mascherine mascherina coronavirus

LA BUROCRAZIA CI UCCIDE (NEL VERO SENSO DELLA PAROLA) - PENSATE CHE ORA SIA FACILE PRODURRE MASCHERINE IN ITALIA? NO! LO STATO HA DEROGATO ALL'OBBLIGO DI ACCREDITAMENTO ''CE'' MA NON ALLE NORMATIVE ISO: I MATERIALI TASSATIVAMENTE PRESCRITTI IN ITALIA SI TROVANO POCO, E VENGONO INVECE PRODOTTI MASSICCIAMENTE IN CINA. QUINDI SIAMO COMUNQUE ALLA MERCÉ DI PECHINO

I DIVERSI MODELLI DI MASCHERINE

Francesco Galietti per ''Italia Oggi''

 

Una delle misure più sbandierate del decreto Cura Italia si rivela un amaro bluff. Si tratta dell'articolo 15, rubricato «Disposizioni straordinarie per la produzione di mascherine chirurgiche e dispositivi di protezione individuale». Per agevolare la produzione domestica di mascherine, il Governo ha sì scelto di derogare l'accreditamento CE. Non ha tuttavia concesso ai produttori interessati la possibilità di far testare materiali diversi da quelli prescritti dalle normative UNI ISO 10993 e UNI ISO 14683. Lo si desume anche dal sito dell'Istituto Superiore di Sanità, che si chiama fuori dallo svolgimento di alcun tipo di prova di laboratorio e ribadisce che i prodotti devono rispondere alle norme sopra citate ad esclusiva responsabilità del produttore.

mascherina 1

 

È un pericoloso controsenso, dato che i materiali tassativamente prescritti in Italia si trovano poco, e vengono invece prodotti massicciamente in Cina. Pertanto, anche se si riuscisse a realizzare le mascherine in Italia, saremmo alla mercé di Pechino per l'approvvigionamento del tessuto. Un vero disastro, insomma, che frena moltissimo la flessibilità e l'ingegno imprenditoriale di molte aziende italiane. Al danno si somma la beffa.

giuseppe conte roberto gualtieri

 

Alle aziende più determinate, infatti, le autorità hanno risposto che le stesse aziende possono svolgere le prove di laboratorio sul proprio materiale. A ben vedere, si tratta di una risposta degna di Ponzio Pilato. Con tutte le attività chiuse, infatti, gli esiti delle prove tarderebbero parecchio tempo ad arrivare. Ecco perché molti imprenditori hanno dovuto tornare sui propri passi oppure si stanno affidando a enti regionali che a loro volta stanno testando tutti i materiali disponibili presso molti produttori.

 

Pur accordando priorità ai materiali previsti dalle specifiche ministeriali, non mancano scelte in aperto contrasto con le disposizioni del Governo. La speranza, infatti, rimane quella di reperire le quantità di materiale che al momento mancano sul mercato. Il differenziale di prezzo tra le mascherine importate dalla Cina e quelle prodotte autarchicamente è enorme (le prime costano il doppio delle seconde) e dover dipendere dalle importazioni costerebbe al contribuente italiano molto di più.

stefano patuanelli foto di bacco (2)

 

Ultimi Dagoreport

cecilia sala mohammad abedini donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DI CECILIA SALA? BUIO FITTO, PURTROPPO. I TEMPI PER LA LIBERAZIONE DELLA GIORNALISTA ITALIANA NON SOLO SI ALLUNGANO MA SI INGARBUGLIANO, E LA FORZATURA DEL BLITZ TRANSOCEANICO DI GIORGIA MELONI RISCHIA DI PEGGIORARE LE COSE – IL CASO, SI SA, È LEGATO ALL’ARRESTO DELL’INGEGNERE-SPIONE IRANIANO MOHAMMAD ABEDINI, DI CUI GLI AMERICANI CHIEDONO L’ESTRADIZIONE. L’ITALIA POTREBBE RIFIUTARSI E LA PREMIER NE AVREBBE PARLATO CON TRUMP. A CHE TITOLO, VISTO CHE IL TYCOON NON È ANCORA PRESIDENTE, SUGLI ESTRADATI DECIDE LA MAGISTRATURA E LA “TRATTATIVA” È IN MANO AGLI 007?

