“NEW YORK TIMES”: IL DRAMMA ITALIANO NON È POLITICO, MA ECONOMICO
da "Il Fatto Quotidiano"
La stampa internazionale è piena di articoli sull'Italia del dopo-voto. Il grosso del dibattito è sui due "clown" (ormai Beppe Grillo e Silvio Berlusconi sono noti così, colpa di una cattivissima copertina dell'Economist). L'ultima analisi sul tema ieri sul sito di Foreign Affairs, il bimestrale americano legato al dipartimento di Stato: "L'Italia non ha semplicemente scelto due clown", è il titolo dell'articolo di Jonathan Hopkin, politologo della London School od Economics.
Scrive Hopkin che "il fenomeno Grillo è una sfida non soltanto alle politiche di austerità , ma al sistema tradizionale dei partiti. La crisi economica ha dato a Grillo il vento favorevole, ma la sua offensiva contro la corruzione della politica autoreferenziale era cominciata prima del peggioramento dell'economia".
La recessione, sempre più grave, resta però sempre sullo sfondo delle analisi di chi ci osserva dall'estero. Forse perché anche i commentatori stranieri si ispirano al dibattito italico che pare avere rimosso sia il problema dei conti pubblici che quello dell'economia reale (con i suoi tre milioni di disoccupati).
Per questo si nota la lunga inchiesta pubblicata ieri dal New York Times e dalla sua versione internazionale, l'International Herald Tribune. Perché non racconta la situazione italiana come una crisi politica ma come una terribile crisi economica che trova una sua manifestazione, tutto sommato secondaria, anche nella politica. "Migliaia di imprese italiane lottano per la sopravvivenza", è il titolo del reportage di Liz Alderman.
Il New York Times parte da Guidonia, dall'impresa di un certo Emanuele Tedeschi, ora ferma: "Un anno e mezzo fa il rumore era così forte che dovevi urlare per farti sentire", spiega alla giornalista mostrando i macchinari ormai fermi, con cui produceva mobili su misura.
Il New York Yimes, oltre a sentire l'italiano Tito Boeri, chiede un parere anche a uno dei più celebri economisti di Harvard, Kenenth Rogoff , che è assai poco ottimista: "L'Italia rischia di avere un decennio alla giapponese con una crescita incredibilmente bassa". All'estero continuano a essere molto più preoccupati della scarsa crescita italiana che delle tensioni tra Beppe Grillo e il Pd. La notizia meno negativa arriva dall'Ocse, un think tank dei Paesi ricchi: il calo dell'economia italiana si starebbe fermando. Vedremo.
Sono queste anche le preoccupazioni della Germania. Lo ha detto, con la tipica formula da banchiere centrale, il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann: se l'economia della Germania è cresciuta "solo moderatamente" in questi mesi è soprattutto perché "ha pesato la recessione di alcuni paesi dell'eurozona e l'insicurezza generale della eurozona".
Tradotto: è colpa dell'Italia e della Spagna. Ma Weidmann, che pure si rifiuta di commentare direttamente l'esito del voto, dice che "le elezioni in Italia e la situazione politica fanno vedere ancora una volta che solo la politica può superare la crisi di fiducia nell'eurozona".
New York Times logoCRISI