1- PERCHE’ RENATO NICOLINI HA ROVESCIATO LA NOSTRA VITA: L’EFFIMERO CONTRO LA MORTE 2- DAGO: IO, DISC-JOCKEY DELL’ESTATE ROMANA. SE UNA NOTTE DELL'ESTATE '78 UN VIAGGIATORE SI FOSSE AVVENTURATO TRA I RUDERI DELLA BASILICA DI MASSENZIO, SULLA SPIAGGIA DI CASTELPORZIANO, SULLA PISTA DA BALLO DI VILLA ADA AVREBBE SCOPERTO UNA CITTÀ (ITALIA COMPRESA) CHE NON VOLEVA PIÙ CREDERE NELLA VIOLENZA DELLE BR, LOTTA CONTINUA E "DA OGGI PRENDO LA SPRANGA", SBALLI E SCAZZI, "VOGLIAMO TUTTO" E "CHECCAZZO!", VIVA L'AGO, MORO TRA ERRORE E TERRORE 3- ARIA! ARIA! LA GUERRA È FINITA! E' STATO UN PEDILUVIO UNIVERSALE DI “NOTTI BIANCHE”, TEATRANTI FOLLI, POETI DA AMARE. PEPERONCINO DALL'INIZIO ALLA FINE. ALÈ, CONCILIARE L'ALTO E IL BASSO. L'EST E L'OVEST. LA STORIA E LA SCORIA. LA QUALITÀ E LA QUANTITÀ. LO SNOB E IL BLOB. LE BOTTEGHE OSCURE E LE BOUTIQUE LUCENTI

1- ADDIO A RENATO NICOLINI
L'INVENTORE DELL'ESTATE ROMANA
Simona Casalini per Repubblica.it

E' morto Renato Nicolini, ex assessore del Comune di Roma, celebre per inventato l'Estate romana. Architetto, intellettuale e professore scapigliato, era nato a Roma il 1 marzo del 1942. Era malato da tempo, stamani ha avuto problemi respiratori. Dopo gli anni bui degli anni di piombo, riportò in piazza la Cultura. A darne notizia, su Twitter, è stato Stefano Di Traglia, portavoce del segretario del Pd, Pierluigi Bersani. Una delle sue ultime battaglie civili, il no al progetto di discarica accanto a Villa Adriana.

Se n'è andato proprio nei giorni caldi della sua Roma d'estate, quella che fece riscoprire allegra, luminosa e amica ai suoi concittadini dopo gli anni di piombo. Dal 1976 al 1985, s'inventò la leggerezza di tornare in piazza, l'effimero per uscire dal clima buio. Negli anni in cui erano sindaci a Roma Carlo Giulio Argan ( e disse "Senza un Argan non sarei mai diventato assessore dell'effimero"), Luigi Petroselli e Ugo Vetere. Dieci anni di Cultura e di estro, con lui, l'assessore comunista poco più che trentenne che si presentava sui palcoscenici col cappello di carta da muratore e i riccioli vaudeville. Dal 1983 fu anche deputato per tre legislature prima del Pci e poi del Pds. Raccontò di aver stracciato a un certo punto la tessera del Pd, poi però si riscrisse e provò a candidarsi, sostenuto dai tanti amici di sempre, alla carica di sindaco.

E' morto nella sua casa romana a Trastevere e, nonostante la malattia, era attivo fino alla settimana scorsa nel suo lavoro di docente ordinario presso l'università di Reggio Calabria, e curatore del Teatro dell'Università, e nei suoi molti impegni culturali e politici.

La sua città d'estate, trentacinque anni fa? Era come una tavolozza di iniziative: qui il cinema, là il teatro, lì accanto la rassegna solo per bambini, e i poeti a Castel Porziano, e il cinema di Massenzio col Napoleon applaudito da Jack Lang, e i Balli intorno al laghetto di Villa Ada e la riapertura agli spettacoli pubblici dello stadio dei Marmi, e la "riscoperta" degli spazi di Cinecittà, e concerti, e balletti e festival di luci e le feste di ferragosto. La "sua" Roma da assessore - come mai se ne erano visti nella Capitale, città che usciva dalle giunte democristiane degli scandali e dei sacchi urbanistici - era un gran contenitore di "cose colorate e allegre", un po' come venne descritta da uno dei manifesti ufficiali, un variopinto e surreale Colosseo che strabuzzava di oggetti buffi, che chiamava al sorriso.

