LA GRAZIA DI RE GIORGIO - NAPOLITANO INSISTE SULL’INDULTO: “IL PARLAMENTO DEVE ESPRIMERSI”, MA NESSUNO SE LO FILA

Umberto Rosso per "La Repubblica"

Ancora una frustata al Parlamento sull'emergenza carceri: «Si prenda la responsabilità di approvare un provvedimento di indulto», oppure abbia il coraggio di dichiarare apertamente di «non considerarlo necessario», anche se a maggio scade «la raccomandazione, per non dire l'intimazione della Corte di Strasburgo » che ha messo l'Italia nel mirino per la violazione dei diritti umani.

Giorgio Napolitano, dopo il messaggio alle Camere dell'otto ottobre scorso, torna a "inchiodare" la politica sul dramma sovraffollamento nei penitenziari italiani. Non era e non è, ammonisce il capo dello Stato parlando a margine di un convegno al Senato proprio su amnistia e indulto, «un messaggio prendere o lasciare», perché il Parlamento «è assolutamente libero di fare le proprie scelte» ma un modo «per richiamare l'attenzione su un problema drammatico e un dovere ineludibile».

Ma di certo al Colle non sono soddisfatti della risposta a quell'appello urgente, visto che a due mesi dal formale richiamo trasmesso alle Camere (il primo in assoluto di Napolitano) non si è mosso ancora nulla. Tutto frenato anche da polemiche, accuse e sospetti sul possibile uso filo-Berlusconi di un'azione svuota-carceri. Ma dal ministro Cancellieri e anche dal presidente del Senato Grasso, entrambi presenti al dibattito di Palazzo Zuccari, ecco arrivare gli impegni.

Per la Guardasigilli l'emergenza carceraria è «al primo posto», annuncia un pacchetto di misure su carceri, processo penale e civile «in avanzata fase di preparazione» e che sarà portato quanto prima in Consiglio dei ministri con un decreto legge. Riguarderà soprattutto pena alternative al carcere e la durata dei processi.

La Cancellieri promette con forza «rispetteremo i termini della Corte di Strasburgo», annuncia un garante per i diritti dei detenuti, e non si sente affatto un ministro dimezzato dopo il caso Ligresti: «Ognuno la pensa come vuole, ma io non credo di aver perso credibilità». Per Pietro Grasso amnistia e indulto «devono sfuggire alle logiche di maggioranza », confermando di voler tenere fede all'impegno per una riforma della giustizia contratto all'atto della sua elezione a Palazzo Madama. Accusa: «Oggi in Italia ci sono troppe leggi "carcerogene", che creano nuovi reati e determinano altri condannati che non ha senso tenere in carcere, come i tossicodipendenti».

Il capo dello Stato ha ricordato che il suo messaggio alle Camere «indicava l'esigenza di misure strutturali per evitare un ulteriore e nuovo sovraffollamento delle carceri e anche la possibilità di un indulto o di un'amnistia, ma di un indulto». E cita il duro intervento dell'ex presidente della Consulta Gustavo Zagrebelsky, che ricorda come da 25 anni l'Italia non ha ancora introdotto il delitto di tortura, per cui «vuol dire che gli episodi di tortura vengono prescritti».

Il capo dello Stato si rifà alle parole di Zagrebelski, «che ha una lunga esperienza alla corte di Strasburgo, e che ha sostenuto essere l'indulto la sola misura capace di ottemperare alle fortissime raccomandazioni, per non dire intimazioni, della Corte nei confronti dell'Italia».

Però per Marco Pannella, anche lui presente al dibattito, «un indulto senza amnistia non avrebbe senso». Luigi Manconi, il senatore Pd che promosso il convegno, chiama comunque ad un forte impegno per rilanciare la battaglia. Accolto dalla Cancellieri che parla dell'amnistia e dell'indulto come di due misure «necessarie per favorire l'entrata
in vigore delle riforme di sistema, anticipandone alcuni effetti urgenti ». Verrà messa a regime la norma, per ora a tempo, varata dagli ex ministri Alfano e Severino, per cui chi deve scontare 18 mesi non va in carcere comunque.

Probabile anche il nuovo reato di piccolo spaccio modificato rispetto alla Fini-Giovanardi (che verrebbe anticipato rispetto al testo Ferranti sulla custodia cautelare). Ma soprattutto, nel decreto Cancellieri, viene portata da 3 a 4 anni la soglia di pena per poter essere affidati ai servizi sociali. Una misura che potrà avere un impatto importante in termini numerici sui detenuti.

 

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