USA E GETTY: IL RAPIMENTO PIÙ BIZZARRO DELLA STORIA DEL NIPOTE DI PAUL GETTY

Andrea Andrei per Dagospia

Dal "Daily Mail"
http://bit.ly/13g11o3

È sicuramente il rapimento più bizzarro della storia. È il rapimento di Paul Getty III, nipote del magnate del petrolio J.Paul Getty, che fu rapito a Roma nel '73 all'età di sedici anni.

Una storia tragicomica, i cui dettagli sono stati raccolti in un libro, "Uncommon Youth" ("Gioventù non comune"), di Charles Fox, che uscirà in Gran Bretagna il prossimo 7 maggio e di cui il "Daily Mail" pubblica un estratto.

Nel volume è lo stesso Paul a raccontare la sua esperienza nelle mani di alcuni banditi calabresi. Già allora il ragazzo conduceva una vita dissoluta, e amava partecipare a feste a base di droga e alcool in compagnia di personaggi famosi. La sera in cui tutto ebbe inizio, in particolare, era andato a sorseggiare un drink con Mick e Bianca Jagger, Andy Warhol e il regista Roman Polanski.

Paul, che aveva ereditato dai genitori i vizi di alcool e droghe, si ritrovò a vagare da solo per strada completamente ubriaco quando un'auto lo raggiunse, due uomini scesero e lo trascinarono in macchina, facendolo stendere nello spazio dietro ai sedili anteriori. L'auto percorse molti chilometri, finché finalmente non arrivò a destinazione. Paul fu bendato e legato.

Non molto tempo dopo, ai familiari del ragazzo arrivò una lettera, apparentemente scritta da un terrorizzato Paul, che chiedeva un riscatto di 18 milioni di dollari. E qui il rapimento si trasformò in una sorta di commedia dell'assurdo. Sia i genitori di Paul che il nonno semplicemente non credettero alla lettera. Pensavano che quella del rapimento non fosse altro che una messinscena del ragazzo per avere un po' di soldi dall'avaro nonno.

Come abbiamo accennato, Paul non era esattamente un ragazzo modello: si vestiva in modo molto trasandato, sniffava coca dall'età di 14 anni e già aveva cominciato a venderla anche a personaggi famosi. Tanto che pure gli investigatori si convinsero si trattasse solo di una burla, anche perché Paul giusto poco tempo prima aveva parlato di voler simulare un rapimento per avere dei soldi e comprare casa in Marocco con la fidanzata. Ma era solo una coincidenza.

I rapitori rimasero assolutamente spiazzati quando dalla famiglia di Paul non arrivò risposta. Il nonno si rifiutò di pagare il riscatto, perché voleva che fosse il padre a farlo. Ma l'uomo, noto eroinomane, non poteva permetterselo. Arrivò un'altra lettera, indirizzata alla madre di Paul, in cui i rapitori minacciavano di tagliare un dito al ragazzo. Il magnate decise allora di anticipare la cifra al figlio (cioè il padre di Paul), ma specificando che quei soldi sarebbero stati detratti dalla sua eredità. Il figlio non accettò.

Allora il nonno mandò un ex agente della Cia a cercare il nipote, ma servì a ben poco. Intanto i genitori di Paul, separati da tempo, trovarono un pretesto per scontrarsi fra di loro. Una serie di situazioni a dir poco assurde, che disorientavano sempre di più i banditi, che intanto non sapevano più cosa fare. Abbassarono la cifra richiesta, ma nemmeno così riuscirono a ottenere una risposta della famiglia di Paul, che proprio non voleva saperne di interessarsi delle sorti del ragazzo.

Fra i rapitori c'era chi si era convinto che l'unica soluzione era sbarazzarsi di Paul, uccidendolo. Addirittura uno di loro gli disse: "Ti prego, cerca di fuggire, almeno abbiamo un pretesto per ammazzarti". Ma chi fra loro il pretesto cercò di crearselo, raccontando agli altri di essere stato riconosciuto dal ragazzo, fu seriamente punito. Il suo corpo, bruciato e mutilato, venne ritrovato su una spiaggia a Napoli.

I rapitori chiamarono la madre di Paul, minacciando di voler tagliare un orecchio al ragazzo. La donna allora si mise d'accordo per pagare il riscatto, ma alla fine non si presentò. A quel punto, quasi a malincuore, i criminali, infuriati, decisero di agire. Si presero qualche giorno per organizzarsi. Comprarono medicine e tutto l'occorrente. Cucinarono delle bistecche a Paul, che era perfettamente cosciente di quello che stava per accadere. Fu lui stesso a farsi dare un fazzoletto da mordere mentre uno dei banditi gli amputava l'orecchio.

"Ero pietrificato. La cosa peggiore fu il rumore, come di un foglio di carta che si strappa. Non ci fu dolore, né tanto sangue. Tutti dicevano: ‘Sei coraggioso'".
Ma un'ora e mezzo dopo, Paul ebbe una forte emorragia. Si sentiva sempre più debole, tanto che, racconta, a un certo punto pensava di morire.

L'orecchio fu recapitato alla famiglia insieme a una ciocca di capelli. Fu l'ennesima occasione di scontro fra i genitori di Paul, ma almeno stavolta tutti si convinsero che il rapimento era vero. La madre mandò delle foto dettagliate dell'orecchio anche al nonno, che alla fine si convinse a sborsare il denaro per liberare il nipote.

Prima di lasciar andare Paul, i banditi si curarono prima di comprargli dei vestiti nuovi. "Gli italiani sono così", racconta lui, "Devi essere presentabile, quando vai a casa". Ma anche il rilascio del ragazzo non fu facile. Un tentativo andò a vuoto. Alla fine i criminali riuscirono ad avere i soldi e lasciarono Paul in mezzo alla strada. Nessuno si fermò ad aiutarlo. Un camionista lo vide e chiamò la polizia.

Se pensate che questa brutta avventura abbi avuto almeno un lieto fine, non è così. Il nonno fece ripagare il debito al nipote con tanto di interessi, e anni dopo Paul fu colpito da un ictus a causa di un'overdose. Morì nel 2011 a 54 anni.

 

Paul Getty III liberato in Italia a 17 anniPaul Getty III nel 2003 a LondraPAUL GETTY III DOPO IL RILASCIO PAUL GETTY III PAUL GETTY III PAUL GETTY III PAUL GETTY III PAUL GETTY III IL MAGNATE JOHN PAUL GETTY

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