1. NAPOLITANO, MESSAGGIO DI FINE ANNO COL BOTTO: SE FATE CADERE LETTA, MI DIMETTO 2. I CORAZZIERI DEL “CORRIERE” TRASMETTONO A QUEI ROMPICOJONI RENZI, GRILLO E BERLUSCONI LA “MINACCIA PESANTE, CONCRETA E CARICA DI INCOGNITE” DI RE GIORGIO 3. ECCOLA: ‘’SBAGLIA I CONTI CHI MAGARI PENSA DI LUCRARE QUALCHE VANTAGGIO ALLE URNE NELLA CONVINZIONE CHE, SE FRANASSE IN TEMPI BREVI LA NUOVA E PIÙ STRETTA MAGGIORANZA, COME PRIMA COSA SCIOGLIEREBBE LE CAMERE E MANDEREBBE IL PAESE AL VOTO. NO, NON È COSÌ. UN SIMILE “FAVORE” NON È DISPOSTO A FARLO. SE NE ANDREBBE LUI, INVECE. LASCIANDO TUTTI “NELL’IMBARAZZO” (EUFEMISMO PER “GRANDE GUAIO”) DI DOVERSI SCEGLIERE UN NUOVO PRESIDENTE ENTRO 15 GIORNI, CON QUESTO PARLAMENTO”

Marzio Breda per ‘Il Corriere della Sera'

Dopo la tempesta di segnali carichi d'ansia che tormentano gli italiani da quando è scoppiata la crisi, gli piacerebbe pronunciare parole in grado di ispirare fiducia. E si sforzerà di inserirne almeno un po', domani sera, il presidente della Repubblica, nel suo messaggio di Capodanno. Ma senza rinunciare a quel «linguaggio della verità» che da tempo rivendica come indispensabile per rendere tutti consapevoli della sfida che il Paese sta affrontando e per spiegare i propri passi.

Dovrebbe essere un messaggio più breve (forse sotto i 15 minuti) e diretto del solito. Con uno sforzo di semplificazione, diciamo così, espressiva, rispetto alla cifra istituzionale con cui si esprime sempre. Uno sforzo indispensabile, dato che per tradizione questo è un messaggio rivolto alle famiglie, alla gente comune.

Sarà un bilancio più agro che dolce, il suo. Con un richiamo, l'ennesimo, alla responsabilità dei partiti nella fase «eccezionale» che attraversiamo. E, di sicuro, con un memorandum sul patto che i partner delle «larghe intese», compreso il Berlusconi poi uscito dalla coalizione, s'impegnarono a onorare davanti a lui, all'atto di nascita del governo Letta: fare le riforme. In primo luogo quella della legge elettorale, divenuta ancor più indilazionabile dopo che la Consulta ha messo tutti in mora con una sentenza che ha alzato impietosamente il velo sull'inaffidabilità della classe politica.

Il capo dello Stato l'ha lasciato intendere con chiarezza nell'udienza al Quirinale del 16 dicembre «con i rappresentanti delle istituzioni, delle forze politiche e della società civile»: se si continuerà a «pestare l'acqua nel mortaio», ne trarrà le conseguenze. Vale a dire che, come ha ripetuto a quanti lo hanno incontrato nelle ultime ore, potrebbe dimettersi.

Minaccia pesante, concreta e carica di incognite. Infatti, sbaglia i conti chi magari pensa di lucrare qualche vantaggio alle urne nella convinzione che, se franasse in tempi brevi la nuova - e più stretta - maggioranza, come prima cosa scioglierebbe le Camere e manderebbe il Paese al voto. No, non è così. Un simile «favore» non è disposto a farlo.

Se ne andrebbe lui, invece. Lasciando tutti «nell'imbarazzo» (eufemismo che sta per «grande guaio») di doversi scegliere un nuovo presidente entro 15 giorni, con questo Parlamento. L'alternativa seria, dal punto di vista di Napolitano, è mettersi al lavoro. Cambiando il sistema elettorale abbastanza in fretta e senza lasciarsi inchiodare dal paralizzante «amletismo delle soluzioni», che nessuno può prevedere a quale famiglia partitica potrebbero davvero portare vantaggio. E prevedendo pure il corredo di alcune parallele riforme di carattere costituzionale.

