renzi rai benedetta tobagi

1. LA PIDDINA BENEDETTA TOBAGI LASCIA IL CDA RAI E MASSACRA IL PREMIER CAZZONE: "RENZI È NEI TG PIÙ DI QUANTO LO FOSSE L’ULTIMO BERLUSCONI PREMIER. PER UN PRESIDENTE DEL CONSIGLIO IN CALO DI CONSENSI, COM’È LUI ORA, POTER CONTROLLARE ANCOR PIÙ TG E RETI È UNA POLIZZA SULLA VITA POLITICA. QUESTA FRETTA NON CASUALE IN PIENA ESTATE È CONGENIALE E CIÒ MI INDIGNA DA CITTADINA PRIMA CHE DA CONSIGLIERE RAI"

TOBAGI COLOMBOTOBAGI COLOMBO

Carmelo Lopapa per “la Repubblica”

 

«Siamo al punto di non ritorno, sono cadute tutte le maschere, sono venute alla luce per intero le contraddizioni e le mistificazioni del governo Renzi sulla Rai». Benedetta Tobagi lascia l’azienda e non lo fa in punta di piedi. È uno dei consiglieri uscenti nominati nel 2012, ma nel suo caso e in quello di Gherardo Colombo col colpo di teatro di Pier Luigi Bersani che pescò dalla “società civile” i due nomi in quota pd.

 

Una lettura impietosa, consigliere Tobagi. Bisognava comunque nominare il nuovo cda in scadenza, o no?

Benedetta Tobagi Benedetta Tobagi

«Quel che è evidente è che Renzi si è mosso, e non da ora, per presidiare l’azienda e le sue reti. Le dirò di più, a me sembra che quel che sta compiendo sulla Rai sia solo una delle sfaccettature della forte tendenza accentratrice di questo esecutivo».

 

Eppure la riforma sta per essere approvata al Senato, sebbene contestuale alla nomina dei consiglieri con le regole della Gasparri.

Benedetta Tobagi e Roberto Saviano Benedetta Tobagi e Roberto Saviano

«Appunto. L’opposizione a quell’odiosa legge è stato un tema fondamentale per tutta l’area culturale di riferimento della sinistra, per anni. Ora un governo presieduto dal segretario pd non solo non la cancella, ma se ne serve. Quanto alla riforma, andrei cauta: si tratta di emendamenti alla Gasparri spacciati per novità rivoluzionarie, che in realtà servono a rafforzare il controllo dell’esecutivo sulla Rai. Tutto questo grida vendetta al cielo ».

 

Cosa avrebbe dovuto fare il premier?

«Io so quel che non avrebbe dovuto fare e che lui stesso ha detto il 27 marzo, nella conferenza stampa di presentazione della presunta riforma: diceva che se il governo avesse voluto mettere davvero le mani sulla Rai sarebbe bastato nominare il cda con la Gasparri. Proprio quello che ora ha deciso di fare. È una clamorosa occasione persa».

RENZI 
LOTTI
RENZI LOTTI

 

Tre anni fa il Pd ha attinto fuori dalle sue file per scegliere i consiglieri. Pensa che seguirà lo stesso metodo?

«Ancora poco tempo fa la responsabile cultura del Pd ha chiesto le dimissioni mie e di Colombo, questo il clima che il pd renziano ha alimentato nei nostri confronti. Non mi pare valorizzino l’indipendenza. Per rispondere alla domanda, temo che si torni alla vecchia logica spartitoria, dopo il baco insinuato nel sistema da Bersani nel 2012. Vedremo cosa succederà la settimana prossima. Sono convinta che stanno già trattando sui nomi».

 

Ma davvero lei pensa che non sia cambiato nulla rispetto al ventennio appena concluso? Che Renzi voglia occupare Viale Mazzini?

gasparri allo stadiogasparri allo stadio

«La Rai è già filo governativa, basta leggere i dati dell’osservatorio di Pavia o quelli pubblicati dall’Espresso qualche tempo fa. Renzi è nei tg più di quanto lo fosse l’ultimo Berlusconi premier. Per un presidente del Consiglio in calo di consensi, com’è lui ora, poter controllare ancor più tg e reti è una polizza sulla vita politica. Questa fretta non casuale in piena estate è congeniale e ciò mi indigna da cittadina prima che da consigliere Rai».

 

Che azienda lasciate?

«Lasciamo una Rai che dal punto di vista economico e finanziario sta molto meglio, il cinema e la fiction funzionano bene, ma molto c’è ancora da fare. La tv avrebbe bisogno di un grosso rilancio. L’amarezza sta nel fatto che proseguire nel solco della Gasparri lo rende più difficile ».

 

Che vuol dire?

Benedetta TobagiBenedetta Tobagi

«Voglio dire che purtroppo non siamo alla vigilia della liberazione dal giogo dei partiti, una retorica che pure Renzi ha cavalcato, mentendo, per mesi. Abbiamo vissuto i tempi bui dell’“Editto bulgaro”, spero che non si torni a quella fase. Ma assistiamo a un premier che si serve della Gasparri. E tutto intorno, il silenzio. Come in una sorta di anestesia collettiva, ed è pericoloso».

 

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