VIENI AVANTI, MARINO/1 - NEL PD DI RENZI (CHE NON HA MAI AMATO IL SINDACO PASTICCIONE) INIZIANO A PRENDERE CORPO I PIANI B: DIMISSIONI DEL SINDACO PRIMA DELL’EVENTUALE SCIOGLIMENTO, OPPURE UNA “SUPERGIUNTA DELLA LEGALITÀ”
1 - LA TRINCEA DEL PD E IL PIANO B SUL SINDACO: “SE ESCE ALTRO SI DIMETTERÀ”
Goffredo De Marchis per “La Repubblica”
IGNAZIO MARINO - MATTEO RENZI - VIGNETTA DI BENNY
Ignazio Marino non si tocca, è blindato, il Pd su questo argomento non può e non deve permettersi fratture e distinguo. La linea dunque non cambia, l’hanno decisa insieme Matteo Renzi e Matteo Orfini, il commissario di Roma. «Il sindaco ha portato le carte in Procura, ha aperto il Campidoglio alla Guardia di Finanza. La sua onestà è a prova di bomba». Ma intorno a Marino l’inchiesta esplode e le schegge si avvicinano pericolosamente alla giunta.
Per questo, nelle ultime ore a Palazzo Chigi e Largo del Nazareno si ragiona, in linea teorica, di un piano B. L’ipotesi di far scivolare la situazione fino allo scioglimento per mafia va esclusa a priori. Sarebbe un danno d’immagine planetario, per di più alla vigilia del Giubileo. Tendendo le orecchie verso la Procura e verso la Prefettura, si anticiperà questo possibile catastrofico esito e solo a quel punto a Marino verrà chiesto, o meglio imposto, il passo indietro.
ignazio marino pierluigi bersani
Orfini garantisce che nessuna delle ipotesi peggiori si realizzerà. «Non avrei fatto lo scudo umano se avessi avuto qualche dubbio». Le carte degli atti amministrativi che la commissione consegnerà lunedì al prefetto di Roma Franco Gabrielli sono state lette e spulciate da Orfini e da un pool di tecnici per verificare eventuali infiltrazioni.
«Non ci sono, anzi sono state respinte dall’attuale amministrazione », ripete il presidente del Pd. Ci mette non la faccia ma la mano sul fuoco, più doloroso se dovesse sbagliarsi. Però tutto intorno all’inappuntabile e incorruttibile Marino, brucia il Pd e brucia il sistema della Capitale. Gabrielli ha fatto sapere che si prenderà tutti i 45 giorni che la legge gli assegna per leggere il migliaio di pagine in arrivo lunedì. In tutto questo periodo gli occhi del Pd e del governo saranno puntati sulla prefettura. Ma non basta. Cos’altro hanno in mano i sostituti guidati dal procuratore Giuseppe Pignatone? C’è il rischio che un avviso di garanzia per 416 bis (mafia) piombi dentro l’aula Giulio Cesare?
andrea maccarone col sindaco ignazio marino
Il Pd ha deciso di resistere. Fare pulizia dentro di sè e quadrato intorno a Marino. Gianni Cuperlo ieri mattina Omnibus ha adombrato la possibilità che il sindaco sia costretto a dimettersi per poi ricandidarsi come uomo della discontinuità assoluta. Anche per non aprire una crepa nel fronte delicatissimo di Mafia capitale, l’ex presidente del Pd invita a risentire la registrazione: «Marino è la soluzione del problema non il problema. Se non ci sono novità deve andare avanti».
Orfini giura che le novità non potranno essere negli atti amministrativi dell’attuale giunta. «Non esiste un solo passaggio che autorizzi a pensare di un’infiltrazione mafiosa in Campidoglio negli ultimi due anni». Viene letta con un sospiro di sollievo la dichiarazione del comandante generale dei Carabinieri Tullio Del Sette. Il capo dell’Arma esclude «una contiguità del’organizzazione criminale con le cosche tradizionali ». Significa che al momento non si vedono elementi per lo scioglimento del Comune.
ignazio marino e il dalai lama che sbadiglia
Il fenomeno è talmente vasto da rendere insufficienti anche i segnali positivi e sicuramente le parole del comandante generale rientrano nella categoria buone notizie in mezzo a una bufera di soli disastri. Orfini giura sulle delibere di Marino. Ma incombe il mare di intercettazioni ancora non rese pubbliche, quelle che giacciono nei cassetti di Piazzale Clodio. Nessuno al Pd può garantire che non esca altro. Per il momento, la linea non cambia. Pulizia totale nel Pd romano, strenua difesa di Marino da qualche gior- no però associato alla figura di Nicola Zingaretti.
Una mossa che a messo sul chi va là alcuni. Perchè è chiaro che la regione e la giunta Zingaretti non sono lontanamente coinvolti al pari del Campidoglio. Quindi l’”accoppiamento” serve a rafforzare la blindatura. Durante la prima ondata di Mafia capitale non era successo. Largo del Nazareno stavolta ha sentito la necessità di un di più. Usando il governatore del Lazio per fare da scudo al sindaco. E per coinvolgere l’intero partito nella battaglia per contrastare la forza dell’inchiesta visto che Zingaretti non è vicino a Renzi, anzi è considerato dalla minoranza l’unica vera alternativa alla leadership del premier.
