DALLO SCHERMO ALLO SCORNO - SALVINI È SU TUTTI CANALI, MA ORMAI PER STRADA NON PARLA PIÙ: DOVUNQUE VADA, È ACCOLTO DA UNA PIOGGIA DI UOVA, POMODORI E BOTTIGLIE - FACCI: "QUESTI BALORDI NON LO FANNO PARLARE, E POI LO ACCUSANO DI INTOLLERANZA"
Filippo Facci per “Libero Quotidiano”
salvini con agenti antisommossa ad ancona
Come vogliamo chiamarlo, paradosso? L’uomo che parla sempre in televisione - Salvini - ormai può parlare solo in televisione, nel senso: non può più parlare per strada o in piazza. L’uomo che si è fatto un nome proprio lì - per strada o in piazza - ora non può più andarci.
Più in generale: ne abbiamo fatto un’icona mediatica - noi giornalisti sempre a caccia di uomini del destino - e gli effetti sono anche questi. Ancora: in questo Paese, ormai, stiamo considerando normale che il segretario di un partito non possa presentarsi a un comizio normale e autorizzato (durante una campagna elettorale) senza che agenti in assetto antisommossa siano costretti a fronteggiare dei balordi che, peraltro, accusano Salvini di questo: di intolleranza.
proteste contro salvini ad ancona
Questa la sintesi. Poi ci sarebbero i fatti, a cominciare da quelli di ieri. Matteo Salvini che arriva ad Ancona e viene accolto da una pioggia di uova e pomodori e bottiglie lanciati dai soliti manifestanti «dei centri sociali» (sarebbe anche ora di cambiargli nome) i quali accendono pure un fumogeno e poi urlano i soliti «fascista, vattene» e naturalmente «vergogna».
proteste contro salvini a livorno
Poi Salvini che va a Porto Recanati, secondo programma, e però un gruppo di immigrati fa muro e gli impedisce di entrare in un hotel cosiddetto multietnico. Proprio lì sotto, intanto, c’era una contro-manifestazione anti Lega con in testa un sindaco e un senatore Pd più vari sindacalisti. A quel punto Salvini rinuncia e se ne parte per Macerata, sempre secondo programma: ma a Macerata si ricomincia, e allora uova, oggetti vari, scontri, un paio di feriti, carica degli agenti e un centinaio di manifestanti che tenta di sfondare il cordone di polizia. Una bella giornata.
proteste contro salvini a palermo
Il 22 aprile era successo a Livorno: ordinario comizio e ordinarie uova - i venditori faranno affari d’oro - e i contestatori che si posizionano di fronte al banchetto allestito dalla Lega. E qui almeno c’è una novità: lanciano pure pomodori. Non ci sono incidenti per il semplice fatto che la polizia si mette in mezzo. Il giorno prima, il 21, Salvini era stato in comuni minori come Cecina e Follonica, ma c’è stato casino anche qui: striscioni, fischi, cartelli di sberleffo, bandiere rosse e consueti «buffone, buffone» col cartello «Maremma desalvinizzata».
proteste contro salvini ad ancona
Dopodiché, ora, segnaliamo solo altri casi tra i più clamorosi, perché la contestazione sistematica a Salvini - per impedirgli espressamente di parlare - per il resto è un trend consolidato. A Torino, dove fanno sempre le cose bene, è arrivato Salvini e allora ci sono stati cortei e bombe carta e lacrimogeni a cura dei «network antagonisti e antirazzisti» tra i quali spiccano i dementi del centro sociale Askatasuna. Ovviamente ci sono stati feriti e contusi.
proteste contro salvini a palermo
Ovviamente i contestatori hanno provato a sfondare i blocchi, composti da centinaia di agenti e carabinieri con blindati. Ovviamente il centro di Torino è stato avvolto da nuvola di fumo. Salvini ha dovuto parlare protetto da grate di ferro. Torino è la medesima cordiale città in cui tre giorni fa hanno fatto trovare tre manichini a testa in giù, come a ricordare Piazzale Loreto: uno per Piero Fassino, uno per Matteo Renzi e naturalmente uno per Salvini: «Lega uguale fascismo, a piazzale Loreto c’è sempre posto».
scritta per salvini a torino piazzale loreto ancora posto
Continuiamo? Si passerebbe anche da Palermo l’8 febbraio scorso, ma lì è diverso: che un leghista sia contestato in Sicilia - da un centinaio di manifestanti del movimento «Orgoglio terrone» - ci sta anche. È chiaro che al Sud, oltre alle luci, non siano mancate ombre: l’anno scorso Salvini fu fischiato a Lamezia Terme e soprattutto a Napoli, dove un gruppo di agitati lo costrinse a deviare il percorso.
Ma stiamo parlando di gente che inneggiava a «Genny ’a carogna», il capo degli ultras partenopei: la società civile è quella lì. A Taranto, almeno, i contestatori erano travestiti da «Comitato cittadini e lavoratori liberi e pensanti», insomma gente con un parente che lavorava all’Ilva. Ma furono scaramucce che non fecero primavera.
La madre di tutte le contestazioni, il big bang anti-Salvini, resta quello di Bologna del novembre scorso: Salvini al campo rom e la sua auto assaltata da un gruppo di deficienti, ma democratici. La moda era lanciata.
la visita al campo rom di matteo salvini 2la visita al campo rom di matteo salvini 13