Il pasticcio accaduto nei giorni scorsi con il decreto salva Roma, ad esempio, dimostra per lui l'urgenza di una serie di ben congegnati ritocchi alla Carta, nel senso di rendere più efficace l'azione degli esecutivi. Per raffronto, infatti, il capo dello Stato ricorda l'epoca in cui Franco Bassanini, ministro per la Funzione pubblica, costruì un utile processo di delegificazione grazie al quale si trovò la maniera di non passare sempre attraverso il faticoso percorso dei disegni di legge (che ovviamente proteggono di più l'azione del governo), sostituendoli con provvedimenti amministrativi e leggi-delega. Oggi si è tornati alla vecchia prassi, con un carico di legificazione eccessiva. Tale da penalizzare le performance di Palazzo Chigi. Ecco perché, a suo avviso, bisognerebbe snellire procedure e sistema con qualche mirata riforma anche sul fronte del processo legislativo.


Non è detto che Napolitano ne parli in maniera esplicita, nel messaggio in diretta tv. Tuttavia anche questo capitolo è fra quelli che gli stanno a cuore, al pari di altre correzioni costituzionali per cambiare il nostro - ormai quasi paralizzante - bicameralismo paritario e per ridurre il numero dei parlamentari.

Il tema, insomma, rientra tra le questioni che più lo preoccupano e che dovrebbero aver ispirato la stesura del suo messaggio, sul quale è ancora in corso l'ultima limatura. Un sottofondo di umori più o meno tesi, lievitati su tanti diversi snodi critici.

Su tutti campeggiano gli interrogativi sulla tenuta dell'esecutivo: i numeri attuali sono sufficienti a garantire la navigazione e, a quanto pare, Matteo Renzi gli ha assicurato di non volerlo sabotare, ma è un fatto che il continuo gioco di interdizioni rende ogni giorno la vita difficile a Enrico Letta. E c'è poi un motivo di amarezza personale, per il presidente: il crescendo di attacchi politico-mediatici di cui è bersaglio e contro i quali si sente poco difeso.

Anche qui, per chi lo conosce, c'è da aspettarsi qualche cenno di autodifesa e di denuncia, associato a un comprensibile scatto d'orgoglio. Perché certe accuse - di eccessivo interventismo, di supplenza indebita, di forzature nella prassi, addirittura di manovre per farsi rieleggere - sono per lui «uno spudorato rovesciamento della realtà». Dopotutto sono stati i leader dei partiti a bussare alla sua porta e a chiedergli di rimanere.

 

QUIRINALE CERIMONIA PER LO SCAMBIO DI AUGURI CON LE ALTE CARICHE DELLO STATO NAPOLITANO LETTA BOLDRINI GRASSO napolitano letta renzi LETTA E napolitano MERKEL BERLUSCONI NAPOLITANO NAPOLITANO E TESTA BERLUSCONI napolitano renzi letta MATTEO RENZI E GIORGIO NAPOLITANOFranco Bassanini e Giuliano Amato

Ultimi Dagoreport

ing banca popolare di sondrio carlo cimbri steven van rijswijk andrea orcel - carlo messina