Dalla giunta arrivano segnali di tenuta. La figura di Alfonso Sabella, magistrato prestato all’assessorato per la legalità, funziona sul piano pratico per i suoi atti anticorruzione e sul piano politico per le insospettabili doti di resistenza. Il vicesindaco Luigi Nieri è finito nelle intercettazioni, ma secondo Orfini gli atti amministrativi dimostreranno semmai che anche lui ha respinto le infiltrazioni invece di agevolarle. Questo raccontano le delibere del Campidoglio dall’ascesa di Marino in qua.
Cosa abbia in mano la procura, che pure ha stabilito un collegamento diretto con Marino, rimane un mistero. Troppo grandi le ramificazioni, troppo profondo il marcio romano per essere sicuri al 100 per cento che non servirà un piano B.
2 - MAFIA, COMUNE AL BIVIO “FUORI DAGLI INCARICHI CHI FIGURA NELL’INCHIESTA”. SULLO SFONDO L’IPOTESI DI UNA “GIUNTA DELLA LEGALITÀ”
Giovanna Vitale per “La Repubblica – Roma”
Mentre sul colle più alto della politica capitolina si consuma l’ennesima giornata di passione, il sindaco Marino e il commissario del Pd Orfini si vedono in Campidoglio per disegnare la road map necessaria a far uscire l’amministrazione dalla ridotta affaristico— mafiosa nella quale l’inchiesta sul Mondo di Mezzo l’ha ricacciata. Due le mosse da fare subito, entro le prossime 24 ore, per marcare una forte discontinuità con il passato e dare il segno della ripartenza.
Primo: azzerare le commissioni consiliari; ricostituirle attraverso una serie di accorpamenti che porterà al loro dimezzamento ( da 24 a 12); rimuovere tutti i presidenti, assegnando i nuovi incarichi solo ai consiglieri mai citati nelle carte della procura. Secondo: rifondare il partito romano, «che ora sta dalla stessa di parte di Marino », la cui direzione varerà oggi il nuovo regolamento sul tesseramento (da aprire sabato) e la riorganizzazione dei circoli. Sullo sfondo l’idea, che già si affaccia nei conversari al Nazareno, di rivoluzionare anche la squadra di governo, rimpiazzandola con una “giunta della legalità” o “supergiunta” che dir si voglia.
Obbiettivo: coinvolgere i big del Pd nazionale, uno dei quali nel ruolo di vicesindaco, per rafforzare una compagine macchiata dalle indagini e molto traballante. Ma solo in un secondo momento, plausibilmente dopo l’esate, quando lo spettro dello scioglimento si sarà definitivamente dissolto.
Eccolo l’antidoto a Mafia Capitale. Cambiare tutto. E dunque si comincia con la delibera sulle commissioni, che saranno 9 ordinarie e 3 speciali. Deciso l’assetto, restano però ancora da stabilire i nomi dei presidenti: la principale incognita legata al capogruppo pd Fabrizio Panecaldo, che il sindaco vorreb- be sostituire con una donna. In pole c’è Giulia Tempesta (ma paradossalmente la sua vicinanza a Orfini potrebbe danneggiarla), in subordine Ilaria Piccolo.
la cupola di mafia capitale carminati
Secondo questo schema Panecaldo — a cui il tourn— over è stato spiegato come una promozione — andrebbe a guidare la supercommissione Bilancio—Personale—Statuto, ma lui recalcitra («Lusingatissimo, ma i miei vogliono che resti ») e oggi riunirà il gruppo per discuterne. Per il resto gli accorpamenti con relativi abbinamenti prevedono: la De Biase resterà a Turismo e Cultura, Stampete verrà confermato a Urbanistica e Patrimonio, Scuola e Sport la prenderà Ilaria Piccolo ( sempre che non vada al Bilancio); al Sociale e Casa forse un esponente di Sel.
E poi: alle Attività produttive spunta a sorpresa Erica Battaglia (nonostante compaia nell’inchiesta) oppure Orlando Corsetti; ai Lavori Pubblici il radicale Riccardo Magi; all’Ambiente resta Athos De Luca; ai Trasporti dovrebbe restare la vendoliana Cesaretti, pure lei presente nell’ordinanza Mafia Capitale. Mentre, per la medesima ragione, tre consiglieri saranno defenestrati o privati di ruolo: Ferrari e D’Ausilio del Pd, Giansanti della lista civica Marino.
MAFIA CAPITALE - FERMO IMMAGINE DA UN VIDEO DEI ROS
Decisione che però sta creando diversi malumori. Dal momento che nell’inchiesta compaiono anche i nomi del vicesindaco Nieri e dell’assessore Cattoi, i quali ieri hanno protestato la loro estraneità: «Mai conosciuto né incontrato Buzzi», ha detto lei; «Ho la coscienza pulita, mai favorito nessuno», le ha fatto eco lui. Difesi entrambi da Orfini: «Niente di rilevante né politicamente né penalmente».
Aggiungendo poi che «le dimissioni di Marino sono un’ipotesi che non esiste e non è mai esistita» e che «nel 2018 i cittadini giudicheranno tra chi ha posizioni strumentali e chi davvero sta lavorando nell’interesse di questa città». Ma se il Pd sembra aver trovato la quadra, agitatissime restano invece le acque in casa Sel. Dove fino a tardi si è discusso se e come continuare l’esperienza dentro la giunta Marino.