LE PEN E MELENCHON? PER MACRON PARI SON – IL PRESIDENTE FRANCESE URLA ALLA GUERRA CIVILE SE VINCESSERO “LE DUE ESTREME”: “L’ESTREMA DESTRA, PARLANDO DI INSICUREZZA, RIDUCE LE PERSONE A UNA RELIGIONE O A UN’ORIGINE E COSÌ FACENDO DIVIDE. LA SINISTRA? CON I RADICALI DELLA ‘FRANCE INSOUMISE’, PROPONE UNA FORMA DI COMUNITARISMO, CHE SIGNIFICA RIDURRE DI NUOVO LE PERSONE ALLA LORO APPARTENENZA…”
Estratto dell’articolo di Francesca Pierantozzi per "il Messaggero"
MACRON E LA DURA LEGGE DE GAULLE - MEME BY EMILIANO CARLI - IL GIORNALONE - LA STAMPA
Conferenze stampa, lettere aperte ai francesi, adesso un podcast: Emmanuel Macron si è gettato a corpo morto nella campagna lampo di queste elezioni anticipate che lui ha voluto, che il suo campo gli rimprovera, che i sondaggi gli rinfacciano e che lui non esita a drammatizzare giorno dopo giorno. Ieri un altro passo più in là: «i programmi delle due estreme portano alla guerra civile», ha detto il presidente nel podcast "Génération Do It Yourself", in genere riservato agli imprenditori originali.
Per Macron […] alla guerra civile può portare tanto il Fronte Popolare a sinistra che il Rassemblement National a destra: «l'estrema destra perché, parlando di insicurezza, riduce le persone a una religione o a un'origine e così facendo divide e spinge alla guerra civile», e la sinistra, «perché con i radicali della France Insoumise, propone una forma di comunitarismo, cosa che significa ridurre di nuovo le persone esclusivamente alla loro appartenenza religiosa o comunitaria».
Secondo il presidente francese «il Rassemblement National e la France Insoumise rispondono a dei veri problemi, a una vera rabbia, a vere angosce, quelle di chi si dice che nessuno dà risposta ai problemi di sicurezza, di chi si dice "nessuno mi protegge perché sono musulmano", ma - ha aggiunto - le risposte apportate a questi problemi sono cattive risposte, aumentano il livello di conflittualità e di guerra civile».
Sul campo, quelli del suo movimento […] gli chiedono più o meno apertamente di farsi da parte. Il suo ex premier Edouard Philippe ha dichiarato chiaro e tondo che decidendo lo scioglimento del parlamento «il presidente ha ucciso la sua maggioranza».
bruno le maire emmanuel macron
Ugualmente critico sulla decisione di andare a elezioni anticipate (alle quali non si è candidato) il ministro dell'Economia Bruno le Maire, che si è però mostrato d'accordo col presidente nel considerare la situazione attuale della Francia ad altissimo rischio: «sì, lo ammetto, temo per la pace civile - ha detto Le Maire - Temo per la tenuta dell'ordine, per le relazioni tra i cittadini, per la serenità; temo per la pace nella società francese, semplicemente perché nonostante tutti gli sforzi che può fare il Rassemblement National per avere un volto rispettabile, appena uno va vedere che succede nel retrobottega lo spettacolo è molto meno bello».
Il premier Gabriel Attal […] ha parlato ieri di "odio" usato come carburante tanto dall'estrema destra che dall'estrema sinistra: «la vittoria di queste estreme potrebbe liberare pulsioni e portare a violenze», ha detto.
A cinque giorni dal voto per il primo turno, Macron avverte che in caso di vittoria di uno dei due blocchi: «non sarà colpa di nessuno, ma sarà responsabilità dei francesi». «La mia non è una scommessa - ha detto - ma un atto di fiducia».
[…] Fiducia per ora mal riposta, almeno stando ai sondaggi, il cui margine di errore resta comunque alto. Le tendenze appaiono però chiare. Dopo un tentennamento dei primissimi giorni di campagna, il Rassemblement National vola di nuovo altissimo. Ieri l'ultima indagine di Ifop attribuiva uno storico 36 per cento di intenzioni di voto all'estrema destra, due punti in più rispetto a cinque giorni fa, con una proiezione in seggi tra 220 e 260. Con una maggioranza assoluta a 289 deputati, l'obiettivo resta non scontato, ma nemmeno impossibile.
emmanuel macron g7 borgo egnazia.
marine le pen melenchonmarine le pen emmanuel macron
In rimonta anche il Front Populaire delle forze di sinistra che sale al 29,5 per cento, equivalente di 185-215 seggi. Il blocco di centro della maggioranza presidenziale è fermo al 20,5 per cento, addirittura in flessione di 1,5 punti in cinque giorni. Anche contando i voti dei neogollisti dei Républicains rimasti fuori dal patto con l'estrema destra (accreditati di un utile 7 per cento, per 30-50 seggi) Macron resta molto lontano dalla possibilità di governare. Il sussulto tra gli elettori francesi comunque c'è. […]