Su quelle Estati, Nicolini ci scherzava anche sopra. Scadenzando le nascite dei suoi figli. "Ottavia nata nell'anno di Massenzio, Cecilia nel '93 in piena campagna elettorale, Giovanni nel '97 ancora elezioni e anno del ritorno a Roma e poi l'altro, Simone che è come un quinto figlio... ognuno ha una sua collocazione".

Lui, l'inventore dell'Effimero romano che fece scuola in tutte le altre città d'Italia - e anche del breve rinascimento napoletano col sindaco Bassolino, quando gli venne in mente di offrire dei baci Perugina "comunali" per San Valentino e intitolare una rassegna da ridere o da piangere "Secondigliano? Fegato sano"?, spiegava semplicemente il perchè. "In fondo sono stati anni di gioco. Mi piaceva far sentire i giovani e gli abitanti delle periferie più degradate parti integranti della città. Così entravano nella Basilica di Massenzio da protagonisti e non da esclusi come accadeva per l'Auditoriun di Santa Cecilia".

A Roma ancora ci si perdeva. "Non guido la macchina, giro molto a piedi ed è una città che solletica il mio lato surrealista. Arrivo sempre tardi agli appuntamenti perchè lungo il cammino trovo sempre qualcosa che mi incuriosisce".

Nella parentesi napoletana portò anche lì una ventata di freschezza: scrisse "Napoli, angelica Babebe" e a voce diceva che la città era come "un inferno abitato da angeli". Trasformò in trash art la spazzatura per le strade, raccontò come avvenne l'investitura di Bassolino. "Me ne stavo tranquillo all'università di Reggio Calabria quando arrivò la sua telefonata: "Senti, io sono un pò pazzo...ma so che tu lo sei più di me...". Si convinse, spiegò Nicolini, soprattutto per una frase del programma del sindaco: "Ricostruire come dopo una guerra...Ricominciare dall'infanzia".

Lunedì la camera ardente in Campidoglio. Nella Sala della Protomoteca, dalle 9 e per tutto il giorno. Reazioni come un fiume in piena, lo piange tutta quella certa Roma che fu rossa, onesta e sognatrice. E voleva anche divertirsi un pò.

2- PERCHE' NICOLINI HA ROVESCIATO LA NOSTRA VITA - RICORDO DI ROBERTO D'AGOSTINO
Se una notte dell'estate '78 un viaggiatore si fosse avventurato nel parco di Villa Ada gli sarebbe capitato di imbattersi in uno scenario somigliante tantissimo a un bordello di colpi d'anca, un fortilizio foderato di alberi costeggiante un laghetto, un "Paradiso pedestre", fuori dal quale il Tempo, la Società, il Destino, potevano tendere i loro legittimi agguati e la Vita ritirare le sue promesse. "Fuori", il dolore; "dentro", il piacere.

"Alla ricerca del ballo perduto" fu una manifestazione all'interno dell'Estate Romana di Renato Nicolini che curai come disc-jockey e conduttore per vari anni fino all''82. E dal palco di Villa Ada, ripescando i grandi successi popolari degli anni Sessanta, saltando drasticamente, la musica del decennio successivo, partecipavo all'universo che aveva dato vita Renato Nicolini.

Una Roma che non voleva più credere nella violenza, cariche di poliziotti e sfoghi di studenti, katanghesi autonomi e pariolini autosufficienti, Lotta Continua e "da oggi prendo la spranga", cantautore stonato e complessino scordato, eskimo e Inti Illimani, picchettaggio e volantinaggio, sballi e scazzi, la frittatina al topo nell'osteria alternativa, militanza-a-tempo-pieno, "il privato è politico", "vogliamo tutto", "checcazzo!", viva l'ago, camuffarsi da proletari o da ragazzo di riformatorio, immaginazione al potere e Parco Lambro, 'radio libere' in modulazione di frequenza, Moro tra errore e terrore.

Altro che ballare: c'è di che correre a Lourdes. ("Dieci undici anni di lotte / Discorsi, dibattiti, discussioni / Attentati, ferimenti, uccisioni / Per mandar Castellina e Capanna / All'assemblea di Strasburgo". 1968-1978 secondo Alberto Arbasino).

Così, in quei complicati, violenti, tragici, oscuri, alla fine senza speranza anni Settanta, quelle canzonette spensierate e formidabili ("Da "Il ballo di Simone" a "La Bamba", passando per i primi Beatles e Beach Boys) hanno rappresentato il segnale dell'inizio di un decennio che rovescerà la vita di tutti. L'Effimero messo in campo da Nicolini ha davvero ribaltato culturalmente la nostre vite.