DAGOREPORT: OPA SU OPA, ARRIVEREMO A ROMA! - AVVISO AI NAVIGATI! LE ACQUISIZIONI CHE STANNO INVESTENDO IL MERCATO FINANZIARIO HANNO UN NUOVO PLAYER IN CAMPO: IL COLOSSO OLANDESE ING GROUP È A CACCIA DI BANCHE PER CRESCERE IN GERMANIA, ITALIA E SPAGNA - ED ECCO CHE SULLE SCRIVANIE DEI GRANDI STUDI LEGALI COMINCIANO A FARSI LARGO I DOSSIER SULLE EVENTUALI ‘’PREDE’’. E NEL MIRINO OLANDESE SAREBBE FINITA LA POP DI SONDRIO. SÌ, LA BANCA CHE È OGGETTO DEL DESIDERIO DI BPER DI UNIPOL, CHE HA LANCIATO UN MESE FA UN’OPS DA 4 MILIARDI SULL’ISTITUTO VALTELLINESE - GLI OLANDESI, STORICAMENTE NOTI PER LA LORO AGGRESSIVITÀ COMMERCIALE, APPROFITTERANNO DEI POTERI ECONOMICI DE’ NOANTRI, L’UNO CONTRO L’ALTRO ARMATI? DIFATTI, IL 24 APRILE, CON IL RINNOVO DEI VERTICI DI GENERALI, LA BATTAGLIA SI TRASFORMERÀ IN GUERRA TOTALE CON L’OPA SU MEDIOBANCA DI MPS-MILLERI-CALTAGIRONE, COL SUPPORTO ATTIVO DEL GOVERNO - ALTRA INCOGNITA: COME REAGIRÀ, UNA VOLTA CONFERMATO CARLO MESSINA AL VERTICE DI BANCA INTESA, VEDENDO IL SUO ISTITUTO SORPASSATO NELLA CAPITALIZZAZIONE DAI PIANI DI CONQUISTA DI UNICREDIT GUIDATA DAL DIABOLICO ANDREA ORCEL? LA ‘’BANCA DI SISTEMA’’ IDEATA DA BAZOLI CORRERÀ IL RISCHIO DI METTERSI CONTRO I PIANI DI CALTA-MILLERI CHE STANNO TANTO A CUORE A PALAZZO CHIGI? AH, SAPERLO…

andrea orcel giuseppe castagna anima

DAGOREPORT LA CASTAGNA BOLLENTE! LA BOCCIATURA DELL’EBA E DI BCE DELLO “SCONTO DANESE” PER L’ACQUISIZIONE DI ANIMA NON HA SCALFITO LE INTENZIONI DEL NUMERO UNO DI BANCO BPM, GIUSEPPE CASTAGNA, CHE HA DECISO DI "TIRARE DRITTO", MA COME? PAGANDO UN MILIARDO IN PIÙ PER L'OPERAZIONE E DANDO RAGIONE A ORCEL, CHE SI FREGA LE MANI. COSÌ UNICREDIT FA UN PASSO AVANTI CON LA SUA OPS SU BPM, CHE POTREBBE OTTENERE UN BELLO SCONTO – IL BOTTA E RISPOSTA TRA CASTAGNA E ORCEL: “ANIMA TASSELLO FONDAMENTALE DEL PIANO DEL GRUPPO, ANCHE SENZA SCONTO”; “LA BCE DICE CHE IL NOSTRO PREZZO È GIUSTO...”

bpm giuseppe castagna - andrea orcel - francesco milleri - paolo savona - gaetano caltagirone

DAGOREPORT – IL GOVERNO RECAPITA UN BEL MESSAGGIO A UNICREDIT: LA VALUTAZIONE DELL’INSOSTENIBILE GOLDEN POWER SULL’OPA SU BPM ARRIVERÀ IL 30 APRILE. COME DIRE: CARO ORCEL, VEDIAMO COME TI COMPORTERAI IL 24 APRILE ALL’ASSEMBLEA PER IL RINNOVO DI GENERALI - E DOPO IL NO DELLA BCE UN’ALTRA SBERLA È ARRIVATA AL DUO FILO-GOVERNATIVO CASTAGNA-CALTAGIRONE: ANCHE L’EBA HA RESPINTO LO “SCONTO DANESE” RICHIESTO DA BPM PER L’OPA SU ANIMA SGR, DESTINATO AD APPESANTIRE DI UN MILIARDO LA CASSA DI CASTAGNA CON LA CONSEGUENZA CHE L’OPA DI UNICREDIT SU BPM VERRÀ CESTINATA O RIBASSATA - ACQUE AGITATE, TANTO PER CAMBIARE, ANCHE TRA GLI 7 EREDI DEL COMPIANTO DEL VECCHIO…

