attilio fontana soldi bahamas

"NON SAPEVO NULLA", FONTANA SI DIFENDE MA IL SUO MANAGER LO SMENTISCE – L’IPOTESI DEL PM: APPALTO SUI CAMICI PILOTATO PER FAVORIRE IL COGNATO – PD E M5S: "VADA VIA" - LA DIFESA DAVANTI AI CONSIGLIERI REGIONALI DEL GOVERNATORE INDAGATO PER LA VICENDA DELLA FORNITURA DI CAMICI ALLA REGIONE DA PARTE DELL’AZIENDA DEL COGNATO, SOLLEVATA DA UN’INCHIESTA DI REPORT - TROPPE DOMANDE RESTANO SENZA RISPOSTA: NESSUN CHIARIMENTO SUL PERCHÉ LA REGIONE NON CHIESE I DANNI ALL'AZIENDA DEL COGNATO NÉ SUI MOTIVI DEL BONIFICO - IL NODO DELLA DONAZIONE, I 5 MILIONI ALL’ESTERO SCUDATI, I CAPI MAI CONSEGNATI

Valentina Errante per il Messaggero

 

fontana consiglio regionale

Attilio Fontana lo ripete da più di un mese come un mantra: «Non sapevo nulla di quella fornitura». Smentito in più occasioni, anche da circostanze macroscopiche, (aveva poi sostenuto di non essere mai intervenuto nella procedura) il governatore è tornato a ribadirlo, ieri, nell' aula del consiglio regionale: ho saputo solo 12 maggio che sarebbe l' azienda di mio cognato (della quale sua moglie detiene il 10 per cento) a fornire i camici. Ma agli atti dell' inchiesta dei pm milanesi c' è un' altra verità. Secondo il suo stesso staff era stato avvertito in una data precedente.

 

fontana consiglio regionale

Fontana chiede di voltare pagina, ma è emerso con chiarezza che proprio il governatore abbia ideato il pasticcio della donazione, che ha interrotto la consegna di materiale indispensabile durante l' emergenza. Cercando di risolvere una questione che ogni giorno diventa più imbarazzante. In una catena di bugie, per rimediare a quell' errore iniziale e al rischio di uno scandalo mediatico, Fontana ha provato anche a risarcire il cognato, con 250mila euro, dopo averlo convinto a trasformare unilateralmente in donazione, spacciata per un bon geste, la prima tranche di camici consegnati. Con la rinuncia all' incasso pattuito.

andrea dini attilio fontana

 

Così è emerso anche che il presidente aveva una fortuna all' estero, 5,3 milioni di euro scudati nel 2015. Soldi gestiti alle Bahamas e poi trasferiti in Svizzera dei quali nessuno sapeva alcunché.

 

È da quel bonifico che partono le verifiche della Finanza e l' inchiesta della procura. Per questo Fontana lo blocca l' 11 giugno.

 

Intanto i camici, che Andrea Dini, cognato di Fontana, avrebbe dovuto consegnare non sono arrivati tutti, ma l' amministrazione non ha ritenuto di rivalersi sull' azienda per il mancato rispetto del contratto. In mezzo il governatore ha rilasciato altre dichiarazioni, anche queste smentite: «Non sono mai intervenuto su quella procedura». A margine le bugie di Dini.

 

FONTANA - CAMICE DI FORZA

LE TESTIMONIANZE A dichiarare a verbale di avere informato il presidente Fontana della fornitura è stato l' assessore, Raffaele Cattaneo, a capo della task force per il reperimento di materiale sanitario durante l' emergenza, sentito in procura come teste. Mentre è stato Filippo Bongiovanni, ex direttore generale di Aria (centrale di acquisti della pubblica amministrazione) indagato per turbata libertà degli incanti, a dichiarare di aver comunicato il 10 maggio a Giulia Martinelli, capo della segreteria del presidente, della fornitura affidata alla Dama per 513mila euro.

