OBAMA LA BUTTA IN CACIARA PER DARE LE ARMI AI RIBELLI E ANNUNCIA DI AVERE LE PROVE CHE ASSAD HA USATO LE ARMI CHIMICHE

Federico Rampini per "La Repubblica"

La Siria ha superato "la linea rossa" tracciata da Barack Obama. L'Amministrazione Usa ha raggiunto le prove che il regime di Damasco ha usato armi chimiche, uccidendo almeno 150-200 persone. Obama «ne trarrà le conseguenze, i suoi calcoli sono cambiati». Cosa fare in Siria, sarà un tema che Obama intende discutere da domenica al summit G8 in Irlanda del Nord con i suoi alleati.

L'annuncio è giunto ieri sera con una conferenza stampa di Ben Rhodes, il Deputy National Security Advisor, uno dei massimi consiglieri del presidente sulle questioni strategiche. Rhodes non si è sbilanciato sul tipo di cambiamento nella strategia americana in Siria, sui tempi e sulle azioni specifiche.

Da tempo Obama è sotto pressione, anche da parte dei suoi: Hillary Clinton quando era segretario di Stato, e più di recente il marito ed ex presidente Bill (che era arrivato a definire «da pazzo» le esitazioni del presidente sulla crisi), hanno auspicato aiuti militari diretti ai ribelli che lottano contro il regime Assad.

Altri, come il repubblicano John Mc-Cain e alcuni militari, vorrebbero andare oltre le forniture di armi all'opposizione, fino a imporre una no-fly zone con possibili bombardamenti aerei su alcune strutture militari del regime. «La nostra intelligence - ha dichiarato Rhodes - ha le prove che il regime Assad ha usato armi chimiche, incluso il gas nervino sarin, su scala ridotta in molteplici occasioni l'anno scorso».

Rhodes ha precisato che, per quanto il bilancio di vittime sia provvisorio, si tratta comunque di una frazione rispetto al totale di 90.000 morti nel corso dei combattimenti. Tuttavia, il consigliere di Obama ha sottolineato che l'uso di armi chimiche «supera una linea rossa stabilita dalla comunità internazionale da decenni». Viceversa ha detto che non ci sono prove dell'uso di armi chimiche da parte dell'opposizione.

Il primo passo che Rhodes ha annunciato, consisterà nel presentare alle Nazioni Unite queste conclusioni, perché le includa nel suo rapporto. Il passaggio chiave è quello in cui Rhodes ha detto: «Il presidente è stato chiaro che l'uso di armi chimiche, o il trasferimento di armi chimiche a gruppi terroristici, è una linea rossa per gli Stati Uniti. Il presidente ha detto che l'uso di queste armi avrebbe cambiato i suoi calcoli, e li ha cambiati».

Il consigliere ha ricordato che l'America aveva già rafforzato di recente la sua assistenza non-militare alle forze dell'opposizione, e «questi sforzi aumenteranno d'ora in avanti ». Tuttavia ha aggiunto anche la possibilità di un diverso tipo di aiuti, compresa la fornitura di armi. «Il presidente ha già preso una decisione al proposito», ha aggiunto Rhodes, pur rifiutandosi di anticipare i contenuti di questa decisione.

Interrogato dai giornalisti sulla possibilità di un salto di qualità nell'azione Usa, giungendo a un intervento militare vero e proprio, Rhodes è stato molto più cauto. Senza arrivare all'ipotesi di mandare truppe terrestri, che nessuno evoca, perfino sulla no-fly zone il National Security Advisor ha elencato una lunga serie di obiezioni e di riserve.

Ha ricordato che «la Siria è molto diversa dalla Libia », con ciò alludendo alla qualità dei suoi armamenti incluse le batterie contraeree made in Russia, che potrebbero infliggere perdite all'aviazione militare degli Stati Uniti e dei paesi alleati. Ha aggiunto che non ci sono elementi per considerare che un intervento aereo, di interdizione dei cieli, sia sufficiente se non viene seguito dall'invio di truppe terrestri. Sono le obiezioni che continuano a trattenere Obama dal seguire i consigli dei Clinton o di McCain: il presidente non vuole farsi trascinare in un intervento armato "open-ended", del quale sarebbe noto l'inizio ma non la fine.

Resta il fatto che ultimamente la Casa Bianca ha sentito una maggiore urgenza di agire nei confronti del regime Assad: tra le ragioni, ci sarebbe il fatto che gli ultimi sviluppi del conflitto avrebbero ulteriormente rafforzato il ruolo dell'Iran nell'area. Lo ha ricordato Rhodes dicendo che «Iran e Hezbollah hanno enormemente aumentato la loro presenza».

Nell'agenda del G8, l'emergenza-Siria balza di colpo ai primissimi posti. Mc-Cain è stato uno dei primi a reagire, e parlando alla Cnn ha risposto all'obiezione che le armi fornite dagli Usa possano finire nelle mani di Al Qaeda. «Ogni giorno che perdiamo - ha detto McCain - le nostre opzioni peggiorano. Non fare nulla ha conseguenze catastrofiche, l'inazione degli ultimi due anni è l'opzione peggiore».

