PENATI SANTO PER FINTA: RINUNCIA ALLA PRESCRIZIONE SOLO A PAROLE

Davide Milosa per "Il Fatto Quotidiano"

Tribunale di Monza, ore 9,30. Inizia il processo a Filippo Penati, l'ex esponente del Partito democratico accusato di concussione, corruzione e finanziamento illecito. Sul tavolo le vicende urbanistiche legate alle aree di Sesto San Giovanni, le azioni della società Milano-Serravalle acquistate dalla Provincia a prezzi altissimi dal gruppo Gavio e i fondi elettorali incassati dalla fondazione Fare Metropoli. L'udienza di ieri è durata un'ora, quindi è stata aggiornata al 22 maggio. Ma tanto è bastato per squadernare sul tavolo due elementi decisivi e collegati tra loro.

Il primo: la richiesta dei Ds di costituirsi parte civile. Penati, che ha lasciato il Pd nel 2011 quando i pm chiesero il suo arresto poi negato dal gip, certo non l'ha presa bene e ieri i suoi legali si sono opposti alla costituzione presentata dall'avvocato romano Gianluca Luongo.

La scelta dei Ds punta a ottenere un risarcimento al termine del dibattimento. E sembra poter influenzare le valutazioni della difesa sulla prescrizione, alla quale Penati fin dall'inizio dell'inchiesta aveva detto di voler rinunciare. Ed ecco, allora, il secondo passaggio cruciale dell'udienza: Penati, che ieri non era in aula (presente invece il coimputato Antonino Princiotta, ex segretario di presidenza nella Provincia), si oppone alla prescrizione ma non vi rinuncia esplicitamente.

Il cortocircuito giuridico riguarda reati di concussione per induzione (risalenti al 2000) che, stando alla nuova legge anticorruzione varata dal governo Monti, risultano prescritti. Il giudice, però, ieri non ha dichiarato d'ufficio l'estinzione del reato, come vorrebbe l'articolo 129 del codice di procedura penale.

Dopodiché il pm Franca Macchia ha chiesto alla corte di riunificare il procedimento a quello sui cosiddetti complici (prima udienza, il 26 giugno) e ha chiesto che il reato di concussione venga prescritto. A quel punto Matteo Calori, avvocato di Penati, ha ribattuto in punta di diritto. Sintetizzando la domanda: la richiesta viene formulata sulla base dell'articolo 129 o sul 469 che, invece, dispone la prescrizione in fase pre-dibattimentale sentendo prima le due parti?

La strada, dice l'accusa, è quella dell'articolo 129. Toccherà quindi al giudice sciogliere i dubbi. La scelta per confermare la prescrizione appare scontata. Se così sarà, la difesa di Penati ha già annunciato che ricorrerà in Cassazione contro la decisione del giudice di cancellare alcuni reati. Insomma, ieri si è fatta melina: complice il comportamento conservativo della corte che, sostiene la procura, al posto di riservarsi e rinviare l'udienza avrebbe potuto chiedere alla difesa Penati se voleva rinunciare alla prescrizione.

Tanto più che il 4 marzo scorso il gup di Monza Giovanni Gerosa, rinviando a giudizio gli otto complici del "Sistema Sesto", ha dichiarato estinto il reato di concussione. O ancora meglio, ragionano i magistrati, Penati poteva andare in aula e dire di voler rinunciare alla prescrizione. L'ex capo della segreteria politica di Pier Luigi Bersani però non c'era e il colpo di teatro non è andato in scena. Penati ha fatto sapere "di volere essere presente durante il processo".

L'obiettivo della difesa, del tutto legittimo, sembra essere quello di andare a dibattimento e solo in un secondo momento rinunciare alla prescrizione. A pesare, in parte, la scelta dei Ds, i quali negano di aver ricevuto i soldi, che, stando ai pm, Penati avrebbe intascato da due imprenditori sestesi e attraverso una finta caparra immobiliare di 2 milioni di euro. Vicenda ingarbugliata, dunque.

Tanto più che quando il 26 giugno il processo entrerà nel vivo con la riunificazione, da un lato Penati si troverà contro i Ds come parte civile e avrà invece l'ex Ds Massimo D'Alema suo testimone della difesa.

L'ex premier è stato tirato in ballo dall'architetto Renato Sarno, collettore di finanziamenti per Fare Metropoli, il quale a verbale riporta parole ascoltate dallo stesso Penati sulle pressioni dell'ex premier perché acquistasse a prezzi gonfiati le azioni della Milano-Serravalle dal gruppo Gavio, plusvalenza in parte utilizzata per supportare Unipol nella scalata (fallita) a Bnl.

 

PENATI BERSANI E MATTEO MAURI FILIPPO PENATIPENATIVIGNETTA BENNY DA LIBERO BERSANI E PENATI AL CASELLO DELLA SERRAVALLE beniamino gavioarch. Renato SarnoMASSIMO D'ALEMA FILIPPO PENATI - copyright Pizzipenati bersani penati e bersani

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