 

LA DONAZIONE Il 14 maggio Report, intervista Fontana sulle fornitura. Cinque giorni dopo il governatore tenta di evitare lo scandalo e decide che quell' appalto, senza gara, deve essere cancellato. Convince il cognato, che intanto ha consegnato 49mila camici e 7mila set sanitari a trasformare quella trattativa privata in donazione, rinunciando ai soldi. Decide di fare il bonifico alla Dama, con una causale che lascia pochi margini ai dubbi: «Acconto fornitura camici a favore di Aria spa».

 

Con la specifica: «Si tratta di fornitura di presidi medici prodotti da Dama spa a favore di Aria Regione Lombardia». Il giorno dopo, il 20 maggio, Dini manda un fax ad Aria e tra il 22 e il 28, le note di credito vengono stornate per 359mila 472 euro. Manca il resto della fornitura. Il contratto è ancora valido.

 

ATTILIO FONTANA E LA FIGLIA MARIA CRISTINA

Ma i 25mila camici ulteriori previsti dal contratto non vengono consegnati. L' amministrazione non prende provvedimenti Dini, invece, prova a venderli a una Rsa di Varese. Il 7 giugno alla vigilia della messa in onda della trasmissione, commenta: «Non sapevo nulla della procedura di Aria e non sono mai intervenuto in nessun modo».

 

Nella prima narrazione di questa storia, neppure Andrea Dini sapeva che la sua azienda avesse ottenuto una fornitura di 513mila euro alla Regione Lombardia con trattativa dirette. «Durante il Covid ero fuori - ha sostenuto - quando sono tornato in azienda ho trasformato il contratto in una donazione». Falso. Nell' offerta inviata prima di Pasqua, si fa esplicito riferimento alle indicazioni ricevute da Cattaneo e il documento ha in calce la sua firma.

 

HA MENTITO, ORA DEVE LASCIARE

M.A. per il Messaggero

 

roberto maroni attilio fontana matteo salvini

 Si è inguaiato con il suo discorso in consiglio regionale. E le opposizioni a Fontana si sono rafforzate nel chiedere le dimissioni del presidente lombardo.

 

M5S in prima fila, il Pd a sua volta determinato a volerlo mandare via, e solo i renziani di Italia Viva in nome del garantismo si smarca dai rosso-gialli per dare altro tempo all' Attilio - o meglio ai magistrati che indagano su di lui - prima di trarre conclusioni politiche. Una giornata di battaglia in assemblea lombarda.

 

Ma anche da Roma il vertice grillino entra nella contesa addirittura con il suo capo politico, Crimi il quale, con l' avallo di Di Maio, di Grillo, di Casaleggio, ha deciso con più forza del Pd di cavalcare il caso Pirellone come una questione nazionale.

 

fontana gallera cajazzo

Mentre Fontana non fa che ripetere che «la mia onorabilità non si tocca», «sono vittima dell' informazione più faziosa», «non posso tollerare che si dubiti della mia integrità e di quella dei miei familiari», e se prima diceva «non sapevo niente» orta si contraddice dichiarando «volevo fare una donazione», Crimi va all' attacco: «Il fatto che il nostro governatore abbia un conto corrente con capitali scudati provenienti da un paradiso fiscale, e con questi tenti di risarcire il cognato per una presunta donazione a Regione Lombardia (che quindi non era una donazione), descrive una realtà imbarazzante e inaccettabile». Dunque: «In un qualunque Paese civile comportamenti del genere causerebbero dimissioni immediate e scomparsa dai radar della politica».

 

maroni fontana

Da Fontana a Salvini, i grillini vogliono fare il colpo grosso: buttare giù il governatore per mettere all' angolo il segretario del suo partito. Da Roma la linea M5S dettata a Milano è questa: «Salvini è il mandante politico delle malefatte di Fontana. E non contento grida anche al complotto, perdendo l' ennesima occasione per fare la cosa giusta. Oggi qualcuno arriva perfino a fingere di identificare Fontana con il modello sanitario della Lombardia, accusando di far male all' Italia chiunque osi criticare il governatore. Siamo al delirio».

