SCAPPATI I BUOI (FIAT, PRADA, GTECH, ETC.), RENZI CHIUDE LA STALLA DEL FISCO - PER TRATTENERE IN ITALIA LE IMPRESE CHE ESPATRIANO, DETASSAZIONE DEL 50% DI MARCHI, BREVETTI E RICERCA

Ettore Livini per “la Repubblica

 

renzi al vertice ue di milano renzi al vertice ue di milano

Prima la fuga all’estero dei grandi marchi della moda, tra i quali Prada, e di diversi centri di ricerca della farmaceutica tricolore. Ora il trasloco della Fiat in Olanda e della GTech (ex Lottomatica) in Gran Bretagna. L’Italia Spa ha già pagato un conto salatissimo al derby fiscale in corso sotto traccia tra i Paesi del Vecchio continente.

 

E il governo – per disinnescare la grande fuga delle imprese nazionali all’estero – si prepara a lanciare un progetto di detassazione per uno dei tesori più preziosi in portafoglio alle aziende: marchi, know-how e brevetti. I cosiddetti “beni intangibili” che – a fianco di lavoro e produzione – sono il volano dei redditi aziendali.

 

Il provvedimento messo a punto dal ministero dello Sviluppo Economico assieme al Tesoro, potrebbe approdare forse già oggi al Consiglio dei ministri. Ed essere accompagnato da nuovi incentivi per la ricerca e lo sviluppo, sotto forma di una defiscalizzazione dei nuovi investimenti aggiuntivi in questo campo.

pier carlo padoanpier carlo padoan

 

«L’Ocse ha quantificato tra il 20 e il 34% il contributo alla crescita della produttività delle spese per innovazione», osserva Stefano Simontacchi, direttore del Transfer Pricing Research Center dell'Università di Leiden in Olanda e managing partner dello studio legale Bonelli Erede e Pappalardo. E non a caso diversi Paesi (Olanda, Gran Bretagna e Lussemburgo su tutti) hanno messo a punto regimi fiscali favorevoli per brevetti & C., calamitando gli investimenti – e le entrate fiscali – di molte multinazionali.

 

Flavio Zanonato Flavio Zanonato

Roma corre ora ai ripari. «Avere una norma che tuteli questi beni avrebbe tre vantaggi – dice Simontacchi –. Il primo, immediato, è evitare che altre società italiane decidano di trasferire all’estero il loro quartiere generale sfruttando le norme più favorevoli di altri Paesi Ue. Il secondo è convincere chi l’ha già fatto a riportare qui i suoi marchi o il suo know-how. Il terzo è incentivare le multinazionali a localizzare nel nostro Paese i loro hub di ricerca e sviluppo».

 

Le bozze allo studio del governo nelle scorse settimane ipotizzavano uno sgravio del 50% dell’imposizione sui redditi garantiti da questi beni. L’operazione, osservano i critici, implica un calo del gettito. «Ma è una visione miope – dice Simontacchi –. La vera domanda da farsi oggi è questa: cosa succederebbe se l’Italia non facesse riforme di questo tipo?

 

Risposta facile: molte aziende sono già in fila per trasferire all’estero il proprio knowhow ». Invertire la rotta significa quindi «tenere o riportare nel nostro Paese asset e investimenti che creano molto valore, Pil e posti di lavoro». Basti pensare – ricorda – che GlaxoSmithkline «ha approvato stanziamenti per 500 milioni in ricerca e sviluppo in Gran Bretagna appena Londra ha dato l’ok alla sua legge per tutelare i beni intangibili».

TASSETASSE

 

Il tema della guerra fiscale è del resto ormai una questione globale. La Casa Bianca ha lanciato da tempo una campagna per recuperare gli utili parcheggiati all’estero delle imprese a stelle e strisce ed è scesa in campo per arginare la cosiddetta “tax inversion” il fenomeno per cui diversi big americani spostano il quartier generale attraverso acquisizioni all’estero, specie in Irlanda, per ridurre il loro imponibile.

 

«Ogni passo avanti dell’Italia in questa direzione è quindi benvenuto – conclude Simontacchi –. Basta sapere che la detassazione di brevetti & C. è solo un passo. Che va completato con provvedimenti come una detassazione per categorie, come i ricercatori, che portano innovazione e valore aggiunto alle imprese e con incentivi per attirare qui da noi i grandi manager e dirigenti d’impresa che altrimenti continueranno a mettere residenza e quartier generale delle loro aziende oltre frontiera ».

