UN PAESE COR-ROTTO - DAL RAPPORTO DI ERNST & YOUNG LA FOTOGRAFIA DI UN PAESE ALLA FRUTTA: 7 MANAGER SU 10 PENSANO CHE LE PRATICHE ILLEGALI SIANO CRESCIUTE - FENOMENO CHE IN ITALIA VALE 120 MILIARDI

Walter Passerini per “La Stampa”

Frodi, corruzione e concussione crescono nel mondo, ma non vuole dire che tutto il mondo è paese. Le vicende Mose ed Expo sono gli ultimi casi eclatanti, che assegnano all’Italia un ruolo di primo piano e un’immagine negativa nel mondo, dove nel contempo cresce la consapevolezza della necessità di stroncare questi fenomeni e di creare in ciascun paese una rapida ed efficace risposta. 

ITALIA CRAC BUCO ITALIA CRAC BUCO

Lo pensano oltre 2.700 manager di 59 paesi: quattro intervistati su dieci ritengono che questi fenomeni stiano dilagando. In Italia addirittura lo pensano sette manager su dieci, anche se l’allarme è in parte attutito dalla convinzione che le autorità del nostro e di altri paesi, tra cui Germania, Francia e Regno Unito, siano oggi coinvolte in importanti azioni di contrasto dei fenomeni.  

Il Rapporto. La tredicesima edizione della Global Fraud Survey di Ernest &Young (Overcoming compliance fatigue: reinforcing the commitment to ethical growth) registra la percezione, da parte degli intervistati, di preoccupanti livelli di frode, corruzione e concussione in tutto il mondo. Un fenomeno che solo per l’Italia è stimato in 100-120 miliardi. Si tratta di comportamenti noti, ma anche di nuovi segnali, che riguardano, per esempio, il cybercrime, anche se quasi la metà degli intervistati (48%) lo considera un rischio piuttosto basso per le proprie attività. 

 

CORRUZIONE CORRUZIONE

Va osservato invece che i manager non hanno probabilmente una corretta percezione dei rischi derivanti dai crimini digitali, poiché vedono soprattutto negli hacker la principale minaccia (48%), sottostimando, invece, i rischi derivanti dalla criminalità organizzata e da soggetti stranieri. 

Lo studio di EY, che si basa su interviste a manager tra cui vi sono anche direttori finanziari, compliance manager, legali e responsabili di internal audit, mette in luce le difficoltà dei vertici aziendali, che sono aggravate dall’insufficiente consapevolezza dei potenziali rischi e danni derivanti dai fenomeni corruttivi, fraudolenti e dagli attacchi cibernetici.   

corruzione corruzione

 

Il ruolo dei vertici. Dall’indagine emerge anche che i top manager sono meno propensi dei propri dipendenti a partecipare in prima persona a corsi anti-corruzione Abac (Anti-bribery/anti-corruption) o a partecipare a corsi sulla valutazione del rischio (30%). Un dato preoccupante se si considera che i vertici stessi sono esposti a situazioni che possono minarne l’integrità. Il 21% dei Ceo afferma infatti di aver ricevuto richieste per pagamenti di tangenti, rispetto al 10% del totale. 

La survey ha inoltre rilevato come molte delle aziende ritengano di avere difficoltà nel raggiungere adeguati livelli di compliance: un’azienda su cinque continua a non avere una politica vera e propria Abac; il 45% delle organizzazioni non ha introdotto un sistema di segnalazioni; meno del 50% degli intervistati ha partecipato a corsi di formazione sul tema; meno di un terzo delle società, infine, effettua una severa due diligence per evidenziare eventuali azioni di corruzione da parte dei propri business partner (ad esempio nei processi di acquisizione e fusione).  

Come reagire. “In Italia la consapevolezza c’è, ma non si fa abbastanza – spiega Fabrizio Santaloia, National Leader EY per i Fraud Investigation & Dispute Services (Fids) – Il modello del decreto 231 è importante ma richiede interventi più ampi e integrati da parte delle aziende, con pratiche più specifiche e approfondite. Il business etico dovrà rappresentare la nuova strada, anche perché le azioni illecite non sono nemmeno economicamente convenienti e, anzi, creano danni spesso irreparabili. 

Ernst & Young Logo

I vertici aziendali dovrebbero partecipare e guidare in prima persona le politiche anti-corruzione, in Italia ma anche nei paesi dove le loro aziende sono presenti”. Cina e Stati Uniti, per esempio, hanno legislazioni molto decise e rigide per stroncare questi fenomeni e ricorrono a pesanti sanzioni. Ciò che le percezioni ancora non registrano: in Italia solo il 24% dei manager intervistati ritiene che vi siano state effettive punizioni dei colpevoli; nel mondo quasi il doppio. 

ERNST&YOUNG

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