NON ASCOLTATE I TONI DRAMMATICI: CI SONO LE BASI PER EVITARE LA PROCEDURA. CONTE FINGE DI ESSERE A UN PELO DAL BARATRO PER MOTIVI TATTICI E DI IMMAGINE. SI PARLA ANCHE DI UNA DECISIONE FINALE CONGELATA PER QUALCHE MESE, FINO A NOVEMBRE, QUANDO SI INIZIERÀ A DISCUTERE DELLA PROSSIMA LEGGE FINANZIARIA E QUANDO SARÀ ORMAI SCONGIURATO IL VOTO NEL 2019. SOLO ALLORA SI CAPIRÀ CHE VORRÀ DIRE ''FLAT TAX'', LO CHOC FISCALE CHE PER BRUXELLES È SOLO UN MIRAGGIO ITALIANO
TRIA, CI SONO LE BASI PER EVITARE LA PROCEDURA
(ANSA) - "Stiamo adottando provvedimenti che ci portano sostanzialmente in linea, ci sono le basi" per evitare la procedura di infrazione. Lo ha detto il ministro dell'Economia Giovanni Tria, da Osaka. Inoltre, ha spiegato, "l'andamento delle finanze pubbliche sta andando meglio di quanto previsto".
ADESSO CONTE CORRE DA SOLO E SI SMARCA DA SALVINI E DI MAIO
Ilario Lombardo per “la Stampa”
E' un governo che ne contiene diversi, quello italiano.
L' impressione è sempre di più questa. Ed è stata accentuata nelle ultime settimane, quando la trattativa con l' Europa è entrata nel vivo trascinando di nuovo sotto i riflettori Giuseppe Conte, come principale antagonista di Matteo Salvini. Questione di metodo, di comunicazione, di strategia, di bisogni politici. Ma c' è anche un terzo protagonista in questa storia, che vorrebbe riportare tutti al crudo realismo delle cifre. Da giorni Giovanni Tria si dice convintamente ottimista che l' Italia sulla carta abbia già i numeri in regola per evitare la procedura di infrazione.
Anzi, non vede l' ora che l' assestamento di bilancio, rinviato al consiglio dei ministri di lunedì, dia finalmente un quadro più chiaro. «Sono fiducioso - ribadisce dal G20 di Osaka - I conti sono meglio del previsto e questa trattativa non è più difficile che in passato». Il possibile accordo con l' Ue poggia su calcoli precisi: 3 miliardi di euro di maggiori entrate da fatturazione elettronica e lotta all' evasione fiscale (1,3 miliardi solo dalla chiusura del contenzioso Gucci), 3 miliardi dal minore tiraggio di Quota cento e Reddito (per ora solo virtuali, verranno messi a consuntivo a fine anno), 2 miliardi già promessi a gennaio dal governo nella precedente trattativa con Juncker.
Circa otto miliardi in tutto. Queste le cifre. Poi però Tria si guarda intorno, e vede che il premier insiste a premere più di chiunque altro sul tasto della drammatizzazione, anche rispetto al complicato negoziato di dicembre, come se l' Italia davvero fosse a un centimetro dal baratro finanziario. Non sfugge, ovviamente, l' aspetto tattico, delle mosse del presidente del Consiglio, rivolto ai complicati rapporti nel governo.
Ma da una settimana, dal Tesoro e nel M5S hanno difficoltà a nascondere una specie di moderato entusiasmo, tanto più che sono convinti della fondatezza delle voci che parlano di una decisione finale congelata per qualche mese, fino a novembre, quando si inizierà a discutere della prossima legge finanziaria e quando sarà ormai - se così sarà - scongiurato il voto nel 2019. Solo allora si capirà anche la reale portata di quella che ostinatamente Salvini continua a chiamare flat tax.
A oggi è certo che lo choc fiscale, declinato alla leghista, visto da Bruxelles resta poco più che un miraggio per l' Italia. «Finché non accetta di ridimensionare il tema della flat tax - è il ragionamento del premier - un accordo definitivo sui nostri conti non è possibile». L' Europa vuole garanzie sul 2020 e queste non possono essere frantumate dal semplice annuncio di 15 miliardi a copertura della tassa piatta, quando ancora non si sa nemmeno come verrà sterilizzato l' aumento di 23 miliardi di Iva.
GIUSEPPE CONTE E ANGELA MERKEL
Conte, i suoi collaboratori e i tecnici che seguono il dossier, se lo ripetono da giorni. Ma il premier non è mai arrivato a dirlo apertamente in pubblico. Sa che il contraccolpo politico sarebbe troppo forte, e - con la finestra elettorale del 20 luglio ancora spalancata - la reazione di Salvini un rischio troppo elevato.
Ognuno ha le proprie esigenze. Tria è concentrato solo sulla trattativa. A differenza sua Conte, invece, si muove seguendo un complicato equilibrismo politico che deve tener conto del fiato di Salvini sul collo dei grillini. Ci sono ormai tre agende di governo. Più circoscritta quella del premier ma cruciale in questa fase. Il «mediatore», tutti ormai lo chiamano così, cerca di preservare per se stesso un palcoscenico internazionale, sperando in questo modo di contenere il vicepremier uscito vincitore dal voto europeo.
Lo aiuta, in tale senso, il fatto di essersi ritagliato una sua maggiore indipendenza, anche comunicativa, dal M5S e da Di Maio. L' incubo della procedura di infrazione, però, insegue Conte fino in Giappone. Nessuna tregua. Oggi e domani a Osaka, per il G20, poi il premier volerà a Bruxelles per il Consiglio europeo straordinario del 30 giugno. E' atterrato da appena un' ora quando nell' immenso salone dell' hotel Righa Royal fa il punto sui vari temi che ancora lacerano il governo. Il summit dei 20 grandi è l' occasione per proseguire il confronto con i leader europei.
Oggi è in programma un importante bilaterale con Juncker. La speranza è di chiudere o di rinviare la sentenza finale di Bruxelles sull' Italia, quando la commissione Ue potrebbe essere già stata rinnovata.
Qualche passo più in là di Conte, Tria continua a infondere fiducia. Il premier si adegua al clima: «La trattativa è oggettivamente complicata. Ma visto che tutte le parti si stanno predisponendo con un approccio che reputo costruttivo penso si possa arrivare a una soluzione».