 

attilio fontana meme

Zingaretti anche spera in una crisi di governo al Pirellone. «Ha mentito, vada via»: i giallorossi si muovono all' unisono. Il progetto è: usare tutti i mezzi per porre fine all' amministrazione Fontana. Il quale parla di «attacchi strumentali», mentre i suoi avversario stanno lavorando alla mozione di sfiducia della quale M5S si è fatto promotore, per mettere Fontana davanti alle proprie responsabilità. Il sottosegretario Buffagni, milanese, ex consigliere regionale, è in prima fila in questo affondo.

 

C' è una nota congiunta di M5S e Pd, Più Europa, Azione e vi si legge: «La mozione cui stiamo lavorando metterà insieme tutte le varie sensibilità. La posizione condivisa è quella di scrivere la parola fine su questa disastrosa esperienza di cattiva amministrazione».

 

CONTE E FONTANA

La firma è quella di Massimo de Rosa (M5S), Fabio Pizzul (Pd) e degli altri capigruppo di opposizione. Mancano i renziani. Non vogliono accodarsi a un' iniziativa con dentro i grillini. Annuncia Patruizia Baffi, consigliera di Iv: «Ho deciso di non sottoscrivere la mozione di sfiducia, perché ritengo che sia il frutto di una elencazione di fatti ancora sommari e la cui analisi non può essere completa ed esaustiva.

 

FONTANA GALLERA

Un' analisi seria e le conseguenti valutazioni politiche su un' emergenza che è tutt' ora in corso, potremo farla solo quando avremo tutti gli elementi utili. Non condivido un modus operandi fatto di processi sommari».

 

Questa divisione a sinistra indebolisce un po' la battaglia anti-Fontana. Anche perché il centrodestra si è compattato su di lui. E i numeri per salvarlo ce li ha. Berlusconi: «Metto la mano sul fuoco sull' onorabilità di Attilio». Salvini continua a parlare di «giustizia ad orologeria». E da Toti a Zaia i governatori del centrodestra assicurano: «Fontana è una persona onesta e chiarirà tutto». Ancora Salvini: «Il povero Fontana è accusato di aver ricevuto l' eredità della madre e la sua colpa è che era in Svizzera».

 

Lo scontro è cominciato e, a seconda di quali saranno gli sviluppi giudiziari, l' esito potrebbe diventare negativo per Fontana.

ATTILIO FONTANA

 

Ultimi Dagoreport

fazzolari meloni giorgetti salvini poteri forti economia

DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE DAI LORO INVESTIMENTI MILIARDARI IN ITALIA - I VARI BLACKSTONE, KKR, MACQUARIE, BLACKROCK, CHE ALL’INIZIO AVEVANO INVESTITO IN AZIENDE DI STATO, BANCHE, ASSICURAZIONI, RITENENDO IL GOVERNO DUCIONI STABILE E AFFIDABILE, DOPO APPENA DUE ANNI SI SONO ACCORTI DI AVER BUSCATO UNA SOLENNE FREGATURA - DAL DECRETO CAPITALI AD AUTOSTRADE, DALLA RETE UNICA ALLE BANCHE, E’ IN ATTO UN BRACCIO DI FERRO CON NOTEVOLI TENSIONI TRA I “POTERI FORTI” DELLA FINANZA MONDIALE E QUEL GRUPPO DI SCAPPATI DI CASA CHE FA IL BELLO E IL CATTIVO TEMPO A PALAZZO CHIGI (TEMPORANEAMENTE SI SPERA), IGNORANDO I TAPINI DEL MANGANELLO, COSA ASPETTA LORO NELL’ANNO DI GRAZIA 2025

donald trump elon musk

DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO ALLA CASA BIANCA DI TRUMP VENGA CONDIZIONATO DAL KETAMINICO ELON MUSK, CHE ORMAI SPARA UNA MINCHIATA AL GIORNO - GLI OPERATORI DI BORSA VOGLIONO FARE AFFARI, GLI AD PENSANO A STARE INCOLLATI ALLA POLTRONA DISTRIBUENDO PINGUI DIVIDENDI, NESSUNO DI ESSI CONDIVIDE L’INSTABILITÀ CHE QUEL “TESLA DI MINCHIA” CREA A OGNI PIÉ SOSPINTO - DAGLI ATTACCHI ALLA COMMISSIONE EUROPEA AL SOSTEGNO AI NAZISTELLI DI AFD FINO ALL’ATTACCO ALLA FED E AL TENTATIVO DI FAR ZOMPARE IL GOVERNO BRITANNICO, TUTTE LE SPARATE DEL MUSK-ALZONE…

