TECNICI STREGATI DAL POTERE - POCHE SETTIMANE DI SOBRIETA’ E POI HANNO CEDUTO DI SCHIANTO: SUI GIORNALI E IN TV I MINISTRI DEL GOVERNO MONTI STRAPARLANO E PROMETTONO MARI…E MONTI - ANCHE IL MONTI FORMATO MUMMIA, DOPO AVER ASSAPORATO LA PRIMA SERATA DI RAIUNO OSPITE DA VESPA, CI HA PRESO GUSTO ED E’ SUBITO TEATRINO DELLA POLITICA - FRIGNERO E SEVERINO, DUE TIPINE CHE NON STANNO CINQUE MINUTI SENZA UN’INTERVISTA, L’AMMIRAGLIO DI PAOLA CASINEGGIA DALLA GRUBER E PASSERA SFILA IN PASSERELLA DA FAZIO…

Fabrizio d'Esposito per "il Fatto Quotidiano"

Gli ultimi arrivati, sulla pista del blabla della sobrietà, sono i ministri Paola Severino e Giampaolo Di Paola. La prima, Guardasigilli di stampo casiniano, ha rilasciato ieri due interviste, ovviamente al Corriere della Sera e a Repubblica (che il Secolo d'Italia, nell'era Monti, chiama Repubblichiere della Sera), per annunciare soprattutto una legge più incisiva contro la corruzione.

Parole che secondo un deputato futurista, Nino Lo Presti, segnano una svolta epocale pari a quelle della Presa della Bastiglia o del Palazzo d'Inverno: "È entusiasmante apprendere che il ministro Paola Severino intende affrontare questa tema con un approccio rivoluzionario che estende lo spettro della repressione del fenomeno della corruzione" . Da incorniciare, a futura memoria. Sinora, al governo Monti, rivoluzionario non l'aveva detto nessuno.

L'altra sera, invece, l'ammiraglio Di Paola, ministro della Difesa, è stato ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo su La7. Di Paola ha fatto una sobria lezione di sommergibilismo ("ho imparato il senso di coesione a bordo dei sommergibili") e ha difeso l'acquisto di 19 Maserati fatte dal suo predecessore La Russa, impartendo finanche una lezione di giornalismo: "Bisogna distinguere la demagogia da una seria e corretta informazione".

Ieri sera, ancora un altro ministro dalla Gruber: il titolare dell'Istruzione Francesco Profumo. Severino, Di Paola, lo stesso Monti, Fornero (Lavoro), Passera (Sviluppo Economico), Giarda (Rapporti con il Parlamento), Catricalà (sottosegretario a Palazzo Chigi), Catania (Politiche agricole), Balduzzi (Salute), Clini (Ambiente, Barca (Coesione territoriale ), Riccardi (Cooperazione internazionale), Terzi di Sant'Agata (Esteri) ormai parlano e straparlano quotidianamente, per non citare viceministri e sottosegretari. Un'immagine che gli esperti di comunicazione definirebbero come "eccesso di berlusconismo".

La sobrietà del silenzio e quel "rigor montis" (copy Dagospia) che aveva scolorito il quasi ventennio del Cavaliere, e fatto sperare in un esecutivo di trappisti, sono durati meno di un mese. Uno dopo l'altro, tutti i Professori hanno ceduto alla tentazione della parola.

In origine fu proprio Monti a varare la strategia del silenzio, che raccomandò alla sua squadra di non parlare con la stampa. Una scelta declinata dai giornali con altre fantastiche definizioni: "Parsimonia lessicale", "dieta linguistica", "governo muto", "sapienza comunicativa", "fretta, silenzio e collegialità". Dai quotidiani del montismo arrivò un liberatorio sospiro di sollievo: "Finalmente non li vedremo più nei talk-show". Sembrava il sequel del bellissimo film di Philip Groening sui monaci: "Il grande silenzio". Il cattolico Riccardi, in materia di comunicazione, profetizzava e prometteva: "Dal Carnevale si passerà alla Quaresima".

Alla fine, l'esecutivo quaresimale non è arrivato neanche a Natale. Un obbrobrio di sobrietà. Un "sobbrobrio". In fondo, a dirla tutta, la dittatura del "rigor montis" è stata rovesciata da subito . Primo protagonista, due giorni dopo il giuramento, il ciarliero ministro dell'Ambiente Corrado Clini che sceglie Un giorno da pecora su Radiodue per dirsi a favore, nell'ordine, di nucleare, Tav e Ogm. Il punto di non ritorno del finto silenzio è stato il 6 dicembre scorso.

Quel giorno, nel parcheggio della sede Rai in via Teulada a Roma, è un andirivieni di auto blu. Monti si fa intervistare da Bruno Vespa in prima serata dopo il Tguno, poi a Porta a Porta si materializzano Corrado Passera, superministro dello Sviluppo economico, e Vittorio Grilli, vice di Monti all'Economia. Contemporaneamente, su Raitre, a Ballarò di Giovanni Floris, vanno Elsa Fornero e Antonio Catricalà. Un'invasione, uno sbarco del governo marziano nei talk-show del teatrino della politica.

La normalizzazione è completa. Il "governo muto" è in perfetta continuità con il berlusconismo televisivo. Non è cambiato nulla. Adesso il teatrino dei tecnici impazza su tv e giornali ogni giorno. E su tutti svetta, il presunto uomo nuovo della Terza Repubblica: il banchiere Passera, domenica scorsa pellegrino nello studio di Fabio Fazio. Che il collega di governo Di Paola, sempre dalla Gruber, ha chiamato "Grande ministro, grande uomo di finanza, grande industriale". Un santo. Ma parlante, ovviamente.

 

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