SBIRRI CHE NON SANNO TENERE LE MANI A POSTO – STANDING OVATION DEI POLIZIOTTI DEL SINDACATO SAP PER I COLLEGHI CONDANNATI PER ALDROVANDI – LA MADRE DEL RAGAZZO: ‘MI SI RIVOLTA LO STOMACO, COMPORTAMENTO QUASI EVERSIVO’ – E RENZI LA CHIAMA: ‘VICENDA INDEGNA’

Franco Giubilei per ‘La Stampa'

Verso sera si materializzano i poliziotti condannati per la morte di Federico Aldrovandi, il ragazzo ucciso durante un controllo nove anni fa a Ferrara, e i delegati del Sap riuniti a congresso si abbandonano a una lunga standing ovation: cinque minuti di applausi scroscianti per protestare contro una condanna ritenuta eccessiva salutano Paolo Forlani, Luca Pollastri ed Enzo Pontani, presenti nella sala del Grand Hotel di Rimini. Manca solo Monica Segatto, il quarto agente coinvolto nel pestaggio.

Poche ore prima nella stessa sala aveva parlato il capo della polizia Alessandro Pansa, invocando un regolamento sulle regole d'ingaggio in materia d'ordine pubblico. Poi si alternano gli interventi e durante la sessione pomeridiana, appena si viene a sapere che i tre agenti del caso Aldrovandi sono lì, scatta il caloroso applauso dei colleghi. Durissima e addolorata la reazione della madre di Federico, Patrizia Moretti, che solo un anno fa era stata bersaglio di una manifestazione del Coisp, un altro sindacato di polizia, i cui militanti erano andati a sfilare sotto le finestre del suo ufficio a Ferrara: «Ho un senso di nausea, non riesco proprio a spiegarmi un comportamento del genere, ho rinunciato a chiedermelo da quando hanno ucciso mio figlio. Se applaudono dei condannati significa che ne condividono le azioni, e questo è quasi eversivo».

La solidarietà dei delegati Sap agli agenti condannati genera altre considerazioni: «Come possiamo fidarci di gente così, come possiamo mettere i nostri figli e noi stessi nelle loro mani?». Eppure, soprattutto dopo l'iniziativa del Coisp, da parte dello stesso Sap non erano mancate le dichiarazioni di vicinanza: «A parole mi avevano espresso la loro solidarietà, lo stesso Pansa mi ha telefonato, e poi adesso invece... Forse vogliono restare impuniti, ma se manifestano in questo modo vuol dire che sono sicuri di avere un grandissimo potere, e io credo che sia molto pericoloso e spaventoso per tutti».

Cerca di riflettere Patrizia Moretti, ma l'emozione è forte: «Non siamo mica in guerra, la violenza dovrebbe essere lontanissima. Non hanno anche loro dei figli? Non si rendono conto? Un po' di rispetto per la vita non ce l'hanno?». La sentenza definitiva della Cassazione per i quattro poliziotti risale al 21 giugno 2012: tre anni e sei mesi di reclusione per eccesso colposo in omicidio colposo, ridotti a sei mesi per effetto dell'indulto. Dopo la condanna, la madre di Federico ha continuato la sua campagna contro il reintegro degli agenti nella polizia.

In serata, insieme a una telefonata di solidarietà del premier Renzi alla signora Moretti che ha definito la vicenda «indegna», sono arrivate le reazioni politiche: per il coordinatore nazionale di Sel Fratoianni, sono «applausi agghiaccianti e inaccettabili», per il responsabile sicurezza del Pd Fiano «uno Stato di diritto sta in piedi solo se vengono rispettate le competenze di tutti i suoi corpi».

 

 

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