PAOLO SAVONA VA IN MISSIONE A STRASBURGO PER SPIEGARE LA MANOVRA DEL GOVERNO AGLI EURO-PARRUCCONI MA TROVA SUBITO IL MURO DEL FORZISTA TAJANI: “LA DOVETE CAMBIARE” (E BERLUSCONI GODE A METTERE I BASTONI TRA LE RUOTE A SALVINI PER INTERPOSTA PERSONA) - A BRUXELLES USANO LO SPREAD COME RANDELLO PER ADDOMESTICARE L’ITALIA: “IL PROBLEMA NON SONO I COMMISSARI EUROPEI, MA I RISPARMI DEI CITTADINI”
Giorgio Gandola per “la Verità”
«Questa manovra va cambiata». C'è qualcosa di simile a quel tal matrimonio manzoniano (che non s' avea da fare) nella frase che Antonio Tajani ha riservato a Paolo Savona nel suo ufficio di Strasburgo. Il presidente del Parlamento europeo è il primo politico d' alto rango al quale il ministro per gli Affari europei ha stretto la mano nel suo viaggio in Europa, organizzato come se fosse un road show per convincere i vertici dell'Unione che proprio «questa manovra» sta in piedi e sarà il punto di ripartenza del Paese.
Lo scetticismo di Bruxelles è lo stesso di Tajani, cortesia istituzionale a parte. E il vicepresidente di Fi non lo manda a dire con giri di parole, anzi fa sapere ciò che pensa ancor prima che l'aereo di Savona atterri. «Sono ben lieto che il ministro Savona venga al Parlamento europeo, io gli dirò quello che penso cioè che questa manovra va cambiata, che l'Italia è un Paese fondamentale per l'Europa e per il mondo e che certe scelte di politica economica danneggiano i cittadini».
Sembra che gli euroburocrati si siano passati la parola, il mood è quello della paura e l'arma di distrazione di massa è ancora una volta lo spread, arrivato ieri a 302 punti prima di defluire leggermente. Ancora Tajani, ancora una stilettata a Matteo Salvini e Luigi Di Maio: «Il problema non sono i commissari europei, ma i risparmi dei cittadini italiani».
In questo clima da trincea con gli elmetti che spuntano dai sacchi di sabbia, Paolo Savona prova a convincere i parrucconi e i mercati dall'alto della sua autorevolezza internazionale. Nonostante lo scetticismo iniziale del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che aveva fatto di tutto per non averlo fra i piedi, l'economista nato a Cagliari 82 anni fa (60 anni di esperienza in prima linea) è il punto di riferimento numero uno per l'Economia.
Proprio per questo, in una staffetta ideale con il ministro Giovanni Tria, sarà Savona oggi a spiegare agli eurodeputati di tutti i partiti il cuore della manovra della discordia, con grafici, tabelle, numeri sulla sostenibilità del Def italiano. Entrato nella partita in quota Lega, in questi mesi è diventato un guru anche per i pentastellati, che non fanno mistero di fidarsi più di lui che del timido Tria. E vorrebbero perfino invertire i loro ruoli.
L'incontro fra Savona e Tajani ha avuto un forte peso specifico per tre buoni motivi. Il primo è la dialettica necessaria fra Paese sovrano e Parlamento europeo, rappresentato dal suo massimo esponente, con probabile richiesta incorporata da parte del rappresentante di Roma all'Europa di non continuare con la filosofia del niet preventivo, sulla linea del commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, che dopo l'estate si è esibito in un crescendo rossiniano di critiche, culminate con quell'inquietante «piccoli Mussolini crescono».
Il secondo motivo d'interesse nel vedere l'anziano fuoriclasse euroscettico e il più italiano degli euroburocrati seduti allo stesso tavolo sta in ciò che rappresentano nella politica nazionale: un ministro in quota Lega (quindi maggioranza di governo) e un politico diretta emanazione di Fi, che in questa fase tumultuosa della vita parlamentare pende più verso l'opposizione che verso una «neutralità responsabile» com'era stata battezzata all'inizio della legislatura.
Il terzo motivo di questa matrioska politica dalle sfaccettature da decifrare è il dialogo tutto interno al centrodestra, poiché il ministro Savona è espressione di un movimento da oltre un ventennio alleato più o meno di ferro della coalizione inventata, consolidata, resa vincente da Silvio Berlusconi. È verosimile che alla fine un colonnello di Forza Italia faccia lo sgambetto a un ministro vicino alla Lega?
E se alla fine del percorso europeo di Savona ciò dovesse accadere con conseguenze fragorose, con quale formazione e con quale uso di Bostik i due partiti si affacceranno alle prossime elezioni europee? In trincea si intuiscono gli elmetti, ma non si vede se dietro i sacchi di sabbia ci siano soldati che caricano i fucili o giocano a carte (coperte).