco Curcio, il direttore è accusato di aver "consegnato somme di denaro e/o altre utilità di carattere economico in corso di precisa determinazione" a due persone affinché gli rivelassero l'indagine che coinvolgeva Valter Lavitola, Gianpiero Tarantini e la moglie, accusati di aver tentato un'estorsione ai danni dell'allora premier.

Insieme a Mulè (già condannato a 8 mesi di reclusione per omesso controllo su articolo scritto sul conto del procuratore Francesco Messineo) sono stati iscritti nel registro degli indagati anche l'autore dell'articolo Giorgio Amadori, un avvocato e il cancelliere del gip. Quest'ultimo avrebbe consegnato l'ordinanza che stava per essere emessa nei confronti dell'ex direttore dell'Avanti! e degli altri due.

Ai pm napoletani che lo hanno sentito due anni fa, Giorgio Mulè dice di non sapere chi siano questi altri due personaggi. "Due perfetti sconosciuti", ribadisce nell'editoriale. Versione che non convince, tanto che è stato convocato di nuovo venerdì prossimo. Anche il cronista, Giorgio Amadori (in un'indagine milanese accusato di aver concorso nel reato di accesso abusivo a sistemi informatici insieme a un finanziere) è stato sentito due anni fa ma si è avvalso del segreto professionale.

Secondo i magistrati che stanno indagando, però, il cancelliere del gip e l'avvocato non sono affatto due sconosciuti, ma sono coloro che, dietro un compenso ancora da decifrare, avrebbero fornito quell'ordinanza di custodia cautelare che poi è finita in un articolo pubblicato da Panorama il 25 agosto del 2011, anticipato il giorno prima dalle agenzie di stampa. La notizia arriva anche al faccendiere Valter Lavitola, che in quei giorni si trova a Sofia, in Bulgaria, dove stava per concludere alcuni affari per conto di Finmeccanica. Quel 24 agosto, come ha rivelato poi a settembre del 2011 L'Espresso, Lavitola chiama l'assistente personale dell'ex presidente del consiglio, Marinella Brambilla, la quale prima spiega che Silvio Berlusconi è troppo indaffarato ma poi, causa le insistenti richieste del faccendiere, mette in contatto i due.

Dall'altra parte della cornetta, l'ex premier dice a Lavitola di "stare tranquillo" e gli spiega quale sarebbe stata la linea: ossia che quel denaro è un atto di beneficenza per aiutare una famiglia in difficoltà. E sottolinea: "Non ho nulla di cui pentirmi, non ho fatto nulla di illecito". A quel punto Lavitola chiede a Berlusconi un consiglio: "Che devo fare? Torno e chiarisco tutto?".

Berlusconi risponde: "Resta dove sei". Sembra un avvertimento più che un consiglio. E infatti poco dopo, il 30 agosto 2011, viene emessa l'ordinanza di custodia cautelare, firmata dal gip napoletano Amelia Primavera, nei confronti di Lavitola, Gianpaolo Tarantini, l'uomo che nel 2008 portava escort e amiche a casa del Cavaliere, e della moglie Angela Devenuto.

Lavitola però dalla Bulgaria non è mai tornato in Italia e in quei giorni è latitante in Brasile. Inoltre quando venne pubblicata l'intercettazione tra Berlusconi e Lavitola, l'avvocato Niccolò Ghedini prontamente smentì definendola una notizia "del tutto assurda e infondata". Adesso però quella telefonata è finita agli atti dell'inchiesta che coinvolge il direttore Mulè. I pm infatti cercano di capire se Berlusconi, consigliando al faccendiere di non rientrare, abbia voluto avvertirlo che le cose si stavano mettendo molto male.

 

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