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LA SALUTE MENTALE NON È UN BONUS – IL BONUS DESTINATO ALL’AIUTO PSICOLOGICO È STATO AFFOSSATO IN SENATO, DOVE NON È PASSATO UN EMENDAMENTO BIPARTISAN DA 50 MILIONI DI EURO PER LA PSICOTERAPIA, E ALLA CAMERA NON VA OLTRE LE PROMESSE DEL MINISTRO SPERANZA - E INTANTO LA PANDEMIA FA AUMENTARE I PROBLEMI PSICOLOGICI NON SOLO TRA BAMBINI E ADOLESCENTI, MA ANCHE TRA I QUARANTENNI CHE…

Antonio Bravetti per "la Stampa"

 

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Non trova pace il bonus salute mentale. Affossato in Senato, dove non è passato un emendamento bipartisan da 50 milioni di euro per la psicoterapia, alla Camera non va oltre gli intenti e le promesse del ministro Roberto Speranza. «Io personalmente sosterrò con ogni energia tutte le iniziative che vanno nella direzione di una maggiore attenzione per la salute mentale», assicura rispondendo a Montecitorio a un'interrogazione del Pd, ma «il Parlamento può e deve fare la propria parte».

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Filippo Sensi, deputato del Pd, è uno di quelli che ci stanno mettendo la faccia, tra i firmatari di una petizione on line che ha raccolto oltre 250mila firme: «Vado dritto al punto con una preghiera- esordisce in aula rivolto a Speranza- lo facciamo questo bonus salute mentale, ce la facciamo questa volta? L'emergenza psicologica è l'altra faccia della pandemia.

 

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Al Senato l'emendamento è arrivato a un passo, ci riproviamo ministro?». Speranza si difende: «Il governo ha fatto la sua parte», considerando il tema della salute mentale «cruciale in questo particolare momento storico» e stanziando in manovra «un inedito investimento di 38 milioni di euro. Venti milioni per il disagio psicologico di bimbi e adolescenti, diventeranno assunzioni di persone che si faranno carico dei problemi dei più piccoli; 10 milioni per l'accesso a servizi psicologici delle fasce più deboli, in modo particolare i pazienti oncologici, e 8 milioni per il potenziamento dei servizi territoriali e ospedalieri di neuropsichiatria infantile e adolescenziale». Speranza ricorda di aver dato parere favorevole all'emendamento Biti, che doveva essere finanziato da fondi del Parlamento, ma poi ci sono stati problemi di copertura.

 

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«Quell'emendamento non è mai tornato dal Mef», ribatte Debora Serracchiani, capogruppo Pd alla Camera. C'è un po' di tensione col ministro. Passate le schermaglie in aula, nel partito si ragiona sui prossimi passi, su come portare a casa il risultato. La prima occasione è il decreto milleproroghe, assegnato alle commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera. Il 20 gennaio, tra una settimana, scade il termine per la presentazione degli emendamenti.

 

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Si potrebbe "agganciare" il bonus a un rifinanziamento affine, ma come sempre c'è da stare attenti all'ammissibilità. Oppure, in seconda battuta, c'è il nuovo decreto sostegni annunciato da Draghi. In quel caso le risorse potrebbero essere maggiori, ma la battaglia per destinarle a questa o quell'emergenza sarebbe ancora più dura.

 

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Che però ci sia un terreno fertile su cui lavorare lo dimostra il fatto che ieri, in commissione Affari sociali, anche Forza Italia (con Roberto Bagnasco) e Fratelli d'Italia (con Maria Teresa Bellucci) hanno presentato due interrogazioni al ministero della Salute per sollecitare un sostegno agli aiuti psicologici. «Con questa nuova ondata sta crescendo il disagio nella fascia dei quarantenni», racconta Paolo Siani, pediatra, deputato del Pd in commissione Affari sociali alla Camera.

 

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«Ho colleghi neuropsichiatri che sono pieni di pazienti, non riescono a seguirli. Mamme in difficoltà che non ce la fanno più, famiglie che vanno nel panico se chiudono le scuole. Bambini ricoverati per tentato suicidio, mai vista una cosa così». Che fare, quindi? «Fa bene Speranza a parlare di riforma della rete di assistenza psicologica, ma ci vogliono 3-4 anni. Bisogna sostenere subito le persone in difficoltà. Il bonus è un intervento di emergenza».

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