ALL’ANIMA DELLA SINISTRA! - ALLA DOMANDA DEL CONDUTTORE DI SKY SU QUALE FOSSE LA LORO FIGURA STORICA DI RIFERIMENTO, I CENTROSINISTRATI DELLE PRIMARIE HANNO RISPOSTO: DE GASPERI, PAPA GIOVANNI, TINA ANSELMI, CARLO MARIA MARTINI E NELSON MANDELA - TUTTI DEMOCRISTIANI TRANNE FORSE MANDELA, INDICATO DA RENZI CHE, ESSENDO GIÀ DEMOCRISTIANO DI SUO, NON HA SENTITO IL BISOGNO DI ASSOCIARNE UNO IN SPIRITO…

1 - ANIMA...
Jena per "la Stampa" - Bersani sceglie un papa e Vendola un cardinale, all'anima della sinistra.

2 - DI' QUALCUNO DI SINISTRA...
Massimo Gramellini per "la Stampa"

Alla domanda del conduttore di Sky su quale fosse la loro figura storica di riferimento, i candidati alle primarie del centrosinistra hanno risposto: De Gasperi, Papa Giovanni, Tina Anselmi, Carlo Maria Martini e Nelson Mandela. Tutti democristiani tranne forse Mandela, indicato da Renzi che, essendo già democristiano di suo, non ha sentito il bisogno di associarne uno in spirito.

Scelte nobili e ineccepibili, intendiamoci, come lo sarebbero state quelle di altri cattolici democratici, da Aldo Moro a don Milani, evidentemente passati di moda. Ma ciò che davvero stupisce è che a nessuno dei pretendenti al trono rosé sia venuto in mente di inserire nel campionario un poster di sinistra.

Berlinguer, Kennedy, Bobbio, Foa. Mica dei pericolosi estremisti, ma i depositari riconosciuti di quella che dovrebbe essere la formula originaria del Pd: diritti civili, questione morale, uguaglianza nella libertà. Almeno Puppato, pencolando verso l'estremismo più duro, ha annunciato come seconda «nomination» Nilde Iotti. Dalle altre bocche non è uscito neppure uno straccio di socialdemocratico scandinavo alla Olof Palme.

Forse i candidati di sinistra hanno ignorato le icone della sinistra perché temevano di spaventare gli elettori potenziali. Così però hanno spaventato gli elettori reali. Quelli che non possono sentirsi rappresentati da chi volta le spalle alla parte della propria storia di cui dovrebbe andare più orgoglioso.

3 - DA PROUDHON AL PAPA BUONO IL MARKETING POLITICO DEL PANTHEON USA-E-GETTA...
Filippo Ceccarelli per "la Repubblica"

Ah, ancora il Pantheon: uffa! O forse no, tanto vale adattarvisi. Nell'avido e cannibalico ciclo produzione-consumo di icone ad uso partitico, per esempio, Papa Giovanni, e con rispetto parlando, non era mai entrato.

O meglio: nessun leader l'aveva finora promosso, o ristretto, o comunque arruolato come testimonial più o meno posticcio insieme al cardinal Martini, a Mandela, all'impossibile duo Iotti-Anselmi, come pure, sempre nello show di lunedì, a De Gasperi, al compianto Marcora o a una blogger tunisina nel più straniante casting genealogico che si ricordi.

Con il che appare evidente che la posta del marketing simbolico continua ad alzarsi, ma al tempo stesso è come se il discorso pubblico, ormai palesemente piallato e definitivamente regredito a pure indizio, tornasse a rispecchiarsi in quei piatti dai colori vivaci che cinquant'anni orsono si notavano dietro le vetrine dei negozi di souvenir raffigurando il volto del Papa Buono al fianco di Kennedy e di Martin Luther King, non a caso altri due gettonatissimi eroi dell'odierna politica usa-e-getta.

