NE RESTERA' SOLTANO UNO: MELONI E SALVINI NON SI PARLANO DA DOPO LA VICENDA COPASIR - IL LEGHISTA E' STATO MESSO IN CRISI DALLA DECISIONE DELLA "DUCETTA" DI RESTARE ALL'OPPOSIZIONE - LUI FA IL MARAMALDO IN MAGGIORANZA MA LEI GLI ROSICCHIA CONSENSI, PERCHE' STANDO FUORI DAL GOVERNO PUO' "OSARE" DI PIU' (COME AVVENUTO SUL MINISTRO SPERANZA E SUL COPRIFUOCO) - IL PIANO DI SALVINI IN EUROPA: UN MAXI GRUPPO DELLE DESTRE LASCIANDO FUORI SOLO I TEDESCHI DI AFD E SVUOTANDO "ECR" DI CUI E' PRESIDENTE LA MELONI
Marco Cremonesi e Paola Di Caro per il "Corriere della Sera"
La strategia del «più uno» e quella del «più avanti». La rincorsa reciproca tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini è da sempre negata con sdegno dai protagonisti: «Sono i giornalisti che non sanno che cosa scrivere». Al momento, la competizione sembra giovare soprattutto a lei, premiata dai sondaggi e, dall'opposizione, con un campo di gioco più facile: la scelta comunque rischiosa di non entrare al governo ha portato FdI ad un clamoroso 18%. Voti con ogni probabilità erosi alla Lega.
Lo spazio lasciato libero all'opposizione si è dimostrato ampio, e la Meloni non fatica a riempirlo con la tattica del «più uno». Salvini esalta le riaperture, attribuendosene il merito? Lei si lamenta perché sono troppo poche. Salvini critica Speranza? Lei presenta una mozione di sfiducia, che si voterà in Senato domani.
giorgia meloni saluta matteo salvini foto di bacco
Salvini raccoglie le firme per una petizione popolare contro il coprifuoco? E lei oggi costringerà il Parlamento a votare un ordine del giorno in cui se ne chiede l'abolizione.
Insomma, nel tiro alla fune Meloni prova ogni giorno a portare Salvini un passo oltre, sul terreno instabile che avvicina pericolosamente lo scontro con Draghi. E ad allontanarlo dai ministri leghisti che vivono male la strategia della «forza di lotta e di governo», irrisa quotidianamente dagli alleati del momento, da Letta a Conte, con i loro «state dentro o fuori? Decidetevi».
Il segretario leghista è invece da sempre assai abile nel giocare con i tempi e lanciare la palla più avanti: lo sanno bene i Cinque Stelle che impazzivano quando lui rinviava questioni cruciali innescando la guerra di nervi. E così, oggi sulle due insidiose iniziative parlamentari di Meloni, Salvini allunga la palla: «La mozione? Prima la leggo. Sto preparando il discorso sul Recovery plan, oggi si sceglie in Parlamento sui 200 miliardi».
E intanto cerca di cucire con Forza Italia: oggi il segretario incontrerà lo stato maggiore azzurro. In questa maggioranza a geometria variabile, l'idea leghista è che qualunque decisione sia presa su Speranza, sia da condividere con i berlusconiani. Obiettivo, evidenziare l'isolamento di Meloni non soltanto dalla maggioranza, ma dal centrodestra.
giorgia meloni matteo salvini antonio tajani a catania 1
Lei, la leader di FdI, ogni volta che glielo si chiede allarga le braccia: «Siamo opposizione, che altro dovremmo fare?». E sta bene attenta a non entrare direttamente nello scontro. I suoi fanno notare come sia stato Salvini pochi giorni fa a prendersela con lei in tivù, ad accusarla di fare un gioco facile. Lei, nei colloqui riservati ai suoi ha dato la linea: «Non accettate provocazioni, non replicate. Salvini sa bene che il vero problema per lui non sono io, ma è Draghi. Gliel'ho detto: "Draghi non farà mai una politica di centrodestra, non ne ha alcun interesse. Fai un errore ad entrare al governo"».
Il fatto è che Meloni e Salvini al momento non si parlano da dopo la vicenda Copasir. Per questo, anche per mettere sul tavolo i tanti dossier aperti, Meloni insiste: serve «un incontro».
Anche sull'atteggiamento da tenere rispetto al governo: «Abbiamo detto, e lo ribadiamo - aggiunge Ignazio La Russa - che sarebbe utile un coordinamento tra le forze di centrodestra, avevamo proposto un intergruppo parlamentare. Nemmeno ci hanno risposto...». E poi per parlare di candidati alle Amministrative, sui quali non è arrivato né un veto né tantomeno un sì da FdI e «senza di noi è difficile candidare qualcuno a Roma o a Milano con chance di vittoria...». Salvini giusto ieri ha lanciato avanti i tempi per la decisione facendo capire che il confronto è tutto da costruire: «Entro metà maggio».
Altro campo di sfida importante, l'Europa. Qui a giocare d'anticipo è stato il segretario leghista, che ha incontrato il premier ungherese Orban insieme a quello polacco Morawiecki. Il quale però appartiene all' eurogruppo Ecr di cui è presidente Giorgia Meloni. Obiettivo del segretario leghista è una fusione tra le forze oggi divise della destra europea, lasciando fuori soltanto i tedeschi di Afd e cercando di esercitare attrazione verso parti del Ppe. A quel punto, Salvini potrebbe aspirare a presentarsi come leader e cofondatore di una destra con ambizioni di lungo periodo.
La strada è complicata - importanti saranno le elezioni in Germania del prossimo autunno - ma d' altronde lo stesso Salvini non ha troppa fretta: sarebbe complicato essere il leader di un gruppo esplicitamente euroscettico da sostenitore di un governo esplicitamente europeista.
E dunque Meloni va dritta per la sua strada, sapendo che - oggi - la sua posizione è win-win: se Salvini riaprirà il dialogo e ricomincerà a trattare, sarà un rapporto non più tra capo e «sottoposto», ma tra due possibili leader della coalizione. Se continua a negarsi e di fatto a duellare con Fratelli d'Italia sul terreno dell'opposizione, come sempre in politica il vantaggio lo avrà chi in quel ruolo è più credibile. Chi, come dicono in FdI, ha «rinunciato alle poltrone. Ed è stato coerente».