 

obama assadJohn McCainribelli siriani a damasco RIBELLI SIRIANI QAEDISTI GIUSTIZIANO FEDELI DI ASSAD SCONTRI IN SIRIA

Ultimi Dagoreport

peter thiel donald trump elon musk

DAGOREPORT – MUSK È IL “DOGE”, MA IL VERO BURATTINO DELLA TECNO-DESTRA USA È PETER THIEL. PER AVERNE LA PROVA BASTA VEDERE LA PARABOLA ASCENDENTE DELLA SUA “PALANTIR” IN BORSA: IN UN MESE, HA GUADAGNATO IL 65% (IL 39 IN UNA SETTIMANA) – COSA POTRÀ FERMARE L’AVANZATA DEI MILIARDARI TECH A STELLE E STRISCE? IL LORO EGO E GLI INTERESSI OPPOSTI. IN QUESTE ORE THIEL HA ASSISTITO AL “TRADIMENTO” DEL SUO EX PUPILLO ZUCKERBERG: È STATA “META” A DIVULGARE IL CASO “PARAGON”. E THIEL HA GROSSI ACCORDI CON L’AZIENDA CHE PRODUCE IL SOFTWARE PER SPIONI GRAPHITE – IL REGALONE A MUSK: CONTROLLANDO I PAGAMENTI DEL PENTAGONO, POTRÀ VEDERE I CONTRATTI DELLE SOCIETÀ CONCORRENTI A SPACEX…

fortunato ortombina barbara berlusconi diana bracco giovanni bazoli teatro alla scala

DAGOREPORT - MA CHE È, LA SCALA O UNO YACHT CLUB? IL REQUISITO PRINCIPALE PER ENTRARE NEL CDA DELLA SCALA SEMBRA ORMAI ESSERE QUELLO DI AVERE UNA "BARCA" DI ALMENO 40 METRI – TRA I GIÀ PRESENTI IN CDA, IL VELIERO DI FRANCESCO MICHELI È LEGGENDARIO, ARREDATO DA QUADRI E DA UN PIANOFORTE A CODA. VACANZE IN BARCA ANCHE PER BAZOLI E MAITE CARPIO CONIUGATA BULGARI - E LE NEW-ENTRY? DIANA BRACCO VELEGGIAVA SU “BEATRICE”, UN'IMBARCAZIONE IN LEGNO DI VALORE STORICO, DA LEI DONATA AL COMUNE DI IMPERIA. BARBARA BERLUSCONI, INVECE, USA IL LUSSUOSO YACHT DI PAPI SILVIO, IL “MORNING GLORY”…

michael czerny kevin joseph farrell bergoglio papa francesco vaticano pietro parolin matteo zuppi

PAPA FRANCESCO COME STA? IL PONTEFICE 88ENNE È TORNATO DAL BLITZ DI 9 ORE IN CORSICA DEL 15 DICEMBRE SCORSO CON UNA BRONCOPOLMONITE CHE NON GLI DA’ TREGUA: COLPI DI TOSSE, IL CONTINUO RESPIRO SPOSSATO, IN COSTANTE MANCANZA D'OSSIGENO - I MEDICI DELLA SANTA SEDE STANNO CURANDO LA BRONCOPOLMONITE CON DOSI MASSICCE DI CORTISONE. E CORRE VOCE CHE LO VOGLIONO PORTARE AL POLICLINICO GEMELLI PER RIMETTERLO IN PIEDI, MA LUI RIFIUTA (PREFERISCE IL FATEBENEFRATELLI) - I CARDINALI FEDELISSIMI DI FRANCESCO (TRA CUI MICHAEL CZERNY E KEVIN JOSEPH FARRELL) SI DANNO MOLTO DA FARE PER LA SALUTE DI BERGOGLIO. E TE CREDO: NELLA CHIESA VIGE UNO SPOIL SYSTEM RADICALE: IL GIORNO IN CUI IL PONTEFICE VOLA NELLA CASA DEL SIGNORE, TUTTE LE CARICHE DELLA CURIA ROMANA DECADONO…

daniela santanche giorgia meloni

LA “SANTA” NON MOLLA – DI FRONTE AL PRESSING SEMPRE PIÙ INSISTENTE DEI FRATELLI D’ITALIA, COMPRESO IL SUO AMICO LA RUSSA, E ALLA MOZIONE DI SFIDUCIA OGGI ALLA CAMERA, LA MINISTRA DEL TURISMO RESTA AL SUO POSTO. E OSTENTA SICUREZZA ANCHEGGIANDO CON PULCINELLA A MILANO. IMMAGINI CHE HANNO FATTO SALTARE DALLA SEDIA I CAMERATI DI FRATELLI D'ITALIA, CHE CHIEDONO LA SUA TESTA ALLA MELONI. EVIDENTEMENTE, LA “PITONESSA” HA DEGLI ASSI NELLA MANICA SCONOSCIUTI AI PIU', CHE LA RENDONO SICURA DI NON POTER ESSERE FATTA FUORI…