NEL 2012 SARANNO KAZY PER SARKOZY! - NONOSTANTE IL NANO FRANCESE FACCIA SU E GIU’ PER LA FRANCIA (A SPESE DELLO STATO) PER GUADAGNARE CONSENSI, I SONDAGGI DANNO FAVORITO IL CANDIDATO SOCIALISTA HOLLANDE - CON LA DISOCCUPAZIONE AI MASSIMI DAL ’99, LA TRIPLA “A” IN BILICO E UNA POPOLARITÀ CHE OSCILLA, IL DISCORSO ALLA NAZIONE DEL 31 SI ANNUNCIA DIFFICILE - ORA CHE INTRAVEDE LA SUA POSSIBILE FINE, IL PORTA-PANNOLINI DI CARLÀ HA SMESSO DI FARE IL VIVEUR E VUOLE “RIPRESIDENZIALIZZARSI” - MA IL 29% DEI FRANCESI È CONVINTO CHE NÉ LUI NÉ NESSUN ALTRO RISOLVERÀ I PROBLEMI DEL PAESE…

Alberto Mattioli per "La Stampa"

Per Nicolas Sarkozy, l'ultimo sondaggio dell'anno è come quelli precedenti: pessimo. Questa volta è stato il quotidiano cattolico «La Croix» a chiedere agli elettori chi, fra i candidati all'Eliseo, propone le migliori soluzioni per le loro preoccupazioni quotidiane, anche in Francia in vertiginoso aumento per tutti. Bene: come solutore più abile, in testa c'è sempre il candidato socialista, François Hollande, con il 24%. Sarkozy è secondo al 20%, Marine Le Pen terza al 16% (ma prima con il 26% fra gli elettori delle «categorie socioprofessionali sfavorite») e il centrista François Bayrou, il terzo incomodo del 2007, quarto al 15%. Seguono il candidato della sinistra più a sinistra, Jean-Luc Mélenchon, con il 9%, la candidata dei Verdi, Eva Joly, con il 7%, e l'arcinemico di Sarkò, l'ex premier Dominique de Villepin, con il 3%.

Però il vero numero sorprendente è la percentuale di chi ha risposto che «nessuno» dei candidati risolverà i suoi guai: il 29%. Insomma, quello degli scettici resta il primo partito francese, a conferma del fatto che, a 114 giorni dal voto, il dibattito politico appare sbiadito, confuso e soprattutto noiosissimo. Hollande resta in testa più per i demeriti di Sarkozy che per i meriti suoi. E del resto, fra i litigi con gli alleati Verdi, le incertezze su pensioni e nucleare e la mancanza di un'idea forte da imporre a una pubblica opinione disincantata, la sua campagna non decolla. Quella di Sarkozy nemmeno, anche perché il Presidente non ha ancora ufficialmente annunciato che si candiderà alla sua successione. Lo farà non prima di metà febbraio o di inizio marzo. Però parla già come un candidato, tanto che i socialisti hanno chiesto che fra le sue spese di campagna siano conteggiate quelle, per ora a carico dello Stato, delle sue incessanti visite su e giù per la Francia: se Dio è in ogni luogo, Sarkò ci è appena passato.

Per le feste, è rimasto a Parigi, a casa di Carlà nel XVI arrondissement. Qui coccola Giulia, che ha appena compiuto due mesi, legge «Limonov» di Emmanuel Carrère e si fa proiettare il film muto «The Artist», candidato francese all'Oscar. E soprattutto lavora al discorso di Capodanno alla Nazione: sei-otto minuti domani in prima serata, a reti (quasi) unificate e in leggera differita per evitare imprevisti. Con la disoccupazione ai massimi storici dal '99, la tripla A francese che sta come d'autunno sugli alberi le foglie e una popolarità che oscilla, a seconda dei sondaggi, dal 33% al 38%, il sermone del 31 si annuncia difficile, un esercizio di equilibrismo fra pessimismo della ragione e ottimismo della volontà.

Però è certo che Sarkò non mollerà fino all'ultimo. Domenica inizierà la corvée dei «voeux», gli auguri, tipica mania nazionale che obbliga chiunque ricopra una carica pubblica, e figuriamoci quella più importante, a frenetici spostamenti per fare gli auguri a ogni categoria socioprofessionale. Poi il 18 ci sarà il vertice sull'impiego, perché l'inquilino dell'Eliseo sa benissimo che è sulla disoccupazione che si giocherà la possibilità di restarci.

Sarkozy starebbe anche meditando un gran colpo mediatico. Da quando ha conquistato la presidenza, è perseguitato per i suoi inizi «bling bling», la famigerata cena al Fouquet's la sera della vittoria, l'ancor più famigerata crociera sullo yacht del miliardario Bolloré, le foto con Carlà a Eurodisney e via folleggiando. Ma, come ha detto nell'ultima intervista che ha concesso, «la presidenza e le prove cambiano un uomo». Quindi, fa trapelare il suo entourage, vuole «mettersi a nudo» con «un'iniziativa personale forte», «un'operazione verità» per «ripresidenzializzarsi». Penserebbe o a una lettera ai francesi, come quella che mandò Mitterrand nel 1988, o a un libro, come Chirac nel '95 (e, incidentalmente, Berlusconi). Intanto è andato in visita a uno dei «restos du coeur», le mense dove i poveri mangiano gratis. Decisamente, non è più tempo di Fouquet's.

 

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