IL PD SI SPACCA SULLA MOZIONE PER IL RICONOSCIMENTO DELLA PALESTINA - RENZI, CON LA SUA FILIERA EBRAICA DI CARRAI-GUTGELD-SERRA, NON HA INTENZIONE DI ANDARE CONTRO ISRAELE
1. IL PD SI DIVIDE SULLA PALESTINA
Goffredo De Marchis per “la Repubblica”
Due mozioni per il riconoscimento dello Stato di Palestina, il Pd spaccato e il governo che frena. «Lo capite da soli. Quantomeno la tempistica è completamente sbagliata», confida il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ad alcuni deputati amici. Con l’Isis a 200 miglia dalle coste italiane, con la complicatissima mediazione sulla Libia, il voto sulla legittimità di un’autorità palestinese in questo momento sarebbe stato veramente il colmo.
Ci ha pensato un po’ il destino e un po’ la contrarietà di Palazzo Chigi a risolvere il problema salvando anche il Pd dalla storica frattura tra filo-israeliani e filo-arabi. Oggi infatti gli ordini del giorno saltano per via della fiducia sul Milleproroghe (che si approva stasera interrompendo i lavori in aula) e slittano a chissà quando, perché non sono provvedimenti urgenti. Finiranno in fondo a un fitto calendario, forse tra un mese. O più.
Il caso comunque scoppia e non evita la divisione nel Pd. All’assemblea del gruppo il deputato di religione ebraica Emanuele Fiano avvisa: «Se si vota questa roba, rivendico la libertà di coscienza». Walter Verini chiede il rinvio. Pippo Civati invece si schiera a favore del riconoscimento: «Lo chiedo anche intellettuali ebrei come David Grossman». L’ambasciata israeliana, con un comunicato, avverte: «Rischiate di incoraggiare i palestinesi a rifiutare i negoziati. State allontanando la pace».
Ma il Pd, a quel punto, ha già raggiunto il punto di rottura. Sono 15 le firme di deputati dem sotto la mozione di Sel che invoca un riconoscimento pieno della Palestina. E addirittura 31 deputati Pd sostengono il testo della socialista Pia Locatelli che impegna l’esecutivo a un via libera «definitivo» alla Palestina. Ci sono, tra gli altri, la bindiana Miotto, i bersaniani Fassina, Zoggia, Damiano e Giorgis, Civati e Sandra Zampa.
Palazzo Chigi e la Farnesina ufficialmente non intervengono. «È una materia parlamentare», spiega Renzi ai suoi collaboratori. Aggiungendo: «La materia è molto scivolosa». In realtà, il governo corre ai ripari e affida la “toppa” al responsabile Esteri Enzo Amendola. Amendola riceve il mandato a scrivere una mozione del Pd, che escluda il voto alle altre. Una mozione che usi i toni felpati della diplomazia e si muova cautamente sulla linea di “due popoli, due stati”. Alla fine, il voto salta e così il testo. Se ne riparla tra qualche settimana.
Resta una certezza. Il governo Renzi non ha alcuna intenzione di impegnarsi al riconoscimento della Palestina. Negli uffici del ministro Gentiloni si fa notare che i parlamenti di molti Paesi europei hanno votato risoluzioni sul Medioriente, dal Regno unito alla Francia, dallo stesso Europarlamento all’Onu.
Ma solo in Svezia, tra le nazioni del nucleo storico Ue, quel tipo di mozione è stata poi adottata dal potere esecutivo. Come dire: Montecitorio agisca a suo piacimento, poi il governo non compirà alcuna scelta affrettata. Non è la linea di Massimo D’Alema che a Otto e mezzo invita a tenere conto del voto di quei parlamenti: «Se non diamo speranza alle leadership arabe moderate, non stupiamoci se lì vincono fondamentalismo e terrorismo».
2. GILON: MOSSA INUTILE E DANNOSA
Vincenzo Nigro per “la Repubblica”
manifestazioni pro palestina a londra 2
Vorrei rivolgermi con rispetto e amicizia agli italiani, ai loro rappresentanti supremi che decidono di votare o meno una mozione sul riconoscimento della Palestina. Vorrei dire una cosa molto semplice: questa mozione è solo un fatto simbolico, ma è inopportuna e negativa, e soprattutto inutile perché cade nel momento in cui in Israele c’è un governo di transizione, in attesa delle elezioni. Non capisco come mai in Italia si arrivi per ultimi a votare questa mozione, e lo si fa a pochi giorni dalle elezioni nel mio paese».
Naor Gilon, l’ambasciatore di Israele a Roma, è in visita in Sicilia: al telefono trasmette una sorpresa sincera, soprattutto sui tempi, peraltro in serata poi slittati: «La mozione servirà solo a far dire a qualcuno che “l’Italia ci ha tradito”, cosa che noi sappiamo non essere vera».
SCONTRI FUORI DALLA PRIGIONE DI OFER IN PALESTINA
Ambasciatore, è chiaro che tutte queste mozioni sono “inutili”, non effettive. Ma sono il segno che una parte crescente delle opinioni pubbliche europee ritengono che Israele abbia perso troppo tempo con i palestinesi.
