TI TEHERAN LE PIETRE – OBAMA SFIDA LA POTENTISSIMA LOBBY DEGLI EBREI D’AMERICA SULL’ACCORDO CON L’IRAN: “STATE FACENDO SOLTANTO DISINFORMAZIONE” – GLI DÀ MAN FORTE L’EX PINK FLOYD ROGER WATERS: “BOICOTTO ISRAELE. DETE TROVARE IL CORAGGIO DI VIVERE INSIEME AI SUOI VICINI”
1 - ACCORDO CON L' IRAN OBAMA ALLO SCONTRO COL GRUPPO PRO ISRAELE
Sara Gandolfi per il “Corriere della Sera”
Si alza il tono dello scontro fra Barack Obama e la potente lobby degli ebrei conservatori d'America, che si oppone all' intesa con l' Iran. Mancano cinque settimane al voto del Congresso sul testo dell' accordo, che elimina in parte le sanzioni a Teheran in cambio di una serie di restrizioni al suo programma nucleare, e il presidente Usa ha scelto la linea dello strappo. In un incontro a porte chiuse alla Casa Bianca con i rappresentanti dell' Aipac (The American Israel Public Affairs Committee) avrebbe accusato la lobby pro-israeliana di spendere milioni di dollari in pubblicità contro l' intesa e di diffondere dichiarazioni false.
«Controbatterò con forza», avrebbe concluso Obama, secondo la ricostruzione fatta dal New York Times . E il giorno dopo, intervenendo all' American University, ha denunciato pubblicamente i «lobbisti» che spendono somme enormi - almeno 20 milioni - per disinformare e «strombazzare» la «stessa retorica» che ha portato gli Usa in guerra con l' Iraq.
Una presa di posizione senza precedenti per un inquilino della Casa Bianca, fa notare il quotidiano, che ricorda due soli casi: Ronald Reagan che sfidò le obiezioni di Israele e dell' Aipac alla vendita di aerei Awacs all' Arabia Saudita nel 1981 e George Bush che un decennio dopo si definì «un piccolo uomo solo» contro un migliaio di lobbisti a Capitol Hill. Gli stessi lobbisti che da settimane premono sui parlamentari per convincerli a votare «no» all' accordo con gli ayatollah (qualche giorno fa, più di 700 aderenti all' Aipac si sono riuniti allo scopo a Washington, rifiutando peraltro un invito alla Casa Bianca).
La posta in gioco, per Obama, è altissima. In più di un' occasione ha sottolineato come l' intesa di Vienna sia un cardine della politica estera del suo secondo mandato. E benché sia certo che le Camere a maggioranza repubblicana bocceranno in prima battuta l' intesa, gli oppositori difficilmente riusciranno a mettere insieme i due terzi necessari per opporsi al successivo veto presidenziale, anche se hanno appena incassato l' appoggio del democratico Chuck Schumer, il più influente senatore ebreo.
E' una decisione che in realtà sta lacerando la comunità ebraica - tradizionalmente schierata con i democratici - e i suoi rappresentanti. Sander Levin, il deputato ebreo di più lungo corso, si è già dichiarato per il «sì» mentre Grace Meng, democratica newyorchese eletta in un distretto a maggioranza ebraica, voterà «no». Un diplomatico israeliano a Washington, secondo il quotidiano di Tel Aviv Haaretz , avrebbe confermato al suo governo che «la comunità ebraica in America non è allineata dietro Israele».
La spaccatura è emersa anche durante l' incontro alla Casa Bianca fra Obama e una ventina di leader dell' associazionismo ebraico, tra cui i «duri» dell' Aipac, che avrebbero accusato il presidente di bollarli come «guerrafondai». Secondo alcuni testimoni, Obama sarebbe andato oltre nel criticare il gruppo.
«Le parole hanno conseguenze, specialmente quando provengono dalle autorità», ha commentato Malcolm Hoenlein. Ma il leader statunitense avrebbe contrattaccato, lamentandosi degli spot tv che lo paragonano a Neville Chamberlain, il premier britannico che firmo l' Accordo di Monaco con Adolf Hitler nel 1938. Il peso politico - e psicologico - dell' opinione degli ebrei d' America è evidente. Entrambe le parti lo hanno compreso e lo scontro, finora relegato dietro le quinte, comincia ad emergere anche in pubblico.
2 - ROGER WATERS: “COSÌ HO DECISO DI BOICOTTARE ISRAELE: È LA VIA NON VIOLENTA PER CERCARE LA PACE”
Intervista di Gideon Levy per “Haaretz” pubblicata da “la Repubblica” (Traduzione di Marzia Porta)
Negli ultimi anni Roger Waters ha dedicato molto del suo tempo al movimento chiamato “Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni” (Bds). Ogni artista che intende esibirsi in Israele riceve da lui una lettera di rimprovero. Durante la guerra di Gaza, l’anno scorso, Neil Young ha finito per annullare i suoi concerti - secondo Waters, però, nessun artista ammette di aver cambiato i propri programmi grazie a lui. Cyndi Lauper, Robbie Williams e persino Alan Parsons, per citarne solo alcuni, hanno invece ignorato le sue suppliche, tenendo concerti in Israele. Non vi è dubbio però che Waters sia riuscito ad instaurare un certo clima a livello internazionale. Il suo coinvolgimento contro Israele è nato sula scia di una sua esibizione avvenuta qui nove anni fa.
