salvini meloni orban

ORBAN A CACCIA DEL QUARTO MANDATO - LE ELEZIONI POLITICHE IN UNGHERIA STABILIRANNO SE BUDAPEST SCEGLIERÀ DI STARE CON LA RUSSIA O CON L’UNIONE EUROPEA – ORBAN, DEFINITO L'”ULTIMO ALLEATO DI PUTIN IN EUROPA”, CONTINUA A FARE PROPAGANDA CONTRO L’UE, I MIGRANTI, IL MONDO LGBT – STRAPPARGLI IL POTERE SARA’ DIFFICILE: HA “RITAGLIATO” IL SISTEMA DI VOTO A SUO VANTAGGIO - PER RAGGIUNGERE LA MAGGIORANZA DEI 199 SEGGI NELL'ASSEMBLEA NAZIONALE, LE OPPOSIZIONI DOVREBBERO TOTALIZZARE IL 54-55% DEL VOTO POPOLARE; A ORBÁN, PER LO STESSO RISULTATO, BASTEREBBE IL 43-44%...

vladimir putin viktor orban 4

1 - UNGHERIA, ORBAN PUNTA SULLA GUERRA PER VINCERE

Mon.Per. per “la Stampa”

 

Le elezioni politiche ungheresi di oggi sono epocali non solo per il destino di Orban, del sovranismo europeo e del sistema della «democrazia illiberale». Le elezioni politiche ungheresi sono epocali perché sanciscono se Budapest sceglierà di stare con l'Est o con l'Ovest, se sceglierà - per la quarta volta consecutiva - un premier definito l'«ultimo alleato di Putin in Europa», in aperto conflitto con l'Ue e il suo - nostro - stato di diritto oppure, se sceglierà una coalizione filoeuropeista e decisamente più liberale.

 

VIKTOR ORBAN VISEGRAD

Lgbtq, migranti, patria, famiglia: fino al 24 febbraio Orban aveva sfoderato tutto il suo repertorio sovranista, un poker di assi che gli aveva garantito 12 anni di potere. Il nemico era l'Unione europea, le sue pretese di impicciarsi nei fatti ungheresi, sullo stato di diritto, sull'indipendenza della magistratura e dei media, sulla protezione delle minoranze. Oltre ai migranti, il nemico era anche la «mentalità Lgbtq», per cui oggi si vota un referendum che vorrebbe vietare l'uso nelle scuole di materiali che "promuovano" l'omosessualità e cambio di genere.

 

marine le pen viktor orban

Ma la guerra in Ucraina ha cambiato tutto, e il leader magiaro, così abile nelle metamorfosi, è stato costretto a un cambio di passo e strategia. In poche settimane è riuscito a trasformare quello che poteva essere un boomerang - i suoi strettissimi rapporti con Putin - in un'arma elettorale, offrendosi al suo Paese come garante della pace (e delle bollette), l'unico leader in grado di mantenere l'equidistanza tra Mosca e Kiev.

putin orban

 

Le urne decideranno, mentre il dissenso a Budapest prende la forma di enormi «Z» disegnate sui manifesti elettorali di Fidesz che campeggiano in tutta la città. Il marchio dice agli elettori che votare per Viktor Orbán è come votare per Vladimir Putin. Sull'altro fronte si presentano sei partiti di opposizione, per la prima volta uniti con un unico candidato premier da opporre a Orban, Peter Márki-Zay.

 

VIKTOR ORBAN GIORGIA MELONI

Cattolico, atlantista, legato ai valori europei, sebbeno Orban lo definisca un candidato della sinistra, è in realtà un conservatore (e un ex elettore di Fidesz). «Orban vuole solo fermare Bruxelles, la Ue. Ora noi dobbiamo fermare Putin per poter vivere in pace», ha detto prima del silenzio elettorale Márki-Zay, che si definisce «nè di destra, nè di sinistra, ma in alto». I giochi sono aperti: dalle ultime rilevazioni, emerge un Paese profondamente spaccato, con Fidesz leggermente in vantaggio sull'opposizione e un terzo degli elettori ancora indeciso.

 

2 - COSÌ ORBÁN HA «RITAGLIATO» IL SISTEMA DI VOTO A SUO VANTAGGIO

Danilo Taino per il “Corriere della Sera”

 

orban papa francesco

L'Ungheria è una democrazia: oggi vota. Come dice il suo primo ministro, è però «illiberale». È probabile che il risultato delle urne lo confermi: strappare il potere a Viktor Orbán, anche dopo 12 anni, è un'impresa come in nessun altro Paese europeo. La rete di garanzie che il premier ha costruito per vincere sempre è solida. Calcoli indipendenti stimano che i sei gruppi di opposizione - che si sono alleati e hanno un candidato comune per battere il partito dominante, Fidesz - per raggiungere la maggioranza dei 199 seggi nell'Assemblea Nazionale per la quale si vota dovrebbero totalizzare il 54-55% del voto popolare; a Orbán, per lo stesso risultato, basterebbe il 43-44%.

viktor orban vladimir putin

 

Alle elezioni di quattro anni fa, Fidesz raggiunse poco più del 49% ma in termini di seggi superò la cosiddetta Super-maggioranza, due terzi dei voti che consentono di cambiare la Costituzione. La ragione di questa asimmetria sta nel fatto che, dal 2010, il primo ministro ungherese ha ridisegnato i collegi elettorali che eleggono 106 parlamentari: i collegi che tendono a sinistra sono molto popolati ed eleggono un deputato, quelli conservatori sono piccoli ma eleggono sempre un deputato.

 

VIKTOR ORBAN XI JINPING

Anche i 93 parlamentari eletti con il sistema proporzionale favoriscono Fidesz attraverso un sistema complicato. Orbán parte così con un vantaggio non da poco.

Ma ovviamente c'è dell'altro. Ci sono le politiche che usano un po' tutti i partiti al governo, cioè spesa pubblica: nel caso in questione, aumento del salario minimo, tredicesima ai pensionati. E qui siamo più o meno nella normalità.

 

matteo salvini mateusz morawiecki viktor orban

Poi, c'è che gli abitanti di etnia magiara che vivono nei Paesi confinanti, in particolare in Romania, in maggioranza conservatori, possono votare per posta. Quelli che vivono più lontano, molto più di sinistra, devono recarsi fisicamente a un consolato ungherese. Poi ci sono i media: le maggiori reti tv sono di Stato o possedute da amici del premier, stile oligarchi, i quali controllano anche buona parte della stampa.

 

MATTEO SALVINI VIKTOR ORBAN

L'opposizione che appoggia Péter Marki-Zay - anch' egli un conservatore ma sostenuto da sei partiti che vanno dalla destra alla sinistra ai verdi - hanno avuto spazi televisivi, calcolano gli esperti, pari a un quarto di quelli di Fidesz. In più, il governo Orbán fa propaganda per il candidato Orbán: ha anche usato gli strumenti digitali anti-Covid per fargli propaganda. Ci saranno anche brogli?

 

salvini orban

Possibile: vicino al confine, in Romania, sono già state trovate schede inviate per posta bruciacchiate, gettate nei campi, per lo più favorevoli all'opposizione. Ci sono osservatori indipendenti in ogni seggio: il rischio che, nel caso di risultato finale testa a testa, la correttezza dell'elezione venga contestata formalmente non può essere escluso. Sarebbe una prima volta, nella Ue.

 

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