E così almeno a sinistra la newentry Roncalli va a raggiungere quel piccolo grande Olimpo popolato dalle figure più strambamente inconciliabili che la fantasia pop di consiglieri e spin-doctor seguita a radunare a spregio della storia, del ridicolo e del buonsenso: Pasolini e i Simpson, Montanelli e Allende, don Milani e Dylan Dog, Pertini e John Lennon, e Dossetti, Tex, Falcone, Bobbio, La Pira, Gandhi, Einaudi, Fonzie e naturalmente Berlinguer.

Dio ne scampi perciò dalla moda del Pantheon, e ancor più dalla sua mai sazia retorica, dall'astuto suo candore modernizzante. Sono più di trent'anni, d'altra parte, che cerca d'imporsi; e se all'inizio, quando nel 1978 del tutto a freddo Craxi si pose all'ombra di Proudhon, e poi da palazzo Chigi impose agli italiani il culto di Garibaldi, e dopo Sigonella arrivò a scippare Mazzini al povero Spadolini, e in odio al Pci cominciò addirittura a volteggiare su Gramsci, beh, se all'inizio bene o male il gioco poteva e doveva tenere conto delle culture politiche, oggi assomiglia a una desolante collezione di figurine Panini: Rosselli ce l'ho, Spinelli ce l'ho, Keynes e Roosvelt pure, ma Madre Teresa mi manca, ma che problema c'è?

Tortuose vie, nel frattempo, l'hanno degradato e perfezionato l'assemblaggio di radici, non senza furti con destrezza, incauti acquisti e appropriazione di indebiti antenati. Ora, è anche vero che si possono invocare a discolpa attenuanti generiche determinate dal crollo della Prima Repubblica e dall'affermarsi di leader e forze politiche senza storie e senza tempo.

Ma certo i video-minestroni congressuali e le visite mirate alle tombe della prima segreteria ds di Veltroni (2000) hanno senz'altro alimentato quel «pantagruelico sincretismo», come l'ha definito Andrea Romano in «Compagni di scuola» (Mondadori, 2008), che nell'altro campo si misurava con i grotteschi rimbambimenti celtici della Lega, il culto berlusconiano di Mamma Rosa e una marmellata di d'Annunzio e Mogol-Battisti in voga ad Alleanza nazionale.

Però la sinistra in questo diede di più, fece scuola e anzi si può dire che generò una sorta di estetica. Tanto che per presentare la nuova Cinquecento la Fiat mandò in onda uno spot che sulle note del piano di Allevi mostrava Pertini, Wojtyla, Coppi, Fellini, Falcone e Borsellino, mentre la voce di Ricky Tognazzi annunciava: «La vita è un insieme di luoghi e di persone che scrivono il tempo». Solenne pausa: «Il nostro tempo» .

Quando, era il 2007, Fassino stabilì di comprendere Bettino Craxi nell'erigendo Pantheon del Pd, per sottolineare ingiustizia e assurdità la figlia Stefania se ne uscì sarcastica che «magari» era il caso di inserirvi anche Totò e Macario. E qui tuttavia basta fare solo un piccolo salto, o aspettare che Pecoraro Scanio annettesse San Francesco al sole che ride, e i comunisti di Diliberto evocassero a loro conforto l'esempio di George Clooney in «Syriana» o del Doctor House, per scoprire che nel 2009 Totò era effettivamente entrato (con Obama, il Papa Giovanni Paolo II, Falcone, Borsellino, Peres & Sharon più un certo numero di alpinisti, tenniste e ginnaste) in un polpettone visivo proiettato al congresso di fondazione dell'Api, a Parma.

Di Erminio Macario si erano purtroppo perse le tracce. In compenso, dalla radunata di fantasmi s'affacciava Aldo Fabrizi che profeticamente divorava una costoletta d'abbacchio. A riprova del potere che i morti esercitano sui vivi, e ancora di più della frenetica sequenza che senza fine brucia e consuma comici, santi, sportivi, eroi, papi, statisti e personaggi, addirittura, che non sono mai esistiti.

 

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