1. PACE ARMATA SU DE BORTOLI. MA LE NUBI NON SONO SCOMPARSE. RESTERANNO ALMENO FINO ALL'8 MAGGIO, DATA DI CONVOCAZIONE DELL'ASSEMBLEA DEGLI AZIONISTI DI RCS 2. ALL'INDOMANI DELLO STRAPPO TRA L’AD SCOTT JOVANE E DE BORTOLI, NESSUNO HA PRESO UNA DECISIONE NETTA. FLEBUCCIO NON SI È DIMESSO E NON HA ALCUNA INTENZIONE DI FARLO. IL MANAGEMENT DELLA CASA EDITRICE NON LO HA LICENZIATO PERCHÉ C'È TENERE IN CONTO L'IMPORTANTE BUONUSCITA CHE ANDREBBE RICONOSCIUTA (7/8 MILIONI) 3. DA SEGNALARE CHE, MENTRE SU MARIO CALABRESI C'È IL VETO DI PARECCHI SOCI DEL GRUPPO (PIACE SOLO A FIAT DI ELKANN), GIULIO ANSELMI SI È CHIAMATO FUORI, ALDO CAZZULLO È CONSIDERATO ANCORA NON PRONTO PER IL COMPITO E BARBARA STEFANELLI NON TROVA UN CONSENSO DIFFUSO. SI OPTERÀ ALLORA PER FARE “UN PAPA STRANIERO”?
Andrea Montanari per Milano Finanza
La quiete dopo la tempesta. Ma la calma è apparente e le nubi su via Solferino e via Rizzoli non sono scomparse. Resteranno almeno fino all'8 maggio, data di convocazione dell'assemblea degli azionisti di Rcs Mediagroup.
All'indomani dello strappo, che questa volta pareva definitivo dopo gli scontri recenti, tra l'azienda e il direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli, nessuno ha preso una decisione netta. Il giornalista non si è dimesso e non ha alcuna intenzione di farlo. Il management della casa editrice milanese non lo ha licenziato perché c'è tenere in conto l'importante buonuscita che andrebbe riconosciuta a de Bortoli, alla guida del Corriere da marzo 2009 (il primo mandato fu 1997 al 2003).
Ma non va neppure trascurato il fatto che Fiat (primo socio di Rcs con il 20,55%) e, si dice, anche Diego Della Valle (8,99%) sembrano propensi al ricambio al vertice del quotidiano di via Solferino, ma solo il gruppo automobilistico torinese sostiene con forza le quotazioni di Mario Calabresi, attuale direttore de La Stampa (scuderia Fiat), come sostituto di de Bortoli.
E siccome altri candidati al momento non se ne trovano, tutto resta congelato. Almeno per le prossime settimane, quelle che separano Rcs dalla riunione dei soci in programma tra poco meno di un mese per l'approvazione del bilancio 2013, chiuso con oltre 200 milioni di perdite.
Ma c'è un altro aspetto che ieri il giurista, professore e notaio Piergaetano Marchetti, già presidente di Rcs e oggi consigliere, ha tenuto a sottolineare. «Lo statuto di Rcs prevede che nomina e revoca del direttore dei quotidiani siano di competenza esclusiva, non delegabile, dell'intero cda, quindi ogni discussione a riguardo ha qui la sua sede», ha dichiarato Marchetti, segnando un punto a favore di de Bortoli e riportando nei propri rispettivi ambiti i ruoli del presidente Angelo Provasoli e soprattutto dell'ad Pietro Scott Jovane.
«Sento parlare di incontri, valutazioni, prese di posizione di questo o quel socio o anche di manager, e ricordo che non appartiene a una corretta governance porre questi temi in sede diversa dal consiglio. Non mi risulta che in cda finora sia stato trattato il tema né mi risulta alcuna convocazione a riguardo», ha proseguito il notaio, che ben conosce i meccanismi della macchina di via Rizzoli.
Anche perché c'è «un'autorità di vigilanza che è molto ferma nel far rispettare competenze e regole di governance». Quindi, seppure le voci si rincorrano freneticamente sull'asse Milano-Torino, per ora in Rcs resta tutto com è. «Come cittadino ritengo che il direttore de Bortoli sia stato un difensore non a parole ma nei fatti della libertà di stampa; e di libertà di stampa c'è bisogno, ancor più nell'era digitale».
Insomma la partita è lunga e complessa e coinvolge tutti i soci. Che non trovano l'accordo su un nome di garanzia e di rinnovamento per la direzione del Corriere. Proprio per questo le diplomazie continuano e continueranno a lavorare.
LA FUMATA GRIGIA NON DÃ PACE AL CORSERA
L'ennesima fumata grigia in via Solferino, a riprova di un precario equilibrio in seno al cda e ancora di più tra i soci, destabilizza il Corriere della Sera, primo quotidiano italiano per diffusione e principale asset del gruppo Rcs. Al momento Ferruccio de Bortoli resta al suo posto, con il pieno appoggio della redazione ma non di tutti gli azionisti (Fiat e Della Valle non lo sostengono più), ma appare inevitabile che presto arrivi un sostituto.
Che a questo punto della vicenda potrebbe non essere più Mario Calabresi, fiaccato da una corsa che dura da un paio d'anni. L'impasse chiama in causa in prima battuta il management. Perché se l'ad Pietro Scott Jovane non prende una decisione chiara e immediata sulla direzione del CorSera, rischia di far una brutta figura nei confronti del mercato editoriale e anche di quello pubblicitario.
E di perdere appeal tra il variegato azionariato dell'azienda. Inoltre non va trascurato il fatto che, quando il caso-Rcs verrà portato alla ribalta dalla puntata di lunedì prossimo di Report su Rai3, anche il sentiment dei lettori del quotidiano milanese potrebbe cambiare.
Da segnalare che, mentre su Calabresi c'è il veto di parecchi soci del gruppo (piace solo a Fiat), Giulio Anselmi si è chiamato fuori, Aldo Cazzullo è considerato ancora non pronto per il compito e Barbara Stefanelli non trova un consenso diffuso. Si opterà allora per fare «un Papa straniero»?





