mario draghi

OBTORTO COLLE - SE DRAGHI VA AL QUIRINALE CHI GESTISCE LA SUCCESSIONE? L'IPOTESI DOPPIA REGGENZA – TRA LE PRINCIPALI QUESTIONI C’E’ QUELLA DELLA CONSULTAZIONI PER IL NUOVO GOVERNO. A CHI SPETTA FARLE? I POSSIBILI RUOLI DI CASELLATI E BRUNETTA - NON È ESCLUSO, TRA L'ALTRO, CHE ROBERTO FICO DECIDA DI CONVOCARE LE CAMERE ATTORNO AL 26 GENNAIO PER FAVORIRE UNO SCHEMA: ECCO QUALE…

TOMMASO CIRIACO per la Repubblica

 

mario draghi sergio mattarella

È una specie di rebus costituzionale. E ruota attorno ad un gigantesco dilemma: che succede se il Parlamento sceglie Mario Draghi come Presidente della Repubblica, creando l'inedita condizione di un premier che deve dimettersi nelle mani del Capo dello Stato a cui deve succedere? E che, nello stesso tempo, ha tra le sue principali prerogative quella di gestire la partita del suo successore a Palazzo Chigi? Un rompicapo difficile anche solo a pronunciarsi. Non a caso, nelle ultime settimane anche gli uffici tecnici dei vertici istituzionali si sono consultati, in modo informale e ufficioso. Scambiandosi opinioni, in linea puramente teorica. E scandagliando le possibili tappe di un percorso ordinato.

 

mattarella draghi

È un affascinante garbuglio che non può che richiamare l'attenzione degli esperti del Quirinale e della Camera dei deputati, il ramo del Parlamento chiamato a gestire l'iter dell'elezione del nuovo Presidente. A conoscenza delle possibili soluzioni tecniche sono ovviamente anche gli uffici di Palazzo Chigi. Qualcosa sembra ormai pacifico. Qualcos' altro resta in sospeso, per il momento.

 

sergio mattarella mario draghi

Tre, in particolare, i quesiti a cui provare a dare risposta. Il primo: fino a oggi il presidente del Consiglio dimissionario è sempre rimasto in carica in attesa del giuramento del successore, stavolta le dimissioni di un premier eletto Capo dello Stato diventerebbero immediatamente esecutive? Se così è - e così sembra essere - sarebbe allora il ministro più anziano a succedere immediatamente al premier dimissionario? E soprattutto: chi gestirebbe le consultazioni per il nuovo esecutivo? Alcuni punti fermi sembrano emergere. E vanno esplorati, partendo da un possibile percorso.

 

sergio mattarella e mario draghi

Primo passo: il Parlamento elegge Draghi Presidente della Repubblica. Secondo: l'ex banchiere si reca al Quirinale per formalizzare dimissioni immediate. La sua elezione al Colle, infatti, dovrebbe essere considerata tra i casi di "impedimento temporaneo" di un premier, previsto dall'articolo 8 della legge 400 del 1988. Se così fosse, dovrebbe subentrare il ministro più anziano. Si tratta di Renato Brunetta, che guiderebbe il governo come fosse un "reggente". A quel punto, si aprirebbe una fase del tutto nuova per individuare il nuovo capo dell'esecutivo. E siamo al secondo bivio: chi guiderà le consultazioni, Mattarella o Draghi? Il percorso più lineare - ma anche tecnicamente articolato - dice: l'ex banchiere. Per farlo, serve una condizione prevista dall'articolo 91 della Costituzione: che abbia prestato giuramento da Presidente della Repubblica. Questo passaggio non potrà però avvenire, stavolta, contestualmente alla sua elezione, perché prima c'è da completare la transizione con Brunetta.

 

sergio mattarella e mario draghi

Se inoltre l'elezione di Draghi avvenisse prima del 3 febbraio 2022 - data di scadenza del settennato di Mattarella - occorrerebbero le dimissioni del Presidente per accelerare l'insediamento del nuovo Capo dello Stato. Dimissioni a cui seguirebbe la convocazione delle Camere e il giuramento in Aula. Anche facendo molto in fretta, ci sarebbe probabilmente la necessità di una seconda "reggenza", quella al Colle. Magari anche solo di poche ore, affidata alla presidente del Senato Casellati. Un incastro complicatissimo.

 

A meno che l'elezione di Draghi al Colle non avvenga dopo il 3 febbraio. L'attuale Presidente, infatti - come ha ricordato il costituzionalista Michele Ainis su Repubblica - resta in carica anche oltre la scadenza, fino al giuramento del suo successore. Questo scenario dovrebbe evitare almeno il passaggio delle dimissioni anticipate e della seconda reggenza. Non è escluso, tra l'altro, che Roberto Fico decida di convocare le Camere attorno al 26 gennaio, favorendo proprio questo schema. L'alternativa, già circolata, è che si parta molto prima, tra il 18 e il 20 gennaio. In questo caso, è possibile che si proceda con un solo scrutinio al giorno, anche in chiave anti-Covid.

 

mattarella e mario draghi al quirinale

Esiste teoricamente anche un'altra possibilità. Non è però priva di problemi, secondo alcune fonti addirittura insormontabili. Parte da una precondizione: l'accordo politico per eleggere Draghi dovrebbe essere accompagnato da un patto altrettanto solido attorno al nuovo premier. La maggioranza di unità nazionale, insomma, oltre a votare Draghi assumerebbe contestualmente un impegno politico sul nuovo presidente del Consiglio.

 

Se così fosse, Draghi potrebbe salire al Quirinale per dimettersi. E potrebbe essere Mattarella a convocare immediatamente dopo la personalità a cui conferire l'incarico per Palazzo Chigi. In poche ore, giurerebbe con i suoi ministri. Si eviterebbe la reggenza, che sulla carta potrebbe anche durare mesi. Con il governo in sicurezza, inoltre, si potrebbe attendere anche la scadenza naturale del settennato. Questa strada, però, presenta un ostacolo. Sarebbe il Capo dello Stato uscente - e non quello appena eletto - ad assumere la decisione più rilevante fra quelle che gli spettano: la scelta del premier.

MATTARELLA DRAGHI

 

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....