OBAMA DRAMA – PERCHÉ LA COMUNITÀ EBRAICA CHE DOMINA IL DISTRETTO DI NEW YORK BROOKLIN, DOVE I DEMOCRATICI NON PERDEVANO DA 91 ANNI, HA SFANCULATO “EL NEGRITO”? LA RISPOSTA è ISRAELE – LA POLITICA DI WASHINGTON DI APPOGGIO ALLA PRIMAVERA ARABA, CON LA CONSEGUENTE CADUTA DELL’EGITTO DI MUBARACK IN MANO AI NEMICI DELLO STATO EBRAICO, HA FATTO TRABOCCARE IL VOTO DALLE URNE – E MOLTI LIBERAL GUARDANO CON INTERESSE A RICK PERRY…

Massimo Gaggi per il "Corriere della Sera"

«Forse dovremmo metterci a fare campagna per Romney» mi dice, provocatorio ma soprattutto sconsolato, un democratico liberal di rango, uno dei tanti delusi di Obama. Gente che fino a qualche tempo fa «tifava» ancora attivamente per lui, pensando che il presidente, pur in difficoltà, l'avrebbe spuntata contro un avversario poco credibile e dalle idee radicali. Ma ora che è spuntato un candidato dalle idee altrettanto estreme, ma molto più forte - Rick Perry - molti cominciano a pensare che la causa della rielezione del leader democratico sia compromessa. Che si debba, ormai, sperare nel minore dei mali: l'ex governatore del Massachusetts, appunto.

Casi estremi di disillusione e scoramento, certo: la Casa Bianca ha già iniziato con vigore la sua campagna elettorale, anche col lancio di un piano per il lavoro che, stando ai primi sondaggi, sta facendo riguadagnare a Obama qualche punto della popolarità perduta. E il partito non si tirerà di certo indietro. Ma il nervosismo è palpabile e lo sconcerto che serpeggia nell'«establishment» democratico è esploso ieri dopo una sconfitta elettorale limitata nelle dimensioni ma grave nella sostanza, interpretata da tutti come un potente segnale d'allarme: dati per favoriti, i democratici hanno perso tutti e due i seggi della Camera - uno in Arizona, l'altro a New York, in un distretto che include zone di Brooklyn e del Queens - per i quali si sono tenute ieri elezioni suppletive.

Particolarmente grave la sconfitta a New York. Qui si trattava di sostituire Anthony Weiner, costretto a dimettersi dopo essere stato sorpreso a corteggiare donne online usando un linguaggio esplicito e mettendo in Rete foto dei suoi attributi. Doveva essere una passeggiata per i democratici che controllano quel distretto da ben 91 anni. Invece ha vinto, e con ampio scarto, il repubblicano 70enne Bob Turner, un anonimo manager in pensione da molto tempo, senza esperienza politica.

Recriminazioni, scambi di accuse, manifestazioni di panico hanno cominciato ad emergere nel partito democratico prima ancora che fosse ufficializzato il risultato degli scrutini. Con la diagnosi propagandata dai repubblicani festosi e irridenti («un presidente impopolare sta ora diventando una palla al piede per i democratici in ogni angolo d'America» per usare le parole del repubblicano del Texas Pete Sessions) che fa ormai breccia anche tra i finanziatori del partito della sinistra.

Debbie Wasserman Schultz, la parlamentare che presiede il Democratic National Committee, la macchina elettorale del partito, ieri ha cercato di limitare i danni spiegando la sconfitta con la perdita di consensi nell'elettorato ebraico (in Queens c'è un'alta concentrazione di ebrei ortodossi: secondo i media israeliani l'elettorato ebraico del quartiere sfiorerebbe il 40%). Ma se fosse così l'allarme non cesserebbe, visto il grande peso della comunità ebraica Usa.

Unico piccolo segnale di speranza: tra molti sondaggi che continuano a dare la popolarità di Obama in caduta libera, ce n'è uno (Reuters/Ipsos) realizzato nell'ultima settimana secondo il quale la presentazione del nuovo piano per il lavoro gli ha fatto recuperare un paio di punti nell'indice di gradimento (da 45 a 47). Una traccia di cambiamento di umori debole che Obama cerca di rafforzare con una raffica di comizi (dopo Virginia e Ohio, ieri è stato in North Carolina) per sostenere il suo progetto per l'occupazione.

Ma anche qui ci sono motivi di allarme per i democratici perché, per finanziarlo e contenere il debito pubblico, il presidente si prepara a presentare una proposta di riduzione delle spese e aumento delle entrate che verrà trasmessa al Congresso lunedì prossimo e che prevede 300-500 miliardi di tagli alla Sanità in 10 anni. Una prospettiva che spaventa molto i democratici, ma Obama non ha scelta: se vuole ottenere dai repubblicani l'aumento delle tasse sui ricchi deve concedere qualcosa.

Per ora, però, i repubblicani si preparano soprattutto ad attaccare il presidente per il suo interventismo economico dopo che si è scoperto che Solyndra, una società dell'energia solare fallita dopo aver ricevuto oltre mezzo miliardo di dollari di fondi federali, fu sostenuta grazie a un intervento della Casa Bianca che forzò la mano al suo stesso Ufficio del Bilancio, preoccupato per la fragilità dell'impresa.

 

EBREI ORTOSSI A WILLIAMSBURG BROOKLYNBarak Obamanetanyahu mubarak rick perry

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