DI MAIO NON FARE L’INDIANO – IL 15 SETTEMBRE L’ILVA NON AVRÀ PIÙ UN EURO IN CASSA, MA NON C’È NESSUN PASSO IN AVANTI NELLA TRATTATIVA CON ARCELOR MITTAL – IL VICEPREMIER NON VUOLE ESUBERI E PUNTA AD ANNULLARE LA GARA: MA COMUNQUE SERVIRANNO ALMENO 30 MILIONI AL MESE
N.L. per “la Stampa”
«Da parte di Arcelor Mittal non ci sono passi in avanti». Il ministro dello Sviluppo Luigi Di Maio esce dall' incontro con i sindacati e la multinazionale senza alcun risultato tra le mani.
Mancano ancora pochi giorni alla scadenza del termine del 15 settembre, quando l' Ilva non avrà più un euro in cassa e una soluzione per chiudere la trattativa con l' acquirente appare ancora lontana.
«Non ci sono le condizioni per far ripartire il tavolo se Mittal non batte un colpo», attacca Di Maio secondo cui il piano dell' azienda, soprattutto rispetto al tema occupazionale, «non può soddisfare le nostre esigenze».
Se finora infatti è stata trovata un' intesa sul piano ambientale, sugli esuberi è ancora tutto in alto mare. Nell' acciaieria lavorano 13.500 dipendenti e di questi il colosso Arcelor Mittal è pronto a prenderne 10 mila: ma il governo chiede di fare molto di più.
L' azienda comunque continua a dirsi pubblicamente fiduciosa, nonostante la situazione non sia affatto facile. L' incontro «ha consentito la ripresa del dialogo. Per questo lo riteniamo positivo», spiega la multinazionale in una nota.
I prossimi giorni dunque serviranno «all' approfondimento delle rispettive posizioni, alla verifica di questioni tecniche e legali e alla definizione di successive ipotesi di lavoro in modo da potersi incontrare nuovamente a breve su basi più efficaci».
michele emiliano carlo calenda
Trattativa in bilico
Intanto per oggi il ministro ha promesso che invierà «la richiesta di parere in autotutela all' Avvocatura dello Stato per quanto riguarda l' annullamento della gara», in merito ai dubbi che sono stati sollevati dall' Anac sulla procedura di affidamento dell' acciaieria e che per Di Maio rappresentano ancora un' incognita sull' eventuale annullamento della procedura.
Il ministro infatti ha scelto di mantenere aperte due strade: la trattativa con Arcelor Mittal e l' eventuale annullamento della gara, che richiederebbe poi una seconda procedura, molto costosa, visto che l' Ilva da metà settembre avrà bisogno di almeno 30 milioni al mese per continuare a produrre. Il ministro comunque si dà una scadenza: «Spero prima di metà agosto di trovare una risposta ai dubbi che ci sono sulla procedura e che ci siano i presupposti per convocare nuovamente azienda e sindacati e favorire il dialogo».
Preoccupati i rappresentanti dei lavoratori. Per Marco Bentivogli, segretario generale della Fim, «il governo non ha sciolto i nodi di sua competenza e la distanza verso l' accordo si allontana». Francesca Re David, della Fiom-Cgil, sottolinea invece che «non è possibile un solo licenziamento».
«Serve la volontà ed il senso di responsabilità da parte di tutti per riuscire a salvare Ilva», ricorda Rocco Palombella della Uilm.