matteo salvini giorgia meloni piantedosi renzi open arms roberto vannacci

DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL MARTIRE DELLE TOGHE ROSSE E LO HA COSTRETTO A CAMBIARE LA STRATEGIA ANTI-DUCETTA: ORA PUNTA A TORNARE AL VIMINALE, TRAMPOLINO CHE GLI PERMISE DI PORTARE LA LEGA AL 30% - E "IO SO' GIORGIA E TU NON SEI UN CAZZO" NON CI PENSA PROPRIO: CONFERMA PIANTEDOSI E NON VUOLE LASCIARE AL LEGHISTA LA GESTIONE DEL DOSSIER IMMIGRAZIONE (FORMALMENTE IN MANO A MANTOVANO MA SU CUI METTE LE MANINE MINNITI), SU CUI HA PUNTATO TUTTE LE SUE SMORFIE CON I “LAGER” IN ALBANIA - I FAN DI VANNACCI NON ESULTANO PER SALVINI ASSOLTO: VOGLIONO IL GENERALE AL COMANDO DI UN PARTITO DE’ DESTRA, STILE AFD - I DUE MATTEO...

giorgia meloni - matteo salvini - open arms

DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI GRIDERA' ANCORA ALLE “TOGHE ROSSE” E ALLA MAGISTRATURA “NEMICA DELLA PATRIA”? -L’ASSOLUZIONE È DI SICURO IL PIÙ GRANDE REGALO DI NATALE CHE POTEVA RICEVERE GIORGIA MELONI PERCHÉ TAGLIA LE UNGHIE A QUELLA SETE DI “MARTIRIO” DI SALVINI CHE METTEVA A RISCHIO IL GOVERNO – UNA VOLTA “ASSOLTO”, ORA IL LEADER DEL CARROCCIO HA DAVANTI A SÉ SOLO GLI SCAZZI E I MALUMORI, DA ZAIA A FONTANA FINO A ROMEO, DI UNA LEGA RIDOTTA AI MINIMI TERMINI, SALVATA DAL 3% DI VANNACCI, DIVENTATA SEMPRE PIÙ IRRILEVANTE, TERZA GAMBA NELLA COALIZIONE DI GOVERNO, SUPERATA PURE DA FORZA ITALIA. E LA DUCETTA GODE!

roberto gualtieri alessandro onorato nicola zingaretti elly schlein silvia costa laura boldrini tony effe roma concertone

DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI MEGALOMANI CHE È DIVENTATO IL PD DI ELLY SCHLEIN: UN GRUPPO DI RADICAL-CHIC E BEGHINE DEL CAZZO PRIVI DELLA CAPACITÀ POLITICA DI AGGREGARE I TANTI TONYEFFE DELLE DISGRAZIATE BORGATE ROMANE, CHE NON HANNO IN TASCA DECINE DI EURO DA SPENDERE IN VEGLIONI E COTILLONS E NON SANNO DOVE SBATTERE LA TESTA A CAPODANNO - DOTATA DI TRE PASSAPORTI E DI UNA FIDANZATA, MA PRIVA COM’È DI QUEL CARISMA CHE TRASFORMA UN POLITICO IN UN LEADER, ELLY NON HA IL CORAGGIO DI APRIRE LA BOCCUCCIA SULLA TEMPESTA CHE STA TRAVOLGENDO NON SOLO IL CAMPIDOGLIO DELL’INETTO GUALTIERI MA LO STESSO CORPACCIONE DEL PD -  EPPURE ELLY È LA STESSA PERSONA CHE SCULETTAVA FELICE AL GAY PRIDE DI MILANO SUL RITMO DI “SESSO E SAMBA” DI TONY EFFE. MELONI E FAZZOLARI RINGRAZIANO… - VIDEO