theresa may brexit

UNA BREXIT CARA E AMARA - DAGLI ACCORDI COMMERCIALI ALLA SICUREZZA DEGLI EUROPEI IN GRAN BRETAGNA, ECCO IL PIANO CHE L’UE INTENDE NEGOZIARE CON LONDRA - MA THERESA MAY PUNTA A SPACCARE IL FRONTE PER POI ANDARE A NEGOZIARE TRATTATI BILATERALI CON I SINGOLI PAESEI - ECCO POTREBBE ACCADERE

Alberto D’Argenio per “la Repubblica”

 

theresa may  firma la richiesta secondo l articolo 50theresa may firma la richiesta secondo l articolo 50

Arrivano le linee guida degli europei per le trattative sul divorzio da Londra. Sette pagine piuttosto dure preparate dal presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk dopo che tre giorni fa Theresa May ha notificato a Bruxelles l' avvio delle procedure per la Brexit. Nelle prossime settimane saranno discusse da ambasciatori e ministri Ue e poi, il 29 aprile, verranno adottate dai Capi di Stato e di governo dei Ventisette.

 

Quindi entro il 22 maggio sarà pronto il mandato formale per il negoziatore europeo, il francese Michel Barnier, e i negoziati potranno partire. Dureranno almeno 2 anni, la scadenza è fissata per il 29 marzo 2019. Ad ogni modo per Tusk «saranno difficili, complessi e a volte conflittuali, non c' è modo di evitarlo».

DONALD TUSKDONALD TUSK

 

UNITÀ EUROPEA

«Nei negoziati l' Unione agirà come un unico blocco». Questo il primo postulato che i Ventisette si impongono. Restare uniti. Le istituzioni Ue temono che gli inglesi spacchino il fronte europeo negoziando accordi bilaterali con alcune capitali regalando un enorme vantaggio tattico a Theresa May. Punti deboli i paesi più vicini a Londra - Olanda, Svezia, Danimarca - oppure i polacchi, che hanno un milione di lavoratori residenti nel Regno. Occhi puntati anche su Cipro, che deve regolare con Londra l'uso delle basi sull' isola mediterranea.

theresa may firma la richiesta secondo l articolo 50theresa may firma la richiesta secondo l articolo 50

 

FALLIMENTO

 «L' Unione lavorerà duro per arrivare a un accordo, ma si prepara a gestire un fallimento delle trattative». Si teme che Londra faccia saltare il tavolo ed esca dalla Ue senza intesa per poi stringere una serie di trattati bilaterali con i singoli paesi europei che rischierebbero di far saltare il mercato unico. Bruxelles risponde che sarebbe pronta a questo scenario e (dietro le quinte) minaccia: i rapporti tra Gran Bretagna ed Europa sarebbero regolati dal Wto, con tanto di dazi per le merci e l' impossibilità per la City di operare in Europa. Un danno enorme per l' economia inglese.

JUNCKER JUNCKER

 

TRATTATIVE IN DUE FASI

Downing Street vorrebbe negoziare contemporaneamente i termini del divorzio e i futuri rapporti tra ex coniugi in modo da legare i vari dossier e prendersi un vantaggio. Le linee guida Ue bocciano nettamente questo approccio. Prima si negozia l'addio, con due punti ritenuti vitali.

 

I diritti dei 3 milioni cittadini europei in Gran Bretagna - che comunque non potranno essere compressi fino a Brexit compiuta - e il conto che Londra dovrà saldare prima di andare per la sua strada: circa 60 miliardi, ovvero il pagamento degli obblighi finanziari previsti (e ai quali Londra si è accodata negli scorsi anni) dai programmi Ue fino al 2020 e oltre.

BREXITBREXIT

 

Nei prossimi giorni l'Italia, con 170 mila connazionali registrati nel Regno, proverà a rinforzare il passaggio sui diritti dei cittadini: al momento il testo prevede che venga data «chiarezza e certezza legale» ai loro diritti. Roma cercherà anche di inserire un passaggio che chieda alla May di impegnarsi a non bloccare i lavori dell' Unione, a non prendere in ostaggio i normali dossier Ue come ricatto negoziale sulla Brexit.

 

I FUTURI RAPPORTI

Dopo che i termini del divorzio saranno chiariti, si potrà negoziare i rapporti futuri. Alcuni paesi (Olanda, Danimarca e Polonia) hanno chiesto di fissare a dicembre il termine per la prima fase delle trattative, un rischio perché in caso di tempi lunghi permetterebbe a Londra di accavallare le due fasi. La soluzione è questa: «Il Consiglio europeo (ovvero i leader, ndr), deciderà quando sono stati fatti progressi sufficienti per permettere ai negoziati di entrare nella seconda fase».

 

ACCORDO COMMERCIALE

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Si lavorerà per arrivare a un accordo che permetta un «ritiro ordinato» di Londra capace di dare certezze future a cittadini e business. La May ha chiesto un «accordo commerciale» con l' Unione, gli europei aprono. Ma potrà essere negoziato solo dopo la conclusione della prima fase e chiuso anche dopo la Brexit. Nella migliore delle ipotesi l' intesa potrebbe essere molto ampia, politica, e comprendere oltre al commercio anche finanza (la City), lotta al terrorismo, sicurezza e difesa.

 

Ad ogni modo gli europei ricordano che il mercato unico è indivisibile (non possono essere accordati permessi ad operarvi solo per alcuni settori) e che comprende le quattro libertà fondamentali Ue (tra le quali quella di stabilimento, leggi lavoratori comunitari). Gli europei ribadiscono che «non potranno esserci negoziati separati tra gli stati membri e il Regno Unito».

 

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Sembra improbabile un accordo che dia a Londra uno status speciale che permetta alla finanza di continuare a operare come oggi in Europa. Se fino alla Brexit Londra resta a pieno titolo nella Ue e deve sottomettersi alle sue regole, sono previsti accordi transitori che regolino i rapporti tra divorzio ed entrata in vigore dei nuovi eventuali accordi.

 

GIBILTERRA, IRLANDA E CIPRO

Gli europei chiedono che il processo di pace in Irlanda sia preservato a ogni costo e per questo che non sorga un nuovo confine sigillato tra le due parti dell' isola, anche se si dovrà trovar il modo perché le merci non passino liberamente tra Belfast e Dublino, aprendo una falla nelle dogane europee: «Servono soluzioni flessibili e ricche di immaginazione ».

 

L' Unione lascia liberi Cipro e Regno Unito di negoziare il futuro delle basi inglesi sull' isola, ma chiede che ogni soluzione sia in linea con le norme Ue. C' è poi il caso Gibilterra: per evitare tensioni Bruxelles ha scelto che sarà l' Unione a negoziare un accordo sul suo futuro, ma questo dovrà essere accettato da Madrid e Londra. Per questo a Bruxelles appaiono ingiustificate le critiche dei media britannici secondo i quali gli europei vorrebbero scippare la rocca a Sua Maestà dando a Madrid il diritto di veto su ogni decisione.

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