Quando e in che modo è iniziato il suo coinvolgimento politico in Medio Oriente?
«Mi era stato chiesto di suonare in Israele, ed è proprio qui che è iniziato tutto. In realtà il mio coinvolgimento nacque senza che me ne rendessi conto, perché nel 2006 ero molto ingenuo. Non pensavo. Quando il mio agente firmò il contratto per il mio concerto a Tel Aviv io, con mia imperitura vergogna, mi occupavo di tutt’altro. Poi però iniziai a ricevere delle mail».
Da parte di chi?
«Centinaia di organizzazioni diverse. Erano soprattutto mediorientali, ma vi erano anche degli europei che dicevano: “Hai sentito parlare di questa nuova organizzazione?”. La Bds aveva un tono era misurato e convincente, quindi iniziai a dialogare con loro».
Le dicevano di non andare?
«Sì. Dicevano che andando avrei favorito l’occupazione. Quanto ero ingenuo! Certo, negli Stati Uniti la hasbara , ossia quella chiamano la diplomazia pubblica israeliana, è estremamente potente. Alla fine annullai il concerto e mi recai invece a Neve Shalom».
roger waters scrive sul muro che separa israele dalla palestina
Chi le suggerì Neve Shalom?
«Non mi ricordo. È una comunità agricola nella quale ebrei, cristiani e musulmani tentano di vivere insieme. Era e continua ad essere un esperimento fantastico, che andrebbe incoraggiato in ogni modo possibile. Alla fine pronunciai un breve discorso, nel quale suggerii che quello era il modo in cui i giovani israeliani avrebbero dovuto far pace con i propri vicini. Il pubblico si zittì completamente. In seguito, riflettendo sulle implicazioni delle restrizioni sugli spostamenti, mi resi conto che era piuttosto improbabile che tra i presenti vi fossero dei palestinesi o degli arabi, e mi dispiacque moltissimo».
roger waters scrive sul muro che separa israele dalla palestina
Ritiene di aver scoperto la verità sul Medio Oriente?
«Non sono un profeta, ma parteggio per il fronte opposto a quello di chi - a prescindere dall’appartenenza — sgancia bombe e uccide bambini».
E qui arriviamo al nocciolo del discorso. Molti si domandano: perché Israele, quando tanti altri Paesi fanno lo stesso?
«Be’, se sei determinato a stare dalla parte della giustizia, dei diritti umani, delle libertà individuali, dell’eguaglianza politica e della libertà direligione, di tanto in tanto ti si presentano delle situazioni che richiedono più di altre la tua attenzione. C’è anche chi si lamenta per il paragone con il Sudafrica dell’apartheid. Nel caso dei territori occupati, il paragone è legittimo. Negli anni ‘70 e ‘80 ci concentrammo tutti sul Sudafrica perché pensavamo che saremmo riusciti a determinare un cambiamento in quella piccola parte di mondo. Oggi quella piccola parte di mondo è Israele».
roger waters scrive sul muro che separa israele dalla palestina
Non c’è il rischio che Bds unisca gli israeliani rendendoli ancora più nazionalistici?
«Non credo. Penso che la consapevolezza di poter contare fuori dal loro Paese su amici e sostenitori che li appoggiano e ammirano il coraggio di israeliani che si battono per ciò che è giusto darà maggiore forza a quegli israeliani che non sono soddisfatti della politica interna ed estera del loro governo. Che alternativa abbiamo? Qualcuno mi mostri un’alternativa alle proteste nonviolente di chi crede che l’occupazione sia sbagliata e che i cittadini palestinesi di Israele debbano sottostare alle stesse leggi dei cittadini ebrei di Israele».
Lei è per la soluzione che prevede uno o due Stati?
«Preferirei un unico Stato democratico, laico, con pari diritti per tutti, suffragio universale, parità di diritti sulla proprietà, libertà assoluta di religione. Sono molto contrario alle teocrazie».
Cosa risponde a chi ritiene che sia sufficiente boicottare il progetto delle colonie?
«Le colonie rappresentano un problema enorme perché annettono i territori occupati. Tuttavia è sul governo di Israele che occorre esercitare delle pressioni».
Riesce ad ipotizzare una situazione nella quale lei tornerebbe ad esibirsi in Israele?
«Quando vedremo che ce l’abbiamo fatta, che tutti godono di eguali diritti e nessuno uccide nessuno. Allora verrò e suonerò tutto The Wall».
Cosa vorrebbe dire agli israeliani?
«Che nel 1945, o nel ‘47-‘48, avete avuto la solidarietà del resto del mondo, e che purtroppo avete dilapidato quel sentimento di benevolenza. Dovete trovare il coraggio di vivere insieme ai vostri vicini. Guardare alla realtà, anziché restare attaccati all’immagine di una falsa realtà, richiede coraggio».
IL MAIALE CON LA STELLA DI DAVID AL CONCERTO DI ROGER WATERS