LA DOPPIA MORALE DEL PD SU AZZOLLINI: I DEMOCRAT NON CREDONO AL TEOREMA ACCUSATORIO SUL SENATORE DI NCD MA NON AVRANNO IL CORAGGIO DI EVITARGLI LE MANETTE
Laura Cesaretti per “il Giornale”
Nessuno sconto, perché «gli sconti si fanno nei negozi e non in Parlamento». Ma se sul caso Azzollini, il senatore Ncd per il quale la procura di Trani chiede le manette, «emergerà fumus persecutionis, voteremo contro l'arresto».
Matteo Renzi è molto cauto nel pronunciarsi su una vicenda dai contorni ancora assai confusi, e non chiude le porte a nessuna ipotesi, a differenza di quanto aveva in prima istanza affermato il presidente del Pd Matteo Orfini, secondo il quale era «inevitabile» votare a favore della richiesta dei magistrati. Non è il timore dei contraccolpi per la maggioranza a dettare una linea di estrema cautela: già da qualche giorno è chiaro che il sostegno di Ncd al governo non verrà messo in discussione.
ANTONIO AZZOLLINI EX SINDACO DI MOLFETTA
Se mai è il fatto che a Palazzo Madama, tra i senatori anche del Pd che conoscono Azzollini e tra quelli che una letta alle carte la hanno già data, circolano molti dubbi sulla fondatezza del teorema accusatorio. Chi ha lavorato per anni a fianco del presidente della commissione Bilancio di Palazzo Madama, come ad esempio il viceministro dell'Economia Enrico Morando, ha confidato di essere incredulo rispetto alle accuse. Qualche esponente Pd, come Stefano Esposito e Salvatore Margiotta, ha subito preso le distante dalla linea dura inizialmente espressa da Orfini.
«Bisogna leggere con grandissima attenzione le carte - dice Esposito - se emergono chiare rilevanze penali è giusto dare via libera, ma se c'è un teorema accusatorio senza un chiaro fondamento probatorio dobbiamo pensarci bene prima di dire sì alle manette». La giunta del Senato inizierà domani l'esame del caso, e giovedì dovrebbe essere ascoltato lo stesso Azzollini. E nel Pd c'è chi spera che «il senatore faccia ricorso al tribunale della Libertà, e che siano loro a decidere prima di noi», togliendo le castagne dal fuoco alla politica.
L'ex presidente del Senato Schifani parla apertamente di «fumus persecutionis», e sottolinea come sia stata data in pasto ai media, che la hanno avidamente rilanciata, la presunta, minacciosa frase del senatore rivolta alle suore che però non è dimostrata da nessuna parte: ad attribuirla ad Azzollini è un testimone de relato che non era presente al colloquio, e le suore direttamente interessate non sono neppure state interpellate dai magistrati per confermarla o smentirla.
ORFINI E RENZI GIOCANO ALLA PLAYSTATION
«Si è data in pasto ai giornali una bufala per marchiare il personaggio», insorge un senatore Pd dell'ala garantista, «ma dalle carte emergono ipotesi di clientelarismo, ma nessuna prova di corruzione o arricchimento». Il senatore Pd però teme che la strada sia segnata: «Molti di noi hanno dubbi profondi sull'accusa, ma la verità è che il Pd non sarà in grado di dire di no: siamo travolti da un'opinione pubblica forcaiola, aizzata dai giornali e dalla canea grillina, e neppure Renzi ha la forza per andare controcorrente. Tanto più che il Pd è troppo sotto tiro, a cominciare da Roma, per potersi permettere atti di coraggio. Abbiamo le mani legate».