GALAN DE CINECITTÀ - PIAZZA IL “SUO” CIPRIANI ALLA PRESIDENZA E GLI METTE ACCANTO DUE SINISTRI DI PESO: CICUTTO (EX MIKADO) E TOZZI (CATTLEYA E ANICA) - RESTA COL CERINO IN MANO LUCIANO SOVENA, MA SI TROVERÀ UN MODO PER RISISTEMARLO, MAGARI COME CONSULENTE DI LUSSO. DI SICURO GLI AUTORI NON SARANNO CONTENTI - LA RATIO? PORTARE IL CONTRIBUTO STATALE DA 13-14 MILIONI A 8. METÀ DEL PERSONALE SARÀ RIASSORBITO DAL MINISTERO AI BENI CULTURALI. MA TUTTI VOGLIONO RESTARE A CINECITTÀ…

Michele Anselmi per "il Riformista"


La mossa era attesa subito dopo la Mostra di Venezia, così è stato. Il ministro Giancarlo Galan ha azzerato i vertici di Cinecittà Luce spa, da non confondere con Cinecittà Studios, e avviato le procedure per nominare il cda della nuova società. Si chiamerà, anche a evitare altri equivoci, Istituto Luce Cinecittà srl. Il comunicato ufficiale, diffuso ieri attorno alle 17 subito dopo l'anticipazione di Dagospia, fa tre nomi: Rodrigo Cipriani presidente, Roberto Cicutto amministratore delegato, Riccardo Tozzi consigliere d'amministrazione.

Salta Luciano Sovena, fino a ieri ad della società, personaggio di spicco del cinema pubblico, apprezzato da registi come Marco Bellocchio e Citto Maselli, abile a muoversi tra i marosi della politica per dodici anni (è "sopravvissuto" a tre ministri di centrodestra e uno di centrosinistra). Per lui si profila un ruolo di consulente di spicco nella nuova società.

«Qualsiasi cosa succeda, credo che Luciano continuerà ad occuparsi delle stesse cose» ha spiegato al "Riformista" Cicutto un attimo prima di essere ricevuto dal ministro per la comunicazione ufficiale. Intanto, però, la mail ai giornali era partita dal Collegio Romano .

Una cosa è certa: il ministro ha fatto tutto da solo, rifuggendo dosaggi politici e consultazioni con gli alleati. Non così si comportava il predecessore Sandro Bondi, che addirittura piazzò nel cda il vicedirettore del "Giornale", Nicola Porro. Portando da cinque a tre i consiglieri, il ministro ha voluto, parrebbe, mandare un segnale in chiave di risparmio e razionalizzazione. Certo Cipriani è uomo di fiducia: veneto, già piazzato nel 2010 alla testa della società Buonitalia pensata per valorizzare i prodotti agroalimentari. Dicono che l'uomo sia manager capace, specializzato in attività di "fund raising".

Col cinema c'entra poco o nulla, e magari la cosa dispiacerà alle associazioni storiche del cinema, Anac e 100 Autori. In compenso, viene confermato Cicutto, ex Mikado, ex produttore di Ermanno Olmi, attuale curatore del Mercato al Festival di Roma e fino a ieri presidente di Cinecittà-Luce. Uomo di centrosinistra, al pari di Tozzi, anch'egli produttore di spicco con la società Cattleya, quella di "Terraferma" e "Quando la notte" appena passati a Venezia, nonché presidente dell'Anica, la Confindustria del cinema.

Ci vorranno due settimane, tra assemblea costitutiva e pratiche burocratiche, prima che il nuovo cda sia al lavoro, ma sin da ora appare chiara la "mission", oggi va di moda dire così, della nuova società. La parola d'ordine è «risparmiare», facendo fruttare l'ingente patrimonio immobiliare di Cinecittà, tagliando il personale da 124 a 60 unità (il ministero assorbirà i cosiddetti esuberi), riducendo i dirigenti, oggi 5.

La cura dimagrante dovrebbe far scendere il contributo statale da 13 a circa 8 milioni di euro annui, in modo da indirizzare altrove quelle risorse: produzione, sale, ristorni. La presenza di Tozzi, nelle intenzioni del ministro, fornirebbe un'ulteriore garanzia rispetto alla vocazione della cosiddetta good company. «Cinecittà-Luce deve smetterla di fare il piccolo produttore coi soldi di Pantalone» è la battuta che gira al ministero.

Vero è che, appena qualche settimana fa, Cicutto scrisse per Cinecittà.news un lungo articolo che faceva il punto della situazione. A rileggerlo oggi si capiscono molte cose. Vi si leggeva tra l'altro: «Le tre attività principali svolte dalla società sono: conservazione e commercializzazione dell'Archivio storico dell'Istituto Luce e conseguente produzione di documentari; distribuzione nelle sale cinematografiche di opere prime e seconde; promozione del cinema classico e contemporaneo all'estero. Se non si parte da questi dati non si capisce cosa ci sia dietro al famoso decreto di riforma, che non è stato concepito dal ministro Tremonti ma dal ministro Galan». Tutto torna, dunque.

 

Giancarlo Galan - CHIGiancarlo Galan - CHILUCIANO SOVENA RICCARDO TOZZI

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