Ultimi Dagoreport

elon musk sam altman

NE VEDREMO DELLE BELLE: VOLANO GIÀ GLI STRACCI TRA I TECNO-PAPERONI CONVERTITI AL TRUMPISMO – ELON MUSK E SAM ALTMAN HANNO LITIGATO SU “X” SUL PROGETTO “STARGATE”. IL MILIARDARIO KETAMINICO HA SPERNACCHIATO IL PIANO DA 500 MILIARDI DI OPENAI-SOFTBANK-ORACLE, ANNUNCIATO IN POMPA MAGNA DA TRUMP: “NON HANNO I SOLDI”. E IL CAPOCCIA DI CHATGPT HA RISPOSTO DI PETTO AL FUTURO “DOGE”: “SBAGLI. MI RENDO CONTO CHE CIÒ CHE È GRANDE PER IL PAESE NON È SEMPRE OTTIMALE PER LE TUE COMPAGNIE, MA NEL TUO RUOLO SPERO CHE VORRAI METTERE PRIMA L’AMERICA…” – LA GUERRA CIVILE TRA I TECNO-OLIGARCHI E LE MOSSE DI TRUMPONE, CHE CERCA DI APPROFITTARNE…

donald trump elon musk jamie dimon john elkann

DAGOREPORT – I GRANDI ASSENTI ALL’INAUGURATION DAY DI TRUMP? I BANCHIERI! PER LA TECNO-DESTRA DEI PAPERONI MUSK & ZUCKERBERG, IL VECCHIO POTERE FINANZIARIO AMERICANO È OBSOLETO E VA ROTTAMATO: CHI HA BISOGNO DEI DECREPITI ARNESI COME JAMIE DIMON IN UN MONDO CHE SI FINANZIA CON MEME-COIN E CRIPTOVALUTE? – L’HA CAPITO ANCHE JOHN ELKANN, CHE SI È SCAPICOLLATO A WASHINGTON PER METTERSI IN PRIMA FILA TRA I “NUOVI” ALFIERI DELLA NEW ECONOMY: YAKI PUNTA SEMPRE PIÙ SUL LATO FINANZIARIO DI EXOR E MENO SULLE VECCHIE AUTO DI STELLANTIS (E ZUCKERBERG L'HA CHIAMATO NEL CDA DI META)

antonino turicchi sandro pappalardo armando varricchio nello musumeci ita airways

DAGOREPORT – DA DOVE SPUNTA IL NOME DI SANDRO PAPPALARDO COME PRESIDENTE DELLA NUOVA ITA “TEDESCA” BY LUFTHANSA? L’EX PILOTA DELL’AVIAZIONE DELL’ESERCITO È STATO “CALDEGGIATO” DA NELLO MUSUMECI. IL MINISTRO DEL MARE, A DISPETTO DEL SUO INCARICO, È MOLTO POTENTE: È L’UNICO DI FRATELLI D’ITALIA AD AVERE I VOTI IN SICILIA, ED È “MERITO” SUO SE SCHIFANI È GOVERNATORE (FU MUSUMECI A FARSI DA PARTE PER FAR CORRERE RENATINO) – E COSÌ ECCO CHE IL “GIORGETTIANO” TURICCHI E L’AMBASCIATORE VARRICCHIO, CARO A FORZA ITALIA, SONO STATI CESTINATI…

friedrich merz donald tusk giorgia meloni trump emmanuel macron olaf scholz mario draghi

C’ERA UNA VOLTA IL TRENO PER KIEV CON DRAGHI, MACRON E SCHOLZ. ORA, COMPLICE IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO DI GIORGIA MELONI, L’ITALIA È SPARITA DALLA LEADERSHIP DELL’UE - LA DUCETTA PREFERISCE ACCUCCIARSI AI PIEDI DI WASHINGTON (CHE VUOLE VASSALLI, NON ALLEATI ALLA PARI) CHE RITAGLIARSI UN RUOLO IN EUROPA - FRIEDRICH MERZ, PROBABILE NUOVO CANCELLIERE TEDESCO, HA "ESPULSO" L'ITALIA DAL GIRO CHE CONTA: A CHI GLI HA CHIESTO QUALE PAESE ANDREBBE AGGIUNTO A UN DIRETTORIO FRANCO-TEDESCO, HA CITATO LA POLONIA, GUIDATA DAL POPOLARE DONALD TUSK (NEMICO NUMERO UNO DEL PIS DI MORAWIECKI E KACZYNSKI, ALLEATI DELLA DUCETTA IN ECR) - “I AM GIORGIA” SOGNAVA DI ESSERE IL “PONTE” TRA USA E UE E SI RITROVA A FARE LA CHEERLEADER DELLA TECNO-DESTRA DI MUSK E TRUMP…

ignazio la russa giorgia meloni daniela santanche lucio malan

DAGOREPORT - DANIELA SANTANCHÈ A FINE CORSA? IL CAPOGRUPPO DI FDI IN SENATO, LUCIO MALAN, È A PALAZZO CHIGI E POTREBBE DIVENTARE IL NUOVO MINISTRO DEL TURISMO, AL POSTO DELLA “PITONESSA” – IERI L’INCONTRO TRA IGNAZIO LA RUSSA E GIORGIA MELONI: LA DUCETTA POTREBBE AVER CHIESTO AL PRESIDENTE DEL SENATO, IN QUANTO AVVOCATO DELL’IMPRENDITRICE, RASSICURAZIONI SULLA SENTENZA DI PRIMO GRADO. LA RISPOSTA? CARA GIORGIA, NON TI POSSO GARANTIRE NIENTE. COME SAI, LA LEGGE PER I NEMICI SI APPLICA, E PER GLI AMICI SI INTERPRETA. MORALE DELLA FAVA: LA “SANTA” HA UN PIEDE E MEZZO FUORI DAL MINISTERO - LA SMENTITA DI PALAZZO CHIGI