NEL PD ORMAI ANCHE PER FARE PIPI’ TOCCA FARE LE PRIMARIE E LA GENTE NE HA LE URNE PIENE

Paolo Boccacci e Mauro Favale per "la Repubblica"

Prima le polemiche sui troppi candidati (erano in 8, sono finiti in 6), poi quelle sui manifesti abusivi con tanto di appello al comitato dei garanti, insulti incrociati, richieste di espulsione dalla gara e multe: a Roma, da tre settimane, è scontro senza precedenti per la scelta del candidato sindaco del centrosinistra che dovrà sfidare l'uscente Gianni Alemanno, il grillino Marcello De Vito e l'outsider Alfio Marchini.

Eppure, la paura principale si chiama "scarsa partecipazione". In una parola: flop. A 72 ore dall'apertura dei 256 seggi (tra sedi di Pd e Sel e gazebo) si moltiplicano gli appelli per attrarre elettori. Ieri sono scesi in campo Pierluigi Bersani e Nicola Zingaretti: «La mia aspettativa e il mio auspicio - afferma il primo - è che la gente domenica vada a votare». «Tutti alle urne - sostiene il secondo - perché è importante liberare
Roma e ridare un futuro a questa città».

Per l'affluenza, fissata a bassa voce dai dirigenti del Pd, la linea rossa è di 100.000 elettori. Lontani dai 170 mila in fila davanti a gazebo e circoli per la sfida di dicembre tra Bersani e Renzi. Dei big nessuno si sbilancia e così i 6 sfidanti restano senza sponsor eccellenti. Intanto, mentre si attendono tra oggi e sabato tre confronti diretti (su
Youdem, SkyTg24 e in un teatro cittadino) i candidati con più chance (il senatore Ignazio Marino, l'ex ministro Paolo Gentiloni e l'europarlamentare David Sassoli) e gli altri con meno speranze (l'ex assessore provinciale, Patrizia Prestipino, la consigliera comunale di Sel, Gemma Azuni e il giovane del Psi, Mattia Di Tommaso) se le danno di santa ragione.

Marino continua ad attaccare Sassoli, accusandolo di aver «imbrattato Roma» con migliaia di manifesti abusivi. Lui si difende: «Ai nostri volontari è stato detto
di affiggerli solo nei luoghi consentiti. In caso di errori, siamo pronti a darne conto». «Affissioni "a sua insaputa": è come Scajola », ribatte l'altro. Ecco, il clima è
questo.

Poi ci sono le alleanze, l'altro grande tema di scontro, con Gentiloni e Sassoli che se la prendono con Marino: «Le vuole dal Pd a Ingroia, invece dobbiamo guardare anche al centro, ai moderati e anche all'ex assessore di Alemanno, Umberto Croppi». Con un occhio buttato anche sull'imprenditore Marchini. Marino replica con non-chalance:
«Sinistra è bello: se vuole dire lotta al cemento e servizi per tutti, io sono di sinistra».

Le idee per la città? Sommerse sotto le polemiche. A emergere maggiormente c'è il dubbio lasciato serpeggiare dagli avversari del senatore: che probabilità ha di vincere a Roma un candidato così apertamente favorevole a coppie di fatto e testamento biologico? Fatto sta che Marino aggancia Sel, personaggi dello spettacolo (da Alessandro Gassman a Ennio Morricone a Marco Bellocchio) e perfino l'ala più movimentista, quella di Action, che difende le occupazioni delle case.

Sassoli, invece (in campo per Roma fin da ottobre) incassa l'appoggio del suo grande sponsor, Dario Franceschini, e a livello locale di gran parte dei consiglieri comunali di fede bersaniana. Elemento non trascurabile, considerando il bottino del segretario conquistato alle primarie contro Renzi in città, con quasi il 70%.

Il sindaco di Firenze, da parte sua, tra oggi e domani dovrebbe fare un appello al voto per Gentiloni, in buoni rapporti anche col Vaticano da quando fece l'assessore al Giubileo con la giunta Rutelli. E forse capace di attrarre il voto moderato, giocando la carta della conoscenza della macchina amministrativa. Le truppe, insomma, sono schierate. Per la prima volta sono ammessi al voto i sedicenni. Un passo in più verso le tanto agognate «primarie aperte», ma anche un segnale della paura di trovare alla fine nelle
urne pochi voti.

 

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