marcello de vito

DE VITO? DEVITALIZZATO! - ERA IL GRILLINO PIÙ IN VISTA DEL CAMPIDOGLIO E NEL GIRO DI QUATTRO ORE È STATO SCARICATO DA TUTTI, COMPRESI I SUOI SPONSOR POLITICI: LA PARABOLA DISCENDENTE DI MARCELLO DE VITO – LA VENDETTA DELLA RAGGI CHE TIRA FUORI TUTTI I VELENI DELLA ROMA PENTASTELLATA: “È NOTO CHE LUI E ROBERTA LOMBARDI NON MI AMAVANO…” – VIDEO

 

Lorenzo D’Albergo per “la Repubblica”

 

marcello de vito 26

Doveva essere l' astro più brillante della galassia grillina. Il pentastellato più in vista del Campidoglio. Ma il volo di Marcello De Vito, 44 anni e una carriera da avvocato alle spalle, si è chiuso anzitempo. Nel giro di quattro ore, lui che spiccava tra i duri e puri a 5S, ha perso tutto: la libertà, la presidenza del consiglio comunale, la patente di "ortodosso", il rispetto dei 6.451 romani che gli avevano regalato il titolo di mister preferenze alle ultime elezioni e quello dei compagni di Movimento. Dal capo politico Luigi Di Maio fino all' ultimo degli attivisti, lo hanno scaricato tutti.

MARCELLO DE VITO A REGINA COELI

 

Anche Roberta Lombardi, big dei 5S e amica di vecchia data. Accanto gli è rimasta soltanto la moglie, l' ex assessora municipale Giovanna Tadonio. Perché ieri politicamente lo ha mollato persino la sorella Francesca, consigliera regionale: «Le regole vanno rispettate».

 

MARCELLO DE VITO VIRGINIA RAGGI

Un addio senza appello. Troppo pesanti le accuse, corruzione e traffico di influenze illecite. Al pari delle immagini del trasferimento in carcere, in tuta e a capo chino. Scatti che hanno dato il via alla vendetta della sindaca Virginia Raggi, portando sul set i dissapori accumulati in tre anni di tensioni sotto traccia. Dissapori gestiti a fatica, ma sempre dietro le quinte. Ora quei veleni, con il nemico al tappeto, sono finiti in piazza. Addirittura a favore di telecamere: «È noto che De Vito e Roberta Lombardi non mi amavano - ha spiegato ieri a Porta a Porta la prima cittadina - e non c' erano grandi rapporti».

ROBERTA LOMBARDI MARCELLO DE VITO VITO CRIMI

 

L' intesa stabilita a colpi di selfie quando i 5S occupavano gli scranni dell' opposizione e giuravano guerra all' ex sindaco Pd Ignazio Marino in realtà era già svanita alla vigilia delle ultime comunali. Con un dossier, con la prima vera faida di quel Movimento che oggi vive di ripicche e rappresaglie interne: secondo le accuse di De Vito, finite anche in procura, a costruire una serie di false notizie sul suo conto per stroncarne la candidatura ( tra cui quella di un accesso agli atti su una pratica edilizia per aiutare un conoscente) sarebbero stati Daniele Frongia, oggi assessore allo Sport, e Raggi.

 

MARCELLO DE VITO

Ricostruzione smentita più volte dai sospettati. Mai dalla presunta vittima, diventata nel frattempo causa dei propri mali. Con il nome già sottolineato dai pm nella prima ordinanza sul giro di scambi illeciti nato attorno allo Stadio della Roma, De Vito non ha fatto nulla per non schiantarsi al suolo. Le mazzette di oggi per sistemare le partite urbanistiche più importanti - nelle carte della procura si legge della nuova casa dei giallorossi e degli ex Mercati Generali - cozzano con le vecchie promesse di «onestà».

 

MARCELLO DE VITO

E del politico che si proponeva di «colpire la corruzione con cui i partiti hanno campato per anni» , portando quelle arance che ritornano nei suoi ultimi post social alla giunta Marino, adesso restano impressi soltanto i contatti con il titolare dei terreni di Tor di Valle, il costruttore Luca Parnasi.

 

Botta e risposta che imbarazzano i 5 Stelle e mettono a nudo un uomo già nella bufera.

MARCELLO DE VITO ROBERTA LOMBARDI

Calimero del Campidoglio, venerdì all' Opera dietro a Di Maio e martedì nel carcere di Rebibbia per incontrare i detenuti nel giorno della festa del papà, nell' ultimo mese De Vito aveva collezionato delusioni in quantità. Il 16 febbraio aveva perso una causa da 70 mila euro avviata nel 2006 da un vecchio cliente - piuttosto scontento - del suo studio.

 

MARCELLO DE VITO VIRGINIA RAGGI

Poi, l' 11 marzo, si era visto recapitare assieme ad altri 105 tra politici e dirigenti pubblici una parcella ben più salata dalla Corte dei Conti: 263 milioni di euro da pagare entro 10 giorni per il pasticciaccio della nuova sede della Città Metropolitana di Roma. Ospitata, ironia della sorte, da una delle torri tirate su all' Eur da Parnasi.

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