LA MUMMIA E’ TORNATA - MUBARAK LIBERO, L’EGITTO AVANZA VERSO IL PASSATO - AL SISI VIETA MANIFESTAZIONI “ANTI”

Giovanni Cerruti per La Stampa

Il mare di Sharm El Sheik lo può aspettare ancora qualche giorno: Hosni Mubarak non è più un detenuto, è un ricoverato in ospedale nella città che non si riprende. Che aspetta, e teme, questo venerdì. Protesteranno all'uscita dalle moschee i Fratelli musulmani. Vorrebbero protestare i ragazzi di piazza Tahrir, da ieri sera messi sotto accusa da Hicham Barakat, il Procuratore: «Manifestare contro Mubarak può essere reato». Il vecchio Faraone Mubarak e il nuovo Faraone Al Sisi vanno alla prova della piazza. È sicuro di vincere, Al Sisi. Il Vecchio e il Nuovo assieme, dopo due anni si ricomincia? Ad aspettare Mubarak i suoi tifosi.

Hussain che quasi butta la moto contro un albero e fruga nel portapacchi. Prende una foto di Mubarak, una rosa di plastica e la sua tromba lucida. Corre davanti a questo carcere di Tora e cerca le tv, grida e suona, suona e grida: «È tornato, Mubarak è tornato!». Sono le tre del pomeriggio e l'elicottero bianco si avvicina. Ha le fiancate blu e rosse, arriva dall'ospedale militare di Maadi.

Viene a prendere il vecchio Faraone. Attorno alla tromba di Mohamed Hussain ci sono le donne velate di nero. Ballano, cantano: «Mubarak siamo con te!». Fateya è qui dalle sette del mattino: «Con Mubarak mai una guerra e una vita sempre dignitosa, dopo di lui il disastro».

Tre carri armati controllano il piazzale, dalle torrette della prigione i kalashnikov sono puntati. Ma non c'è bisogno, qui saranno in cento e son tutti «Felul», i nostalgici, i reduci. Qui c'è la piccola festa per il loro «Grande Faraone», con l'illusione di poterlo vedere, salutare. E invece passa mezz'ora e l'eliambulanza riparte, altri cinque minuti di volo e atterra all'ospedale di Maadi. Venti soldati con mitra e basco rosso andranno a circondare la lettiga e l'ambulanza. Per un attimo s'intravede Mubarak in maglietta bianca, braccia dietro la nuca, calze nere, pantaloni e mocassini bianchi, gli occhiali scuri.

Il cancello dell'ospedale militare si chiude, Mubarak scompare. Ha chiesto lui il ricovero, spiegano gli avvocati. Se esiste un regista di questo volo dal carcere alla clinica dei generali il messaggio sembra chiaro. Il Faraone dei 30 anni d'Egitto è vecchio e malato, lasciatelo stare, non fa paura. «Cbc», la tv dei «Felul», ha trasmesso la diretta dalle sette del mattino. Si sono rivisti in studio i commentatori degli anni di Mubarak.

Ringraziano Hazem Beblawi che ha firmato la scarcerazione «come vicecomandante delle Forze Armate, non come premier». Per dire che i militari stanno con loro, con i «Felul». E che il generale Al Sisi non si è dimenticato del generale Mubarak.

Nei caffè attorno a piazza Tahir è stata una mattinata di attesa davanti alle tv. Al «Groppi», tra albicocche candite e tè alla menta, in uno stanzone guardano «Cbc» con una certa eccitazione. Nell'altro maledicono quel che sta per accadere.

Al tavolino è seduta Amal Sarafh, una delle fondatrici del «Movimento 6 aprile», i fratelli maggiori dei «Tamarod», i primi ad accendere la rivolta di Piazza Tahrir. Dice che sì, vorrebbero tornare in piazza, ma non ora, non oggi. «Non vogliamo confonderci con le manifestazioni dei Fratelli Musulmani». Mubarak libero è una ferita che si riapre. Amal ricorda i morti di piazza Tahir. Le mani e la voce tremano.

Anche lei aspetta questo venerdì, e lo teme. «Non so proprio cosa potrà accadere». I Fratelli Musulmani hanno annunciato «la grande mobilitazione per commemorare i nostri martiri». L'altra notte nuovi arresti tra i leader della Confraternita. Sono in fuga, c'è chi si è tagliato la barba, tinto i capelli e travestito da libico, come Safwat el Hegazy, arrestato mercoledì. O chi tenta di imbarcarsi per Roma o Malpensa o altri aeroporti europei.

Si calcola che siano 250 mila gli irriducibili Fratelli musulmani de Il Cairo. Ma sono senza Capi, con l'Organizzazione allo sbando. Le moschee di Rabaa e Al Fath oggi saranno chiuse, blindate dai militari. Ordine del ministero per gli Affari Religiosi.

Questa sera, per il generale Al Sisi, il bilancio potrebbe essere positivo, un altro passo sulla strada della Restaurazione. L'ex presidente Morsi e la Guida Spirituale dei Fratelli in prigione; Mohamad al Baradei sotto processo per «alto tradimento» e in esilio a Vienna; tre leader dei Tamarod ora accusati, su denuncia di un solerte cittadino, per «aver proposto di manifestare contro la scarcerazione di Mubarak seminando discordia e pericolo».

E Mubarak, appunto, che torna in libertà. Alle sei un gruppo di Tamarod si stende per strada a Tahrir, coperti da lenzuola rosse: «No a Mubarak». Altro, nell'Egitto della Restaurazione, non è permesso. Tra un'ora comincia il coprifuoco.

 

 

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