Gli Ottanta hanno incorniciato una festevolezza un po' irresponsabile, destinata a una gioventù che gettava con tutte le forze alle proprie spalle centinaia di morti ammazzati, Aldo Moro compreso, della guerriglia politica degli anni Settanta. Aria! Aria! la guerra è finita e la bella epoque è qui, sembrava dire quel popolo che si rovesciava a Massenzio, a Castelporziano, a Villa Ada.

Nessuno voleva più portare il lutto di nulla ben consapevoli che si era chiuso il ciclo "Settanta" della politicizzazione, del protagonismo collettivo e della ricerca della felicità sociale, secondo l'espressione coniata dal sociologo Albert Hirschmann, autore appunto del libro "Felicità privata e felicità pubblica" (che spiega come i pendolarismi della storia derivino dall'oscillazione dei gusti del pubblico fra questi due poli). Mescolare le carte, dunque. Dal sinistrismo al narcisismo, dal Noi all'Io, dalla sommossa delle Bierre alla mossa delle Pierre, da Lotta Continua al successo di breve durata, dai furgoni cellulari al telefonino cellulare, dal significato al significante, dalle fratte ai frattali, dal ciclostile al fax, dalla rivolta a Travolta.

E' stato un Pediluvio universale. "Impara l'arte e mettila nei party" (Achille Bonito Oliva). Peperoncino dall'inizio alla fine. Alè, conciliare l'alto e il basso. L'est e l'ovest. La Storia e la scoria. La qualità e la quantità. Lo snob e il Blob. I Dik Dik e i Duran Duran. Le Botteghe Oscure e le boutique lucenti.

Lo scavalcamento dei ruoli, la sapienza combinatoria, il desiderio di sedurre, era ben rappresentato e legittimato dalle culture emergenti degli anni Ottanta: il Post-moderno nell'architettura, la Transavanguardia nella pittura, il "pensiero debole" nella filosofia, l'Effimero dell'Estate Romana, la New Wave nella musica giovane, il miraggio del look nelle tribù giovanili, il computer come memoria istantanea, il video come operazione di smontaggio e rimontaggio della realtà.

Se non si può opporre l'avanguardia alla tradizione, né l'avvenire al passato, contro gli opposti estremismi, il "doppio-gioco" è allora un tentativo positivo di mettersi in comunicazione con l'astuzia del tempo e l'ambivalenza del presente. E non è singolare che sia toccato proprio a Umberto Eco, uno dei più raffinati ed elitari intellettuali nostrani, di diventare con l'intercontinentale e incontinente trionfo popolare del "Nome della rosa" il garante dello slittamento, della doppia identità.

Renato mio, che la terra ti sia lieve. Come tutto quello che ci hai donato.
Roberto D'Agostino

 

NICOLINI E ACHILLE BONITO OLIVACittà del Teatro, via Sabotino, 1979. Giampaolo Correale, Renato Nicolini, Franco Cordelli e Alessandra Ottieri nella parodia de la "Conference des oiseaux" di Peter BrookNicolini, Achille Bonito Oliva, Renato Guttuso e Beuys a Palazzo BraschiNICOLINI - LIBRO SU "ESTATE ROMANA"VECCHIO COMPAGNO RENATO NICOLINI - copyright PizziCastelporziano dopo il Festival dei Poeti, 1979Cinema sulle Dune a Castelporziano, a cura dell'Officina Film Club, 1984Castelporziano, la mattina dopo la fine del Festival ed il crollo del palcoAllen Ginsberg e Peter Orlovskj a CastelporzianoEvtuschenko a CastelporzianoRENATO NICOLINI ROBERTO DAGOSTINO Nicolini al 2° Festival dei Poeti a Piazza di SienaFestival dei poeti di Castelporziano, la folla vista dal palcoCittà del Teatro, Nicolini con Massimo Fedele, Dominot ed un altro attore davanti alla ricostruzione della Fede di Giancarlo Nanni, in attesa della performance "Alice non abita più performance poetica, davanti al Macondo, a Milano, negli anni Settanta- in primo piano, il poeta Allen Ginsberg, dietro di lui Peter Orlowsky. a sinistra, in piedi, Fernanda PivanoDominot e Nicolini alla Città del TeatroNicolini, Trombadori, FelliniFesta di Capodanno 1982-83 nel Tunnel del Traforo

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