elisabetta belloni cecilia sala donald trump joe biden elon musk giorgia meloni

DAGOREPORT – IL 2025 HA PORTATO A GIORGIA MELONI UNA BEFANA ZEPPA DI ROGNE E FALLIMENTI – L’IRRITUALE E GROTTESCO BLITZ TRANSOCEANICO PER SONDARE LA REAZIONE DI TRUMP A UN  RIFIUTO ALL’ESTRADIZIONE NEGLI USA DELL’IRANIANO-SPIONE, SENZA CHIEDERSI SE TALE INCONTRO AVREBBE FATTO GIRARE I CABASISI A BIDEN, FINO AL 20 GENNAIO PRESIDENTE IN CARICA DEGLI STATI UNITI. DI PIÙ: ‘’SLEEPY JOE’’ IL 9 GENNAIO SBARCHERÀ A ROMA PER INCONTRARE IL SANTO PADRE E POI LA DUCETTA. VABBÈ CHE È RIMBAM-BIDEN PERÒ, DI FRONTE A UN TALE SGARBO ISTITUZIONALE, “FUCK YOU!” SARÀ CAPACE ANCORA DI SPARARLO - ECCOLA LA STATISTA DELLA GARBATELLA COSTRETTA A SMENTIRE L’INDISCREZIONE DI UN CONTRATTO DA UN MILIARDO E MEZZO DI EURO CON SPACEX DI MUSK – NON È FINITA: TRA CAPO E COLLO, ARRIVANO LE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI DA CAPA DEI SERVIZI SEGRETI, DECISIONE PRESA DOPO UN DIVERBIO CON MANTOVANO, NATO ATTORNO ALLA VICENDA DI CECILIA SALA…

cecilia sala donald trump elon musk ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - DAVVERO MELONI SI È SOBBARCATA 20 ORE DI VIAGGIO PER UNA CENETTA CON TRUMP, CON BLOOMBERG CHE SPARA LA NOTIZIA DI UN CONTRATTO DA UN MILIARDO E MEZZO CON “SPACE-X” DEL CARO AMICO ELON MUSK (ASSENTE)? NON SARÀ CHE L’INDISCREZIONE È STATA RESA PUBBLICA PER STENDERE UN VELO PIETOSO SUL FALLIMENTO DELLA DUCETTA SULLA QUESTIONE PRINCIPALE DELLA TRASVOLATA, IL CASO ABEDINI-SALA? - TRUMP, UNA VOLTA PRESIDENTE, ACCETTERÀ LA MANCATA ESTRADIZIONE DELLA ''SPIA'' IRANIANA? COSA CHIEDERÀ IN CAMBIO ALL’ITALIA? – DI SICURO I LEADER DI FRANCIA, GERMANIA, SPAGNA, POLONIA, URSULA COMPRESA, NON AVRANNO PER NULLA GRADITO LE PAROLE DI TRUMP: “GIORGIA HA PRESO D’ASSALTO L’EUROPA” - VIDEO

giorgia meloni e donald trump - meme by edoardo baraldi .jpg

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI SFOGLIA LA MARGHERITA: VOLO O NON VOLO A WASHINGTON IL 20 GENNAIO ALL'INAUGURAZIONE DEL SECONDO MANDATO DI DONALD TRUMP? - CERTO, LA STATISTA DELLA GARBATELLA È TENTATA, ANCHE PER NON DARE SODDISFAZIONE AL "PATRIOTA" MATTEO SALVINI CHE VUOLE PRESENZIARE A TUTTI I COSTI E SVENTOLARE LA BANDIERA "MAGA" DELLA PADANIA - LA POVERINA STA CERCANDO DI CAPIRE, ATTRAVERSO IL SUO CARISSIMO AMICO ALLA KETAMINA ELON MUSK, SE CI SARANNO ALTRI CAPI DI GOVERNO. IL RISCHIO È DI TROVARSI IN MEZZO AGLI AVARIATI SOVRANISTI ORBAN E FICO - UN’IMMAGINE CHE VANIFICHEREBBE I SUOI SFORZI (E SOGNI) DI PORSI NEL RUOLO DI PONTIERE TRA L'EUROPA DI URSULA E L'AMERICA TRUMP...

giovan battista fazzolari giorgia meloni autostrade matteo salvini giovanbattista

DAGOREPORT – IL FONDO TI AFFONDA: BLACKSTONE E MACQUARIE, SOCI DI AUTOSTRADE, SONO INCAZZATI COME BISCE PER L’AUMENTO DEI PEDAGGI DELL’1,8%. PRETENDEVANO CHE IL RINCARO FOSSE MOLTO PIÙ ALTO, AGGIORNATO ALL'INFLAZIONE (5,9% NEL 2023). MA UN FORTE AUMENTO DEI PEDAGGI AVREBBE FATTO SCHIZZARE I PREZZI DEI BENI DI CONSUMO, FACENDO SCEMARE IL CONSENSO SUL GOVERNO – SU ASPI È SEMPRE SALVINI VS MELONI-FAZZOLARI: LA DUCETTA E “SPUGNA” PRETENDONO CHE A DECIDERE SIA SEMPRE E SOLO CDP (AZIONISTA AL 51%). IL LEADER DELLA LEGA, COME MINISTRO DEI TRASPORTI, INVECE, VUOLE AVERE L’ULTIMA PAROLA…