gesmundo meloni lollobrigida prandini

DAGOREPORT - GIORGIA È ARRIVATA ALLA FRUTTA? È SCESO IL GELO TRA LA FIAMMA E COLDIRETTI (GRAN SOSTENITORE COL SUO BACINO DI VOTI DELLA PRESA DI PALAZZO CHIGI) - LA PIU' GRANDE ORGANIZZAZIONE DEGLI IMPRENDITORI AGRICOLI (1,6 MILIONI DI ASSOCIATI), GUIDATA DAL TANDEM PRANDINI-GESMUNDO, SE È TERRORIZZATA PER GLI EFFETTI DEVASTANTI DEI DAZI USA SULLE AZIENDE TRICOLORI, E' PIU' CHE IRRITATA PER L'AMBIVALENZA DI MELONI PER LE MATTANE TRUMPIANE - PRANDINI SU "LA STAMPA" SPARA UN PIZZINO ALLA DUCETTA: “IPOTIZZARE TRATTATIVE BILATERALI È UN GRAVE ERRORE” - A SOSTENERLO, ARRIVA IL MINISTRO AGRICOLO FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, UN REIETTO DOPO LA FINE CON ARIANNA: “I DAZI METTONO A RISCHIO L'ALLEANZA CON GLI USA. PUÒ TRATTARE SOLO L'EUROPA” – A BASTONARE COLDIRETTI, PER UN “CONFLITTO D’INTERESSI”, CI HA PENSATO “IL FOGLIO”. UNA STILETTATA CHE ARRIVA ALL'INDOMANI DI RUMORS DI RISERVATI INCONTRI MILANESI DI COLDIRETTI CON RAPPRESENTANTI APICALI DI FORZA ITALIA... - VIDEO

autostrade matteo salvini giorgia meloni giancarlo giorgetti roberto tomasi antonino turicchi

TOMASI SÌ, TOMASI NO – L’AD DI ASPI (AUTOSTRADE PER L’ITALIA) ATTENDE COME UN’ANIMA IN PENA IL PROSSIMO 17 APRILE, QUANDO DECADRÀ TUTTO IL CDA. SE SALVINI LO VUOL FAR FUORI, PERCHÉ REO DI NON AVER PORTARE AVANTI NUOVE OPERE, I SOCI DI ASPI (BLACKSTONE, MACQUARIE E CDP) SONO DIVISI - DA PARTE SUA, GIORGIA MELONI, DAVANTI ALLA FAME DI POTERE DEL SUO VICE PREMIER, PUNTA I PIEDINI, DISPETTOSA: NON INTENDE ACCETTARE L’EVENTUALE NOME PROPOSTO DAL LEADER LEGHISTA. DAJE E RIDAJE, DAL CAPPELLO A CILINDRO DI GIORGETTI SAREBBE SPUNTATO FUORI UN NOME, A LUI CARO, QUELLO DI ANTONINO TURICCHI….

mario draghi ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - AVVISO AI NAVIGANTI: IL DISCORSO DI MARIO DRAGHI A HONG KONG ERA UNA TIRATA D’ORECCHIE A BRUXELLES E ALLA DUCETTA DELLE "DUE STAFFE" - PER "MARIOPIO", SE TRUMP COSTRUISCE UN MURO TARIFFARIO INVALICABILE, È PREFERIBILE PER L'EUROPA TROVARE ALTRI SBOCCHI COMMERCIALI (CINA E INDIA), ANZICHE' TIRAR SU UN ALTRO MURO – SUL RIARMO TEDESCO, ANCHE GLI ALTRI PAESI DELL'UNIONE FAREBBERE BENE A SEGUIRE LA POLITICA DI AUMENTO DELLE SPESE DELLA DIFESA - IL CONSIGLIO A MELONI: SERVE MENO IDEOLOGIA E PIÙ REAL POLITIK  (CON INVITO A FAR DI NUOVO PARTE DELL'ASSE FRANCO-TEDESCO), ALTRIMENTI L’ITALIA RISCHIA DI FINIRE ISOLATA E GABBATA DA TRUMP CHE SE NE FOTTE DEI "PARASSITI" DEL VECCHIO CONTINENTE...