beppe grillo di battista di maio fico

“SIAMO STATI ASFALTATI, LEGA E FORZA ITALIA CONTANO PIU’ DI NOI” - NELLE CHAT GRILLINE E’ PARTITO UN COMPRENSIBILE PSICODRAMMA DOPO LA LISTA DEI MINISTRI DI DRAGHI: “D’INCA’ E PATUANELLI SONO DUE CASELLE IN PIU’ PER IL PD. NON ABBIAMO PIÙ MINISTERI DI PESO, MA SOLO DI FACCIATA” - BARBARA LEZZI ATTACCA: “IL SUPER MINISTERO CHIESTO DA BEPPE GRILLO NON C'È. IL MINISTERO DELL'AMBIENTE NON SARÀ FUSO CON IL MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO” - L’IDEA DI CONTESTARE IL VOTO SU ROUSSEAU: QUANTO REALIZZATO DA DRAGHI È DIVERSO DA CIO’ CHE ERA SCRITTO NEL QUESITO…

GRILLO FICO DI MAIO DI BATTISTA

Emanuele Buzzi per il “Corriere della Sera”

 

I Cinque Stelle barcollano paurosamente. L' ombra della scissione diventa più concreta dopo l' annuncio della lista dei ministri del governo Draghi. I senatori protestano e chiedono una riunione d' urgenza a Vito Crimi (che la stoppa in prima battuta) per valutare la fiducia Draghi. La squadra di governo spacca il M5S.

 

federico dinca

Il Movimento conferma Luigi Di Maio e Federico D'Incà agli Esteri e ai Rapporti con il Parlamento, vede ancora nell' esecutivo la presenza di Fabiana Dadone (che va alle Politiche giovanili) e di Stefano Patuanelli (all' Agricoltura) e il tecnico Roberto Cingolani strappa il ministero della Transizione ecologica (c'è chi considera nel novero Enrico Giovannini, ora ai Trasporti e già ministro con Letta). In chat scorre il veleno. C' è chi mette in bilico la fiducia: «Tutti convinti di votare questo governo?». Chi mastica amaro: «Siamo stati asfaltati».

 

la ministra della pa Fabiana Dadone

«La Lega e Forza Italia tra poco contano più di noi». «Ci hanno trattato come la Grecia». E in effetti sono due i sentimenti che attraversano la truppa M5S: anzitutto «un senso di umiliazione», come commenta un big, e poi la delusione per alcune conferme. In primis quelle di D'Incà (che è considerato vicino a Roberto Fico) e Patuanelli (che rappresenta i contiani). «Sono due caselle in più per il Pd», c'è chi commenta sarcastico. «Situazione vomitevole», c' è chi si sfoga.

 

«Non abbiamo più ministeri di peso, ma solo di facciata», dice chi insiste. «Avevamo basse aspettative, ma così ci stiamo sotterrando». L'ala sudista si lamenta della poca rappresentanza (3 ministri su 4 sono del Nord). In serata la protesta monta. Diverse decine di senatori, si dice una trentina, sono sul piede di guerra.

 

ROBERTO CINGOLANI

Nel mirino finiscono l'immancabile Crimi (che plaude il governo: «Il Movimento garantirà il suo sostegno all' esecutivo con lealtà e correttezza»), ma anche Beppe Grillo per le trattative condotte. Proprio il garante - rivela l'Adnkronos - ha chiamato i big per festeggiare il varo del ministero della Transizione ecologica. Il nome di Cingolani (che ha fondato nel 2005 l'Istituto italiano di Tecnologia di Genova), ha ricordato Grillo, è stato fatto proprio da lui al premier incaricato.

BARBARA LEZZI 1

 

Ma mentre il garante festeggia, i ribelli insorgono. Barbara Lezzi attacca: «Il super ministero chiesto da Beppe Grillo non c'è. Il ministero dell' Ambiente non sarà fuso con il ministero dello Sviluppo economico». E dice: «Non abbiamo votato per questo sulla piattaforma Rousseau». Sulla stessa linea si muovono anche i senatori Nicola Morra e Elio Lannutti. La senatrice salentina potrebbe presentare richiesta formale per contestare il voto online, proprio perché quanto realizzato da Draghi è diverso da quanto scritto nel quesito.

 

Una mossa per potere votare no alla fiducia senza incorrere nel rischio di espulsione.

DI MAIO DI BATTISTA GRILLO FICO

I critici riflettono sul da farsi. Sono 2-3 senatori e 8-10 deputati pronti a passare all' opposizione, ma in realtà la fronda è più ampia. E si confronterà. Nel weekend è previsto un incontro online che vedrà la partecipazione di 11 senatori e 25 deputati. Oggetto del vertice: il no in Aula a Draghi e le eventuali conseguenze. Insomma, la scissione diventa più di un' ombra. Max Bugani con «Qualcuno era 5 Stelle» fa il verso a Giorgio Gaber per commentare il momento amaro.

 

Chi invece ha appena lasciato, ossia Alessandro Di Battista commenta la squadra con un laconico: «Ne valeva la pena?». Prima picconata ai suoi ex colleghi. Di Battista, raccontano i ben informati è «tranquillo».

 

ALESSANDRO DI BATTISTA DICE ADDIO AL M5S DALLA CUCINA

Nei giorni scorsi l'ex deputato avrebbe avuto - serpeggiano le indiscrezioni tra i Cinque Stelle - un duro confronto con Grillo per le diverse posizioni dei due in merito al sostegno a Draghi. Dopo il video dello strappo dal Movimento - raccontano le stesse fonti - tra il garante e quello che veniva bollato come il suo erede nel Movimento non ci sarebbero stati contatti. L'ex deputato - intercettato dai cronisti - invece dichiara di apprezzare le dichiarazioni al Corriere di Davide Casaleggio nei suoi confronti e parla della telefonata con Di Maio: «Ho sentito Luigi, i rapporti sono sereni. Nell' eventualità il governo Draghi dovesse fare delle cose buone, io le sosterrò».

 

Poi commenta l' esito della consultazione su Rousseau: «I 30 mila che hanno votato no?

ALESSANDRO DI BATTISTA BEPPE GRILLO

Non sono mica patrimonio mio, ma iscritti raziocinanti che hanno fatto le loro scelte.

Io sono uno di loro, non sono il capo di nessuno». Intanto la socia della piattaforma, Enrica Sabatini, prefigura un futuro politico con l' ex deputato: «Chi ha la stessa missione, troverà il modo di camminare insieme». Il futuro, insomma, è un' incognita con varie opzioni.

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…