«Questo tipo di operazione ha innanzitutto elementi di politica interna. Mi preme dire una cosa chiara: aiuta davvero al pace soltanto capire che essa non può che essere negoziata. Da Oslo in poi, tutti i primi ministri di Israele hanno riconosciuto che uno Stato palestinese dovrà esistere. Ma deve nascere da un negoziato».
Israele sembra però ormai incapace di negoziare seriamente: lo stesso Netanyahu, se volesse concedere qualcosa sarebbe sotto ricatto della destra estrema. Questo puo’ essere un modo per far capire che il mondo si aspetta che cambiate posizione.
IL MURO TRA ISRAELE E PALESTINA
«Ma noi non accetteremo mai uno Stato palestinese nato per imposizione esterna. Noi dobbiamo avere garanzie totali sullo Stato palestinese che potrebbe nascere al nostro fianco. Dobbiamo negoziare qualcosa che non sia una nuova entità vittima possibile del nuovo terrorismo che sta dilagando in tutto il Medio Oriente».
E’ rimasto sorpreso dalla posizione del Pd? Gentiloni e lo stesso Renzi avevano detto di condividere la posizione di Angela Merkel, che ha bloccato un voto simile in Germania.
«Io sento ogni giorno gli esponenti del Pd, ogni settimana il loro responsabile Esteri Enzo Amendola. Spero che il testo della loro mozione tenga in considerazione le posizioni che Israele ha presentato a loro molte volte».
E quali sono?
«Una risoluzione che non ricorda chiaramente ai palestinesi che un loro Stato nascerà da un negoziato è un sostegno gratuito a chi vuol fare da solo, a chi vuole aggirare le posizioni di Israele. E le posizioni di Israele sono costruite per provare a garantire la sopravvivenza di Israele stessa. Una mozione sbagliata non farà vivere la Palestina, ma darà altro sostegno agli estremisti, a chi alla fine crede che non ci sia prezzo da pagare per avere uno Stato: e il prezzo sarebbe garantire che Israele possa vivere in pace e sicurezza ».
3. PUPPATO: PARALIZZATI DALLA SHOAH MA ORA BASTA TERGIVERSARE SU UN POPOLO CHE SOFFRE
Giovanna Casadio per “la Repubblica”
«La mozione del Pd arriva tardi, abbiamo sempre avuto il timore di mettere il dito nella piaga». Laura Puppato, senatrice dem, un anno fa “congelò” una mozione per il riconoscimento dello Stato palestinese, che era sul punto di presentare in Senato, per evitare tensioni nel partito. Ora chiede che i Dem vadano avanti spediti e senza compromessi.
Puppato, la mozione sul riconoscimento dello Stato della Palestina davvero divide il Pd?
«Il fatto che si decida intanto è un punto importante. Ho notato molta resistenza e difficoltà ad esprimere chiaramente una linea su questo per le mille e più ragioni, anche per il senso antico di colpa nei confronti degli ebrei che però non può consentire di ignorare angherie e barbarie israeliane. Non c’è confronto nella proporzione di armamenti e forze messe in campo. Possibile che non ci si renda conto della tragedia impari vissuta da quel popolo palestinese che si è visto espropriato di tutto?».
Lei è filopalestinese e poco disposta alle ragioni degli israeliani?
«Amo gli israeliani e gli ebrei, ho amici ebrei. Ma penso non si possa più diluire nel tempo l’attesa che lo Stato palestinese debba esistere come Stato, come paese e non solo come terreno rinchiuso tra due fuochi, come lembo di terra strappato a un altro lembo di territorio. Ho incontrato con Giorgio Tonini circa un anno fa la consigliera d’ambasciata palestinese Mai Alkaila.
A luglio ho presentato in aula la “cartolina” della Palestina così com’è, con un territorio ridotto al 12% rispetto a quello che era nel 1947 dopo il piano di ripartizione delle Nazioni Unite. C’è stata l’interrogazione con un gruppo di 24 senatori dem, sempre in luglio. Per timore di mettere il dito in una piaga che non si è risanata in Europa e che ha visto la tragedia immane della Shoah, non si può però essere afoni».
Dentro il Pd è necessario mediare. Si fa fatica ad elaborare la mozione?
«Posso crederlo. Tuttavia l’Italia deve premere più di chiunque sull’Europa perché si faccia portavoce di un’esigenza di pace, di restituzione di giustizia».
BRUCIATA BANDIERA USA IN PALESTINA
Non crede che in questo momento il riconoscimento dello Stato palestinese sia benzina sul fuoco che infiamma la regione?
«No, è vero il contrario. Davanti all’Is, alla follia estremista che usa la religione come strumento di morte, tutti i fondamentalismi religiosi, dovunque si annidino, devono essere fermati».
La mozione dem va votata con Sel e i 5Stelle o con Ncd e Fi?
«Più si allarga e meglio è, ma la cosa importante è che si prema perché l’Europa sia finalmente incisiva. Dovremmo quindi votarla con tutti quelli che ci stanno».
E il testo deve essere formulato in modo che si chieda il riconoscimento subito?
lazio tottenham PALESTINA LIBERA
«L’importante è chiedere che ci sia lo Stato palestinese o che si vada in tempi rapidi verso lo Stato palestinese. A me interessa questo, che la smettiamo di chiudere gli occhi».