
"PAPA FRANCESCO? ANDAVO A TROVARLO SENZA DIRLO A NESSUNO" – MATTEO RENZI RACCONTA LE USCITE IN INCOGNITO DA PALAZZO CHIGI PER ANDARE A SANTA MARTA – “ERANO SCAMBI DI OPINIONE SOPRATTUTTO SULLE VICENDE INTERNAZIONALI, IN UNA STAGIONE SEGNATA DAGLI ATTENTATI DEGLI ESTREMISTI ISLAMICI DOPO IL BATACLAN” - DOPO LA SCONFITTA AL REFERENDUM MI INVIO' UNA LETTERA SCRITTA A MANO CHE INIZIAVA CON ”CARO FRATELLO”, UNA ESPRESSIONE CHE FA RIFERIMENTO AL MONDO SCOUT CON CUI MI INVITÒ A RIALZARMI..."
Claudio Bozza per corriere.it - Estratti
«Ho avuto la fortuna di incontrare molte volte il Papa. Francesco non amava il protocollo. E dunque è capitato in più di una circostanza di andare a trovarlo senza dirlo a nessuno, se non agli uomini della scorta.
Uscivo in incognito da Palazzo Chigi con una utilitaria, ed entravo in Vaticano, a Santa Marta, per dialogare in modo informale con Papa Bergoglio. Erano scambi di opinione soprattutto sulle vicende internazionali, in una stagione segnata dagli attentati degli estremisti islamici».
Era la stagione del terrore, post Bataclan. Parte da qui il lungo ricordo di Matteo Renzi, che da premier aveva stretto un legame con il pontefice «venuto dalla fine del mondo».
L'ex presidente del Consiglio fa un distinguo tra il suo essere credente e i rapporti istituzionali con Bergoglio. «Tengo per me, come è giusto, il contenuto di quei dialoghi ma mi colpisce un particolare: tutte le volte che finivamo di parlare il Papa mi accompagnava fino alla macchina. Anche quando aveva mal di schiena (allora capitava spesso) si aggrappava al corrimano, saliva le scale e aspettava che uscissi e salissi in auto - ricorda Renzi -. E quando gli dicevo: Santo Padre, stia qui, salutiamoci adesso, non si preoccupi, mi rispondeva che lo faceva con tutti e che era un dovere di ospitalità».
Nell'aprile del 2014, Renzi era da poco arrivato a Palazzo Chigi, da Palazzo Vecchio. E la mente va alla visita in Vaticano con la moglie Agnese e i figli Francesco, Emanuele ed Ester
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C'è poi l'aneddoto del biglietto vergato a mano da Francesco e recapitato a Renzi nel giorno delle sue dimissioni da Palazzo Chigi, dopo la sconfitta al referendum: «Mi inviò una commovente lettera scritta a mano, con la bellissima calligrafia che lo contraddistingue e che inizia con l’espressione “Caro fratello”. Fa riferimento al mondo scout, mi invita a rialzarmi. Sono parole preziose che mi porto dietro da quasi dieci anni».
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